Ermetismo

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Ermetismo
1. INTRODUZIONE
Corrente poetica italiana sviluppatasi negli anni Venti e in modo più consistente negli anni Trenta del XX secolo. Il gruppo degli ermetici si raccolse soprattutto attorno a due riviste fiorentine, "Il frontespizio" e "Campo di Marte", ed ebbe come interlocutori critici privilegiati il cattolico Carlo Bo e Oreste Macrì (1913-1998). Fortemente contrari all'enfasi retorica dannunziana come pure agli aspetti più flebili e convenzionali della lirica di Giovanni Pascoli, gli ermetici si rifacevano invece alle esperienze del simbolismo, in particolare quello di autori come Stéphane Mallarmé e Paul Valéry, cercando di riconsegnare alla parola poetica una carica espressiva assoluta e rifiutando gli aspetti comunicativi del linguaggio così come l'effusione sentimentale diretta. Cercarono invece di fare della parola poetica un momento "puro" e "assoluto", in cui si risolvessero e culminassero le tensioni esistenziali e conoscitive di ciascuno e, ancora di più, il senso della vita, con valenze religiose più o meno accentuate.

2. IL VALORE EVOCATIVO DELLA PAROLA
La parola degli ermetici dilata il suo valore evocativo e si muove in uno spazio atemporale in cui le linee di forza sono rintracciabili lungo i solchi intricati e allusivi delle metafore e delle analogie, che sembrano aprire a un linguaggio esoterico.

La concentrazione linguistica e la protettiva ambiguità delle parole spiegano come l'etichetta di "ermetismo" abbia avuto successo. Il termine, che sottolinea la chiusura quasi iniziatica del testo poetico, risale all'uso fattone nel 1935 dal critico crociano Francesco Flora. In seguito passò a indicare tutta la nuova poesia italiana con l'eccezione di Umberto Saba, ed è stato quindi applicato anche a Giuseppe Ungaretti e a Eugenio Montale. Oggi si preferisce impiegarlo per indicare poeti quali Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Mario Luzi, Piero Bigongiari.

L'ermetismo contribuì ad avvicinare la poesia italiana alla cultura europea e, nonostante la sua tendenza a un'aristocratica autoreferenzialità, ha lasciato i segni anche in giovani che poi hanno battuto altre strade e che hanno maturato posizioni antifasciste quali, oltre al già citato Alfonso Gatto, Romano Bilenchi, Elio Vittorini e Vasco Pratolini. Il superamento e la liquidazione dell'ermetismo avvennero, non senza qualche ingenerosità nei confronti di questa corrente, al tempo del neorealismo e dell'impegno sociale e politico nel secondo dopoguerra.

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