Boiardo,Ariosto e Tasso

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Testo

Boiardo, Ariosto, Tasso
Boiardo, Ariosto e Tasso appartengono tutti agli stessi generi letterari Infatti le loro opere sono improntate sullo stile epico cavalleresco anche se sono trattate in diversi modi, periodi e situazioni.
1. Boiardo: vissuto nell’età umanistica, infatti, i personaggi della sua opera ritengono di poter forzare la fortuna, questo era tipico della mentalità di quel tempo, nella sua opera venivano anche espresse tipiche condizioni dell’uomo di quell’era, infatti, si vedeva l’uomo come microcosmo. Tutte queste condizioni sono state espresse da due studiosi neoplatonici impegnati nello studio della cultura e della filosofia di quel tempo, (Mirandola e Da Ficino).
2. Ariosto: nell’opera d’Ariosto vediamo che la fortuna non può essere sempre sottomessa dall’uomo anzi fa da padrona e confonde le nostre scelte e i nostri percorsi, Infatti nell’opera vediamo che i cavalieri sono mossi dall’inchiesta verso la ricerca di qualcosa che non riescono a trovare, quindi questa ricerca per lo più risulta fallimentare; da qui Ariosto fa due distinzioni, infatti, divide le persone che per lui hanno buon senso da quelle che si ostinano nella ricerca che vengono da lui definite come anacronistiche. Ariosto però riesce a capire che la vita umana è sensatezza ma anche follia, essere o non essere, infatti, l’uomo non può avere sempre la meglio sulla fortuna e quindi si dibatte nel caos chiudendo sempre di più la porta che lo divide da quello che effettivamente cercava. Questo caos Ariosto lo prova realmente perché la corte dove viveva era fatta d’intrighi e compromessi, Ariosto rinuncia alle cariche più ambite ma voleva uno spazio nelle cariche intermedie. L’opera d’Ariosto è in perfetto equilibrio ma altrettanto non possiamo dire della sua vita, la differenza tra la vita e l’opera viene messa dallo scrittore che riesce attraverso la trasfigurazione letteraria e attraverso il livello intellettuale a creare quest’equilibrio vigente, in poche parole è lo scrittore che sa dare l’armonia.
3. IL Tasso: il discorso per il Tasso è diverso perché lui nel momento in cui stava scrivendo l’opera stava anche passando un momento di crisi interiore provocata dall’età della controriforma ma anche da una crisi propriamente interiore; questa crisi si riscontra molto bene nella stesura delle sue opere, infatti, prendiamo sottocchio ad esempio la Gerusalemme Liberata, questa ebbe una lunga stesura piena d’incertezze, incertezze riscontrabili interiormente nell’animo dell’autore in altre parole il Tasso. Vedremo ancor meglio la crisi del Tasso con la scrittura della Gerusalemme Conquistata in cui cresceranno le incertezze e le insicurezze gia dimostrateci in precedenza, queste insicurezze erano dovute in particolare ai tempi in cui il Tasso si era trovato a vivere, infatti, la controriforma aveva apportato delle barriere alla liberta dello scrivere ma non solo perché aveva ridotto anche la liberta sulla vita. Tasso non riuscì come Ariosto a distaccarsi dal romanzo, e non poté usare l’ironia e l’autoironia usata in molti casi da Ariosto, per prendere distanza quando nel romanzo cresceva la tensione. Il tasso cerca sempre di identificarsi nei suoi personaggi, infatti, la sua personalità è divisa tra i suoi personaggi, infatti, ognuno di quest’ultimi ha qualcosa del carattere di colui che lo ha creato. La personalità del Tasso è divisa per ogni aspetto (PIACERE/DOVERE, DESIDERIO D’AMORE/DESIDERIO DI NON ESSERE AMATO, DESIDERIO DI ESSERE EROICO/ INCAPACITà D’AZIONE) La notte nell’opera del Tasso ha la prevalenza al contrario dell’opera di Ariosto che prediligeva il giorno. Il tasso si configura in Tancredi (era un personaggio delle sue opere molto importante) lui vorrebbe essere il grande poeta esempio di Virtù; ma allo stesso tempo si riflette anche in Ermina (colei che amava Tancredi ma che il suo amore non gli veniva corrisposto) infatti, Erminia era un personaggio di una sua opera nel quale il Tasso si riflette soprattutto quando questa si trova nel villaggio dei pastori dopo essere stata inseguita dalle armate cristiane a causa di aver indossato l’armatura turca, villaggio dei pastori che sembra quasi essere fuori dal mondo lontano da quelle tensioni che erano a pochi metri di distanza, qui Erminia trova la pace, qui il Tasso divide la sua personalità, infatti, si allontana dalla corte ma poi vi ritorna, cosa che non aveva fatto invece il pastore che aveva instaurato il dialogo Erminia che, infatti, si era allontanato per sempre dalla vita comune e che aveva trovato la pace, questo ritorno dal tasso è dovuto al voler essere grande scrittore.
Nell’opera del Tasso la struttura è unica arricchita con la varietà, come al dovere è unito il piacere.
Il magico è servito a Ariosto per perdere meno tempo, nel Tasso ci sono forze Angeliche e Demoniache sia ad un livello terreno che ultraterreno per creare una metafora tra bene e male.
Considerazioni
Nel tasso c’è una sfiducia nell’arte che può armonizzare, quello che la vita fa dipendere dalla fortuna, questo perché sia l’uomo sia l’artista sono nella totale sfiducia di recuperare l’armonia che ormai è frantumata, ecco perché il Tasso non riesce a dominare dall’alto l’opera ma si proietta in quest’ultima scindendone la personalità nei personaggi. L’opera Ariostesca è condotta su di un filo Ironico, mentre quella del Tasso è sviluppata su di un filo drammatico, nel Tasso rimane l’enigma, un doppio fondo, perché non è convinto che tutto sia decodificabile, questo ci fa capire la sua complessità che non permette di essere razionalizzata interiormente; Quindi per quanto riguarda la lettura dell’opera Ariostesca il lettore si sente soddisfatto, mentre al contrario con l’opera del Tasso non tutto è spiegabile. In questo periodo quindi come possiamo vedere da molteplici opere gli scrittori tendono alla razionalizzazioni del loro pensiero, nella letteratura del 900 invece viene meno la consapevolezza dello scrittore e del lettore, vedi Coscienza di Zeno; Infatti, non sappiamo dove finisce la verità e dove inizia la falsità e questo taglio è come un vecchio specchio dove non troviamo mai un taglio netto ma dove tutto è ondulato e frastagliato. Con Jois invece questo viene portato all’estremità il quale riversa tutti i pensieri a ruota libera.

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