Poliziano: estetica e poetica nell'umanesimo

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POLIZIANO: L’ESTETICA E LA POETICA NELL’ UMANESIMO
Nell’ umanesimo la poesia è considerata come forma di educazione personale,stimolo alla crescita e perfezionamento interiore.
Sin dai primi decenni dell’ Umanesimo civile,il poeta viene visto come retore e filosofo allo stesso tempo,ciò è dovuto all’esigenza di una nuova retorica diversa da quella medievale;in questa nuova epoca addirittura l’uso del latino,che nel medioevo era espressione massima di cultura,ora non è più accettato. E’ proprio in questo contesto tutto nuovo che nasce la concezione della poesia come risultato del cosiddetto “furore” creativo (termine che deriva dall’ idea platonica che il poeta fosse ispirato da un , ossia un Dio, dentro di lui) e l’artista diventa,quindi, sacerdote del divino,il tramite tra l’uomo e Dio.
Una delle questioni che caratterizzano questo periodo è quella sul criterio dell’ imitazione,infatti,poiché in quest’epoca la letteratura si basa sul seguire i modelli classici già sperimentati e approvati,è stato necessario stabilire delle regole in modo che i prodotti della nuova letteratura non diventassero delle semplici imitazioni dei grandi classici.
Certamente non è possibile offrire un quadro chiaro della letteratura Umanistica senza parlare di Poliziano,un dotto umanista,poeta e pedagogo.
Angelo Ambrogini ,soprannominato in seguito Poliziano,nasce nel 1454 a Montepulciano, ma presto si trasferisce a Firenze dove,nel 1473 diventa membro della cancelleria di Lorenzo De’ Medici. Trascorre a Firenze quasi tutta la sua vita per morirvi nel 1494 dopo aver intrapreso la carriera ecclesiastica ed aver occupato la cattedra di eloquenza greca e latina presso lo Studio Cittadino.
La sua prima opera è in versi latini, ma successivamente comincia a scrivere anche in volgare;in tutto tra le sue opere ne contiamo tredici scritte in latino e sei in volgare,ciò ci fa pensare che egli volesse,attraverso i suoi componimenti,far rivivere la cultura latina,ma ormai la letteratura italiana aveva intrapreso altre strade. Ciò faceva largo alla possibilità di nuove sperimentazioni,e Poliziano è proprio il simbolo di una letteratura che si evolve in cerca dei suoi canoni.
Poliziano si espresse anche sulla questione dell’ imitazione polemizzando l’assunzione di un unico modello di perfezione (quello classico,e in particolare Cicerone), egli infatti, sosteneva che un buon artista doveva essere in grado di prendere spunto da tutti i grandi scrittori del passato,e trarre da essi gli aspetti migliori,dando vita ad una forma di letteratura basata sulla “docta varietas” .
Dunque è proprio a partire da Poliziano,che scrive su come essere un poeta e come fare una poesia , che si forma un canone sulla bellezza.
L’estetica dominante in questo periodo è di tipo classicista,essa è caratterizzata dal già discusso criterio dell’ imitazione,non solo dei classici,ma anche della natura e dell’ ideale di perfezione basato sui principi di armonia, equilibrio e rapporto di proporzione tra le parti. Nasce ,quindi,la necessità di mettere per iscritto una norma unitaria che codifichi il concetto stesso di estetica e per soddisfare quest’ esigenza si fa ricorso alla poetica di Aristotele che viene assunta come base di ogni discorso sull’arte.

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