Foscolo: "Dei Sepolcri"

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Data:19.09.2001
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Testo

CONSIDERAZIONI SUI SEPOLCRI

Ugo Foscolo nel carme “Dei Sepolcri” esprime la sua idea sulla validità e l’utilità dei cimiteri e delle tombe. Ci sono diverse sfaccettature nel pensiero dell’autore di cui bisogna tener conto per avere un esatta visone del pensiero del Foscolo.
La prima interpretazione che si individua nel testo è quella prettamente razionale che vede la morte come la fine assoluta di tutto, l’ultimo traguardo, il nulla eterno. Io spesso vengo accusato di essere pessimista, ma non mi sento di condividere la tesi dell’autore in quanto anche se il corpo è morto qualcosa della persona defunta continua a vivere. Non sto parlando di una visione cristiana della morte, ma di quella sensazione che proviamo di fronte alla dipartita di un nostro caro: dolore, sofferenza, ma anche speranza perché l’uomo ha innato in se la speranza che non è tutto finito con la morte, la vita continua anche se la nostra mente ignora dove e come (da questi dubbi nascono le paure dell’ignoto; la mente umana ha paura di quello che non riesce a capire o a motivare scientificamente). Insomma la morte è solo un doloroso periodo di transizione, un pertugio nel quale bisogna calarsi per arrivare al traguardo finale, quello definitivo.
Successivamente l’autore considera il sepolcro come un posto dove ritrovarsi a parlare con i propri cari, illudendosi che la persona defunta possa ancora comunicare con noi. Questa affermazione mi fa venire in mente tutte le volte che sono andato al cimitero e mi sono soffermato sulla tomba dei miei cari invocando aiuto, cercando comprensione e scoprendo che per qualche misterioso motivo mi sentivo sollevato, come se parlando a quei pezzi di marmo e a quel cumulo di terra i miei problemi avessero trovato una soluzione. Proprio per questo approvo in pieno l’idea dell’autore.
Il terzo argomento che il Foscolo tratta è quello delle condizioni igieniche. Infatti, l’autore non era d’accordo con le leggi dell’epoca le quali volevano spostare i cimiteri e le fosse comuni dai centri abitati. Secondo me quelle leggi erano forse giuste per l’epoca, data la condizione approssimata delle tecniche usate per la sepoltura e delle scarsa sensibilità popolare nei confronti dell’igiene in generale. Oggi io vedrei la questione da un diverso punto di vista: i cimiteri dovrebbero essere in posti appartati, fuori dal caos dei centri abitati per dare la sensazione al visitatore che i suoi cari defunti riposano in un luogo tranquillo e sereno dove poter entrare più facilmente in una sorta di sintonia spirituale con loro.
In seguito l’autore affronta il tema della funzione civilizzatrice dei sepolcri. Io approvo pienamente la sua idea dato che l’uomo fin dall’antichità ha sepolto i suoi morti, dimostrando così di essere al di sopra degli animali i quali agiscono solo per istinto.
Infine il Foscolo vede nei sepolcri anche una funzione eroica e patriottica perché aiutano gli uomini a ricordare gli eroi del passato, i caduti, insomma la propria storia. Secondo me questo concetto è esatto in quanto un popolo non può sperare di avere un futuro se non conosce il proprio passato.
I sepolcri quindi ci ricordano la nostra storia, ci danno l’illusione di comunicare con le persone defunte, ci fanno uscire dallo stato ferino rendendoci civili ma se si vuole cercare qualcosa di eterno bisogna orientarsi verso la poesia in quanto “le pietre si sgretoleranno, i sepolcri saranno ridotti in polvere, ma la poesia potrà sopravvivere a loro finché esisteranno gli uomini e la loro capacità di ricordare”.
Gli uomini esisteranno per molto tempo ancora e la loro memoria, aiutata anche dalle innovazioni tecnologiche, durerà a lungo. Grazie a questo carme Foscolo si è guadagnato un posto nella memoria umana e verrà ricordato per sempre.
16 Maggio 2001

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