Corruzione e malavita in Camilleri

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Testo

LA CORRUZIONE E LA MALAVITA
Il termine “mafia” o “maffia” è un vocabolo siciliano di etimologia incerta ma, secondo alcuni, è di origine araba ed ha significato di “protezione, garanzia”.
Come tutte le organizzazioni criminali anche la mafia attecchisce dove lo Stato è assente o latitante.
Infatti se prendiamo in esame la situazione politica della Sicilia della prima metà dell’ottocento possiamo vedere che ci sono stati tutti i presupposti per l’instaurarsi di un’organizzazione di tal genere.
La Sicilia in quel periodo vide sgretolarsi la struttura feudale e, in assenza di leggi chiare ed univoche, la mancanza di uno Stato fu compensata da personaggi “di onore” che facevano rispettare le loro regole per mezzo della violenza.
Già alla fine dell’ottocento la mafia aveva ampliato i suoi interessi come un ragno che tesse una fittissima ragnatela da cui nessun insetto può sfuggire e quindi la Sicilia si trovava oppressa dal ricatto e dalla paura.
Ed è proprio questa la situazione descritta nel romanzo di Andrea Camilleri che sottolinea in più punti la presenza di trame ed inganni all’interno della società siciliana, prendendo spunto da una innocente richiesta di una linea telefonica. Varie sono le frasi ed i passi in cui tutto ciò traspare più o meno chiaramente.
-pag 29- Leggendo questa lettera possiamo capire che la Sicilia è soggiogata dalla malavita. Infatti prendendo in considerazione il punto in cui Vittorio Marascianno esamina la situazione politica dell’isola definendola un’arida provincia e paragonandola ad un cielo coperto da nubi spesse e minacciose, portatrici di continue tempeste abbiamo un quadro chiaro della situazione politico-sociale di fine ottocento.
Viene inoltre fatta menzione dei “Turbolenti e disseminati agitatori bakuniani, maloniani, radicali, anarchici, socialisti che percorrono indisturbati il paese spandendo ovunque a piene mani il seme della rivolta e dell’odio.”
Inoltre sempre a pag. 29 viene fatto notare come lo Stato non s’impegni sufficientemente affinché la malavita scompaia per cui quest’ultima, libera di agire, affonda sempre di più le sue radici nei gangli vitali della società civile e si sviluppa liberamente e irreparabilmente. ............”Qualcuno in alto loco pensa che non si debbano mettere in atto provvedimenti ma mentre si parla e si discute il mal seme alligna, mette salde ma invisibili radici”.....
-pag.56 “L’uso di un nome diverso da quello anagrafico, con l’aggiunta di un soprannome noto solo entro la ristretta cerchia delle mura di un paese obbedisce a due esigenze: la prima è quella dell’occultamento in caso di periglio: con un duplice (o triplice) nome si favorisce lo scangio di persona, si viene ad ingenerare un equivoco che favorisce chi è oggetto di ricerca, quale essa sia. La seconda esigenza è quella di farsi, in caso di necessità, esattamente riconoscere per evitare lo scangio.”
Questa frase esprime chiaramente il modo subdolo di agire dei mafiosi. Infatti nell’ambiente della malavita difficilmente le persone vengono chiamate con il loro nome proprio per evitare di essere non solo riconosciute ma addirittura tradite. Spesso gli esecutori dei misfatti neppure conoscono i nomi dei loro mandanti e ciò ha reso e rende più facile il consolidarsi e il diffondersi di quest’organizzazione malavitosa.
-Il capo della mafia nel romanzo di Camilleri è Don Lollò, cioè Calogero Longhitano, commendatore, “uomo di rispetto”. La sua figura appare più volte nel romanzo. Egli riesce ad imporre la propria volontà con ogni tipo di minacce per cui davanti al suo cospetto tutti tremano e obbediscono ossequiosi.
-pag.117....”Tu mi procuri il nuovo indirizzo del tuo amico Sasà e io mando un mio uomo a cercarlo a Palermo: se il mio uomo non lo trova e gli dicono che il ragioniere cangiò allora allora di casa, a tia ti conviene farti andare a pigliare le misure per il tabuto.” E proprio grazie a questo tipo di minacce che la mafia riesce ad insinuare la paura nell’animo delle persone, inducendole ad attuare dei comportamenti scorretti e disonesti.
-pag121-123 Qui si narra come sia vendicativo Don Lollò. Infatti egli decide di perseguitare Sasà per non aver pagato un debito di gioco o suo fratello. Considera il comportamento di Sasà un affronto gravissimo perciò lo cerca ovunque con l’intento di “tagliarli la faccia”.
-pag.158 L’influenza di Don Lollò è talmente grande che i proprietari dei terreni su cui il Genuardi voleva piantare dei pali per l’installazione della linea telefonica gli rifiutano il permesso. “......questi pali sui suoi terreni non ci si devono mettere!......nisciun problema commendatore. Manco sparato farò chiantare un palo che sia un palo!.....
-pag.161 “Non ce la faccio più a stari sempre chiuso in casa e a fare finta di essere addiventato stolito solo per fare un piacere a Don Lollò....” Qui si vede come, terrorizzato dal boss, Mariano Giacalone è costretto a rimanere tappato in casa e a fingersi stolto per non firmare il contratto che permetterebbe a Genuardi di mettere i pali nel suo terreno.
-pag163 Don Lollò credendo che Pippo e Sasà lo stanno prendendo in giro fa bruciare il quadriciclo a motore del protagonista. Anche questo è un esempio dei tipici atti vandalici di stampo mafioso.
-pag.200-201

-pag.247 .....”Filippo Genuardi è un traditore dell’amicizia. Egli..... si è venduto al commendatore Calogero Longhitano, Don Lollò, il maffioso capo della MANO FRATERNA.”....Leggendo questi righi vediamo che quando una persona incappa in un’organizzazione mafiosa, volente o nolente, alla fine per sopravvivere deve necessariamente associarsi perché il clima di paura e di disperazione rende la mafia invincibile.
Anche gli atteggiamenti di corruzione sono presenti ovunque nell’opera di Andrea Camilleri. Per corruzione si intende una degenerazione spirituale e morale che necessariamente porta ad un totale abbandono della dignità e dell’onestà. E’ ovvio che in un ambiente come quello della Sicilia di fine ottocento dove spadroneggia la mafia esiste ogni tipo di depravazione morale.
E’ infatti sull’omertà, sulla paura, sulla complicità delle persone che attecchisce facilmente la malavita.
Se non ci fossero questi presupposti la mafia non potrebbe esistere. Analizzando il testo possiamo trovare numerosi spunti riguardanti gli atteggiamenti disonesti e corrotti dei personaggi. Ne prenderò quindi in esame alcuni.
-pag.36 “Le idee politiche del Genuardi sono inesistenti. Vota seguendo le indicazioni del suocero che è un uomo d’ordine.”
Da questa frase possiamo capire che chi non ha alcuna idea politica è considerato non solo una persona debole, priva di personalità ma addirittura un uomo influenzabile, corruttibile e quindi preda facile di chiunque.
-pag.93-94 “A seguito delle insistenti premure dell’amico Orazio Rusotto, ho a mia volta esercitato le dovute pressioni sui miei dipendenti onde accelerare l’iter della pratica che mi riguarda.......Le aragoste vigatesi che lei ha avuto la generosità di farmi avere erano squisite” ............ In questo brano appare chiaro che per far funzionare le istituzioni è necessario attuare meccanismi di corruzione. Alcune persone cercano di trarre profitto dalla loro posizione per cui invece di adempiere ai loro doveri con dignità cercano di sfruttare le situazioni ed ottenere dei vantaggi personali.
-pag.102........”Fortunatamente è riuscito a non farla ancora protocollare. Se protocollata, l’informativa risulterebbe ufficialmente pervenuta, mentre allo stato attuale il Dr. Caltabiano potrebbe sostenere di non averla mai ricevuta. ........è indispensabile che le sue spalle siano non coperte, ma corazzate.”....
Questo atteggiamento è tipico di chi non vuole assumersi delle responsabilità, ha paura di mettersi contro persone eminenti e di conseguenza agisce nell’illegalità, abusando della sua posizione.
-pag.103 “...Ti prego pertanto di non adoperarmi più per atti di corruzione o per tenere contatti con gente che mi pare francamente poco raccomandabile.”
Questa frase è talmente chiara che non ha bisogno di alcun commento.
-pag.116-117. “Allora vossia pensa che mentre con una mano le fornisco l’indirizzo giusto mi metto subito in comunicazione con Orazio Rusotto....Ti faccio credito”......
Anche questo atteggiamento è tipico delle persone vigliacche e disoneste che, incapaci di schierarsi dichiaratamente da una parte o dall’altra, non solo fanno il doppio gioco ma sono addirittura capaci di vendere al nemico anche le persone più care, cercando di curare soltanto i propri interessi.
-pag.117....”viene a dire che Orazio può trovarsi contemporaneamente in due posti diversi..... la sera del giorno tale si trovava a Messina? Ebbene ci sono cento persone che possono giurare che quella istissa sera Orazio invece si trovava a Trapani.”....Negli ambienti corrotti e mafiosi è molto facile trovare testimoni disposti a giurare il falso.
-pag.179. “Caro amico, ho grande esperienza in proposito: ho visto sempre aggiustarsi le cose col tempo, con la paglia e con l’esborso di qualche lira in più a favore degli esosi proprietari dei terreni.” .....
Il geometra incaricato in questa lettera fa capire chiaramente al Signor Filippo Genuardi che se vuole ottenere ciò che in realtà gli spetterebbe di diritto deve attuare dei meccanismi di corruzione.
Concludendo in tutto il romanzo traspare quella che era la vita della Sicilia di fine ottocento dominata da mafia e corruzione.

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