Giovanni Verga, Vita dei Campi

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Categoria:Letteratura
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Testo

Giovanni Verga, grande narratore dell’800, nacque a Catania nel 1840. Le tradizioni nobiliari e patriottiche della sua famiglia e la prima educazione impartitegli da Abate, influirono sulla formazione del giovane che trascurò gli studi di giurisprudenza per fondare un settimanale di poetica e letteratura e scrivere i suoi primi romanzi.
Trasferitosi prima a Firenze, poi a Milano, venne a contatto con i Scapigliati e strinse amicizia col Capuana: questi contribuì ad un ulteriore maturazione artistica di Verga che passò dal romanzo di tipo psicologico - borghese a sfondo romantico – passionale a quel nuovo filone del romanzo costituito dalla tematica del Verismo : lo studio del vero, del dolore, del dialetto, del sentimentalismo, dei valori,…..
“Nedda” e la “Vita dei Campi” segnano il maturato sviluppo di Verga che continua a scrivere i “Malavoglia”. Durante questa sua maturazione la Sicilia diventa lo scenario ideale della sua prosa e delle sue novelle che, immerse dentro un mondo di confini precisi, esprimono il dramma della lotta per la vita, colto nelle classi umili e diseredate. Le strade e le case di Aci Trezza, Francoforte e Vizzini sono i luoghi dove si svolgono le novelle che talvolta possono essere delle rappresentazioni teatrali. L’amore, la gelosia, l’attaccamento alla famiglia, la rassegnazione di fronte al destino ed il senso dell’onore sono i principali argomenti trattati da Giovanni Verga nella sua prima raccolta: “La Vita dei Campi”.
“Cavalleria Rusticana” è un opera di genere teatrale dove possiamo notare il triangolo tra marito, moglie ed amante. Quest’ultimo è compare Turiddu, l’antico innamorato di Lola, che quando torna dalla leva militare viene a spere del matrimonio di Lola con compare Alfio, un ricco carrettiere.
L’amore segreto tra Turiddu e Lola finisce soltanto quando Alfio, dovendo difendere il suo amore, sfida Turiddu e lo uccide. Possiamo capire facilmente che la novella è ambientata nell’entroterra siciliano grazie ad alcune parole come “compare”, “gna”… che procedono il nome a cui si riferiscono, usanza tipica siciliana.
Oltre a questa novella basata sulla difesa del proprio senso dell’onore ce ne è un’altra che tratta, invece, dell’amore, un valore importante per tutti, anche per una donna che sembrava non avere sentimenti a causa del suo carattere animalesco.
Questa era chiamata La lupa per le sue strane movenze e le sue caratteristiche fisiche. Era una donna alta con un seno prosperoso che un giorno si innamorò di un ragazzo che lavorava insieme a lei. La lupa voleva attirare la sua attenzione perseguitandolo, ma il giovanotto era invece attirato dalla figlia Maricchia .
Il povero giovane era disperato e non sapendo cosa fare decise di uccidere la lupa che con la sua violenta sensualità continuava a perseguitarlo.
“Fantasticheria” è, invece, una prosa lirica intimamente autobiografica.
E’ una lettera mai spedita scritta ad una destinataria che si pensa sia una donna affascinante dell’alta borghesia. E’ un dialogo ricco di ricordi, di momenti passati insieme tra la destinataria e l’autore.
Verga contrappone il mondo aristocratico e raffinato cui appartiene la donna al mondo degli umili e dei diseredati, con la loro vita miserabile, ma più autentica perché fondata sulla rassegnazione coraggiosa.
La vita secondo Verga è paragonabile “all’ideale dell’ostrica”: hai sempre paura che il coltello del palombaro ti stacchi dal tuo mondo.
La novella “Jeli il pastore” narra la storia di un ragazzo che cresce solitario, facendo il guardiano di un branco di cavalli. Inserito nel mondo campestre, Jeli, ha un forte senso del lavoro nonostante la sua giovane età. Conosce don Alfonso “il signorino” che diventa il suo compagno di giochi durante l’estate e Mara, figlia di massaro Aggrippino. Jeli, diventa un vero e proprio pastore dopo la morte del padre ma rimane sempre molto ingenuo nell’animo. Mara dopo aver visto sfumare un ricco matrimonio, accetta di sposarlo ma lo fa soltanto per coprire una tresca amorosa con don Alfonso. Avvertito del fatto, Jeli, non vuole credere al tradimento finché un giorno vedendo don Alfonso ballare con Mara comprende tutto ed uccide il suo antico compagno di giochi . In questa novella si evidenzia quasi un idillio con la natura e in certi momenti sembra di trovarsi in una favola. Jeli ha sempre un atteggiamento di ingenua e limpida schiettezza, anche nella scena finale dell’omicidio, quando è travolto da un istinto irrazionale che ha il carattere primitivo di un antica legge di natura.
La novella Rosso Malpelo tratta di problemi molto diffusi anche oggi: lo sfruttamento e l’emarginazione. In questo caso la cava di “rena” è il luogo dove viene ambientata la novella che ha come protagonista un ragazzino dai capelli rossi soprannominato “Rosso Malpelo” che veniva schivato e maltrattato da tutti come fosse un cane rognoso. Lavorava in una cava ed aveva preso il posto del padre morto a causa di un incidente sul lavoro. Aveva stretto amicizia con Ranocchio, un ragazzo malaticcio e debole di carattere che Rosso Malpelo cercava di addestrare alla difesa, a volte anche picchiandolo. Ma un giorno Ranocchio dopo una lunga malattia morì e Rosso Malpelo rimase sempre più solo, fino a quando mandato ad esplorare un passaggio della cava scomparve senza che nessuno lo rimpiangesse .
Gli argomenti trattati da Giovanni Verga si possono riscontrare nell’entroterra siciliano, dove difesa dell’onore, gelosia, lavoro dei campi, sfruttamento sono ancora attuali.

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