"Un bambino nei lager" di Jona Oberski

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Data:05.02.2001
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Testo

ANNI D'INFANZIA.
Un bambino nei Lager
di JONA OBERSKI

Questo libro narra la storia di Jona, un bambino ebreo olandese, che visse il dramma dei campi di concentramento. Durante il periodo nazista Jona venne traumatizzato da molti avvenimenti. Venne prima allontanato da casa insieme con la madre, per errore, mentre il padre era in ufficio, e portato in un campo di concentramento. Successivamente, chiarita la situazione, fu liberato, ma dopo qualche tempo, venne nuovamente portato, con tutta la famiglia nello stesso campo di concentramento. Qui i prigionieri erano abbastanza ottimisti perché i tedeschi alimentavano in loro l'illusione di poter andare in Palestina; invece Jona e la sua famiglia vennero deportati in un altro campo, a Bergen-Belsen, dove Jona visse il dramma della morte del padre e del trattamento che subì il suo corpo: ammassato insieme a tutti gli altri cadaveri in uno stanzone che al ragazzo era stato indicato come ”osservatorio”. Di nuovo con l'illusione di andare in Palestina, fu fatto risalire in treno con la madre e altri deportati, viaggiando per quasi due settimane e facendo diverse soste, sino a quando il treno non ripartì più. Jona sentì militari marciare: erano soldati russi che venivano a liberarli, dopo aver fatto prigionieri i soldati tedeschi li sorvegliavano. Poi una locomotiva agganciò il treno e li portò a Tröbitz, dove vennero sistemati. Da allora, lui visse con due ex prigioniere, Eva e Trude. Quest’ultima aveva incominciato a prendersene cura dopo che la madre di lui, durante il viaggio verso la libertà, aveva contratto una grave malattia. La madre di Jona venne portata in una stalla dove era stata allestita un'infermeria e qui egli riuscì a vederla l’ultima volta prima della morte, che gli venne, in un primo momento, tenuta nascosta. Poi anche lui si ammalò, ma fortunatamente dopo una settimana guarì e Trude lo riaccompagnò a Mokum, sua città natale, dove il Signor Daniel e la Signora G., suoi vecchi vicini di casa, se ne presero cura.
Il libro è un’opera autobiografica di Jona Oberski, che la sua vita durante il periodo nazista. L’autore, che al tempo della prima pubblicazione aveva quaranta anni, narra le vicende vissute nella sua fanciullezza, in un periodo, cioè, nel quale non era consapevole del dramma di cui era partecipe e dove subì inconsciamente le tristi vicende dell’epoca.
Jona racconta le vicende in modo semplice e narra come se il tempo si fosse fermato, con l’ingenuità di un bambino. Ricorda quel drammatico periodo che gli rimase impresso nella mente, senza però indicare date precise; ed è anche per questo che non è possibile determinare con certezza l’arco di tempo in cui si svolge la storia. Facendo dei riferimenti storici si può dedurre che nell’ultima parte di questa opera ci troviamo nel 1945-46 e si può quindi presumere che il periodo di inizio della narrazione risalga a poco dopo la data di occupazione dell’Olanda da parte della Germania (1940).
Il lessico usato è elementare e ciò è riconducibile al fatto che l’autore non è uno scrittore professionista e che vede la realtà con gli occhi infantili.
Il libro è strutturato in capitoli che sequenzialmente narrano vicende indipendenti tra loro, vicende che potrebbero sembrare poco significative ad un adulto, ma che acquisiscono un’importanza fondamentale nei ricordi del bambino. Assumono infatti un grande rilievo i giocattoli, come il burattino, il secchiello o la paletta che Jona insiste per portare con sé, e i giochi fatti insieme agli altri bambini del campo di concentramento, attraverso i quali viene filtrata tutta l’esperienza. Per esempio la gara per ripulire i pentoloni dagli avanzi di patate o per dimostrarsi coraggioso facendo marameo a una guardia, o, ancora, entrando nell’obitorio buio, con il naso chiuso, per vedere i morti avvolti nelle lenzuola.
La vita di Jona Oberski sembra essere una vita tranquilla, come potrebbe essere la nostra e ciò è percepibile dalla lettura della prima parte del libro, sino a quando viene preso e deportato assieme alla famiglia. A questo fatto, escludendo il primo allontanamento da casa con la madre, si può attribuire l’inizio del dramma di Jona, bambino innocente che aveva come unica colpa il fatto d’essere figlio di ebrei. Da questo momento, presero piede una serie di eventi che gli condizioneranno la vita; sino alla distruzione della famiglia.

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