Plinio il Vecchio

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura Latina

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LA NATURALIS HISTORIA DI PLINIO IL VECCHIO
gaio plinio secondo, detto plinio il vecchio, nasce fra il 22 e il 23 d.C. a Como, da una ricca famiglia del ceto equestre. Presta servizio militare in Germania ma nel 58 si ritira a vita privata, probabilmente per incompatibilità con i nuovi orientamenti politici del regime di Nerone. Durante la guerra civile seguita alla morte dell'imperatore si schiera dalla parte di vespasiano di cui diventerà uno dei consiglieri. Muore nel 79, a seguito dell'eruzione del Vesuvio: mosso infatti dal desiderio di indagare lo straordinario fenomeno e dalla necessità di portare soccorso ai cittadini in pericolo muore forse per asfissia o per collasso cardiaco causato dall'affaticamento e dall'intensità del calore.
Assieme a Quintiliano, Plinio il vecchio è lo scrittore che meglio rappresenta l'età dei Flavi, caratterizzata da un ritorno all'ordine e da una visione burocratica amministrativa dello Stato romano. Anche plinio si incarica di mettere ordine nel campo del sapere universale.
Il catalogo delle sue opere comprende un'ampia varietà di testi di carattere linguistico-grammaticale, storico-biografico, erudito, tecnico-scientifico:
• De iaculatione equestri: manuale di tecnica militare
• De vita pomponi secundi: una biografia su Pomponio secondo
• Bella germaniae: 20 libri riguardanti tutte le guerre sostenute da Roma contro i germani dai tempi di Mario fino alle campagne del 47 d.C.
• Studiosus: una sorta di manuale per il perfetto oratore
• Dubius sermus: sulle ambiguità grafiche e morfologiche della lingua latina
• A fine aufudii bassi: l'autore narra agli avvenimenti storici dal principato di Claudio fino all'avvento di vespasiano
di tutte queste opere ci restano scarsi frammenti. Le più note furono le opere storiche.
NATURALIS HISTORIA: integralmente pervenuto è un trattato in 37 libri. Fatto eccezionale per la letteratura antica, l'opera di plinio esordisce con un libro di indici seguiti dall'elenco delle fonti e perfino dal numero delle notizie e dei dati complessivamente raccolti.
Il libri affrontano una materia vastissima: cosmologia, geografia, antropologia, zoologia….
l'opera è introdotto da una lettera dedicatoria al futuro imperatore Tito, nel quale l'autore illustra il suo vasto progetto.
Quest'opera va a collocarsi nel filone dell'erudizione scientifica, che aveva avuto in catone e varrone i massimi esponenti. Ma nessuno aveva mai pensato a una grande enciclopedia del mondo naturale, a cui l'autore giunge dall'esigenza di salvare un patrimonio vastissimo di informazioni.
Il compito primario che si propone è quello di comprendere tutte le conoscenze sul mondo naturale allora accessibili: a tale scopo consulta più di 100 fonti, fra latine e greche.
L'autore organizza l’immenso materiale disponendolo in grandi contenitori. Ma all'interno dei singoli libri l'andamento risulta irregolare e desultorio, il filo del discorso viene spesso abbandonato. Il discorso quindi non si sviluppa secondo un preciso ordine classificatorio ma procede a sbalzi.
Il punto di vista della catalogazione non è scientifico ma antropologico: gli animali non sono classificati in base a uno studio anatomico ma a seconda del rapporto che intrattengono con l'uomo, in particolare quello romano.
La fonte maggiore è Aristotele: tuttavia plinio si limita a prelevare materiali e notizie dai trattati aristotelici, ignorandone completamente la struttura portante che era basata su una rigorosa analisi della fisiologia e dell'anatomia animale. A differenza di Aristotele, a plinio interessa l'animale vivo, colto nei suoi comportamenti e pose, soprattutto quelle più sorprendenti.
Sempre diversamente da Aristotele, Plinio è propenso a riconoscere l'intelligenza negli animali e a rintracciare negli esempi più clamorosi.
In mondo naturale è un grande contenitore di mirabilia, non un universo di cui studiare le leggi. Questo spiega perché all'attenzione di Plinio sia sempre rivolta al particolare, all'aneddoto curioso, mai all’insieme.
Privo di un unico criterio organizzativo Plinio oscilla costantemente nella sua opera tra impegno critico e narrazione fantastica. Irrimediabilmente l'elemento meraviglioso e l'atteggiamento acritico finiscono per trionfare: plinio infatti cede quasi sempre al fascino irresistibile della notizia rara, rinunciando a selezionare.
Non si tratta solo di un atteggiamento psicologico: l'orientamento eclettico della cultura romana, l'assenza di un corretto metodo scientifico nel campo degli studi naturalistici portano Plinio a privilegiare la componente erudita ed enciclopedistica, il gusto classificatorio. E in questo inventario prevale il gusto esotico e favoloso dei mirabilia, un gusto che tuttavia non fa mai dimenticare a Plinio il solito pragmatismo della cultura romana: la volontà di essere comunque sempre concreti e utili.
Sul piano storico-culturale l'impresa di plinio è pienamente riuscita: egli infatti resta La fonte maggiore del mondo materiale antico.
Nel secondo libro, dedicato alla cosmologia, si allude più volte a un'interpretazione stoicheggiante, razionalistica e provvidenzialistica dell'universo, che tuttavia si riduce in un generico panteismo che esclude di fatto ogni idea di provvidenzialità.
Per quanto riguarda lo stile, plinio stesso afferma di descrivere la natura nei suoi aspetti più umili. Questi vocabula rustica sono i termini della lingua tecnica, generalmente banditi dal vocabolario della letteratura, ai quali Plinio sa di dover aggiungere vocabula externa, soprattutto grecismi.
La varietà dei contenuti e la molteplicità delle fonti obbligano l'autore a uno stile diseguale e discontinuo. La pluralità dei registri espressivi non annulla tuttavia una sensazione complessiva di sciatteria e goffaggine, spesso alimentata dalla fretta della composizione.

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