"Don Chisciotte" di Miguel De Cervantes

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Testo

MIGUEL DE CERVANTES
Miguel de Cervantes era uno scrittore spagnolo che nacque a Alcalà de Henares nel 1547 e morì nel 1616 a causa dell’ idropisia di cui era affetto. Cervantes fu mantenuto dal padre chirurgo (Rodrigo) e passò la sua fanciullezza e la sua adolescenza in varie città. Nel 1566, a Madrid, frequentò lo studio; nel 1568 venne in Italia e da Roma fece un certificato di purezza di razza per potersi arruolare nella fanteria spagnola. Nel 1571 partecipò alla battaglia di Lepanto dove venne ferito al petto e alla mano sinistra. Dal 1572 al 1574 visse in Sicilia e a Napoli e partecipò alle spedizioni di Navarino e di Tunisi. Nel 1575 partì alla volta della Spagna col fratello per richiedere il grado di capitano. La sua nave fu assalita dai corsari che condussero i passeggeri schiavi ad Algeri. Nel 1580 dopo quattro falliti tentativi di evasione, Miguel venne infine riscattato dai padri trinitari. Nel 1584 si stabilì a Madrid dove sposò Catalina de Salazar che non convisse con lui fino al 1603 e non gli diede figli. Nel 1585 pubblicò la sua prima opera. Nel 1587 fu nominato commissario incaricato di requisire viveri da destinare all’ approvvigionamento dell’ invincibile Armata. Nel 1605 a Madrid uscì Don Chisciotte della Mancia. Nel 1614 lavorò alla seconda parte di Don Chisciotte che pubblicò nel 1615.
“DON CHISCIOTTE” (RIASSUNTO)
In un paesino della Mancia (regione spagnola) viveva un uomo con sua nipote ed una governante. Costui passava gran parte del suo tempo leggendo poemi e romanzi cavallereschi, dei quali si riempì talmente la testa che gli si prosciugò il cervello e perse il giudizio. Decise così di imitare le gesta dei personaggi che tanto amava, facendosi cavaliere errante. Partì, così in cerca di avventure con indosso l’armatura dei suoi avi, insieme al ronzino Ronzinante.Si battezzò don Chisciotte della Mancia e decise che la donna per cui avrebbe lottato sarebbe stata una dama del Toboso che, un tempo, lo aveva attirato e la ribattezzò Dulcinea del Toboso. Dopo aver cavalcato per ore vide una locanda che scambiò per un castello dove venne investito cavaliere dal locandiere che lui aveva scambiato per il castellano. All’alba stava per tornare al suo villaggio quando udì grida e lamenti provenire dal bosco. Erano le grida di un ragazzetto che veniva punito dal suo padrone contadino per avergli perso delle pecore. Don Chisciotte lo fece smettere, ma appena se ne andò questi ricominciò a frustarlo. Continuando per il suo cammino Don Chisciotte incontrò dei mercanti coi loro scudieri che scambiò per cavalieri che aggredì perché avevano offeso la bella Dulcinea del Toboso. Purtroppo Ronzinante inciampò e cadde trascinandosi dietro il suo padrone e i mercanti ne approfittarono per legnarlo. Lo trovò un contadino del suo villaggio e lo riportò a casa dove lo
aspettavano preoccupati il curato, il barbiere, la governante e il nipote. Venne curato dalle ferite poi vennero bruciati tutti i libri e i romanzi cavallereschi e decisero persino di murare la porta del suo studio. Per due settimane rimase al suo villaggio, ma già si preparava ad andarsene in compagnia di un contadino con poco sale in zucca al quale aveva detto che se gli avrebbe fatto da scudiero avrebbe potuto far fortuna e diventare persino governatore di un’isola. Poi una notte partirono senza salutare nessuno. A un tratto don Chisciotte vide dei mulini a vento e, scambiandoli per dei giganti, gli si scagliò contro e infilzò la lancia in una delle pale che lo sollevò insieme a Ronzinante lasciandoli pio cadere rovinosamente. Proseguendo incontrarono poi una scortata da servitori e don Chisciotte si lanciò all’assalto credendo che nella carrozza vi fosse una dama rapita e gli venne mozzato l’orecchi durante il combattimento con lo scudiero. La sera furono accolti da dei caprai che offrirono loro da mangiare e guarirono l’orecchio di don Chisciotte. Rimasero due giorni coi caprai poi ripartirono e, nelle ore più calde, si fermarono ad un ruscello dove Ronzinante cercò di avvicinare delle cavalle che però lo accolsero a suon di calci e i loro guardiani lo presero a bastonate. Don Chisciotte corse in aiuto del suo ronzino, ma fu preso a bastonate anche lui. Si rimisero in viaggio e arrivarono presso una locanda che don Chisciotte scambiò per un castello. Le locandiere li curarono dalle ferite e li ospitarono per la notte. Il giorno dopo si imbatterono in una mandria di pecore che don Chisciotte aveva assalito perché l’aveva scambiata per un esercito, e fu picchiato a sangue dai pastori imbestialiti. Ripresero il cammino e a sera si fermarono a riposare in un bosco per poi ripartire il giorno dopo. A un tratto incontrarono un uomo, su un somaro, con in testa un catino che don Chisciotte scambiò per un elmo d’oro; assalì così il pover uomo che scappò lasciando a terra il catino. Proseguendo lungo il cammino incontrarono dei forzati che don Chisciotte liberò, ma questi lo ringraziarono a suon di sassate. Don Chisiotte e il suo scudiero scapparono e cavalcarono fino a sera. Quella notte uno dei forzati liberati da don Chisciotte rubò il somaro di Sancio e il suo padrone gli offrì tre asini della sua stalla; così Sancio si avviò verso il suo villaggio e lungo il cammino incontrò il curato e il barbiere che riuscirono a ingabbiarlo e a riportarlo a casa. Presto ripartirono e si imbatterono in un misterioso cavaliere, che poi scoprirono essere un loro compaesano. Poco dopo incontrarono un gentiluomo che li invitò a casa sua e, mentre gli faceva strada, incontrarono degli uomini che portavano due leoni in dono al re. Don Chisciotte, credendo fosse una prova di coraggio, fece liberare un leone che lui stesso fece tornare in gabbia. Sancio e il suo padrone rimasero a casa del gentiluomo per due giorni, poi ripresero il cammino e incontrarono un duca e una duchessa che li ospitarono e che, insieme agli altri duchi, si divertirono a torturare i due poveretti con scherzi di cattivo gusto. Col passare dei giorni i duchi si pentirono di come li avevano trattati e li lasciarono andare. I due incontrarono il cavaliere dalla bianca luna che sconfisse don Chisciotte e questo dovette tornare al villaggio dove finì i suoi giorni.
PERSONAGGI PRINCIPALI
Don Chisciotte: è il protagonista della storia che, rincitrullito da storie cavalleresche lascia il villaggio in cerca di avventure. E un soggetto alquanto strano che, nonostante i lividi e le ossa rotte causate dalle battaglie combattute, continua il suo
viaggio in compagnia del suo scudiero. Sancio: scudiero di don Chisciotte; decide di seguire don Chisciotte nelle sue avventure perché questi gli aveva promesso di farlo governatore di un’isola. La nipote e la governante di don Chisciotte: le due povere donne stavano in pensiero giorno e notte per don Chisciotte e chiedono aiuto al barbiere e al curato per riportarlo a casa. Il barbiere e il curato: riescono a riportare a casa don Chisciotte per ben due volte poi giocano d’astuzia per farlo tornare definitivamente al villaggio.
SPAZIO
La vicenda si svolge in luoghi aperti che fanno da sfondo alle vicende narrate .
I FATTI
I fatti narrati si inseriscono in un periodo di tempo non definito; la vicenda si svolge in un paio di mesi circa. Prevalgono scene in cui l’azione scorre sotto i nostri occhi con la stessa velocità con cui stiamo leggendo.
LO STILE
L’autore utilizza un linguaggio italiano con un registro colloquiale.
TECNICHE DI PRESENTAZIONE DELLE PAROLE E DEI PENSIERI DEI PERSONEGGI
Prevale il discorso diretto.
NARRATORE
Il narratore racconta i fatti come uno spettatore esterno e assume il punto di vista del lettore.
TEMATICHE
il testo fa riflettere sulle condizioni di don Chisciotte e sono presenti varie idee a seconda del pensiero dei vari personaggi. Il testo rappresenta la mentalità e il modo di vedere le cose dell’epoca in cui è stato scritto.

Esempio