"Il sabato del villaggio" di Giacomo Leopardi

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Testo

“Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi tratta da “i Canti” [25]

Parafrasi

Durante il tramonto la ragazza ritorna dalla campagna con il suo fascio di erbe; e porta con se, in mano un piccolo mazzo di rose e di viole, delle quali, come di consueto, lei si accinge ad ornare il petto e i capelli, domani, al giorno festivo.
Una vecchietta è seduta a filare sulla scala insieme alle vicine proprio nella direzione in cui tramonta il sole; e va raccontando le storie dei suoi anni felici, quando durante i giorni di festa, si ornava, e ancora sana e snella era solita danzare la sera insieme a coloro che ebbe come compagni dell’età più bella.
Ormai il cielo inizia a scurirsi, il cielo sereno torna azzurro, e al biancheggiare della giovane luna ritornano giù dai colli e dalle case le ombre.
Ora la campana dà segno della festa che sta arrivando; e a quel suono, diresti che ilo cuore si consola.
I fanciulli gridando in gruppo sulla piazzola, e saltando di qua e di là fanno un rumore allegro: e intanto il contadino ritorna fischiando alla sua povera casa, e fra se pensa al giorno del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra luce, e tutto il resto tace, puoi sentire i martello picchiare, senti la sega del falegname, che sveglio nella sua bottega chiusa, alla luce della lucerna, si affretta e si da fare per finire il lavoro prima della luce dell’alba.
Questo è il giorno più gradito di tutti e sette, pieno di speranza e di gioia: domani le ore porteranno tristezza e noia, e ognuno ritornerà a pensare al consueto lavoro.
Ragazzo allegro, questa età fiorita è come un giorno pieno di felicità, giorno chiaro, sereno, che arriva prima della festa della tua vita. Sii felice o fanciullo mio, questa è una condizione beata, una stagione lieta. Non voglio dirti nient’altro; ma non ti dispiaccia che la tua festa tardi ancora ad arrivare.

Enrico

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