Uomo e Tempo

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UOMO E TEMPO: UNA DIFFICILE MA NECESSARIA CONVIVENZA

Spesso, ciò che l’uomo non può comprendere è ciò che più teme, le domande a cui non sa dare risposta rappresentano un pericolo. Perché la forza dell’uomo è la conoscenza, ed il suo vizio quello di voler esercitare il proprio controllo su tutto ciò che lo circonda. E tutto ciò che sfugge alla sua comprensione è mistero. Quanto frustrante potrebbe dunque essere, per una creatura così avida di sapere, la consapevolezza di non essere capace di comprendere l’essenza di un elemento tanto influente come il tempo?
Di fronte all’impossibilità di dare una spiegazione plausibile ad un così irrisolvibile mistero, l’uomo assume atteggiamenti opposti tra loro. Ma prima di andare ad analizzare il complesso rapporto tra uomo e tempo, è importante definire con più precisione il concetto di Tempo. La spiegazione più comune ad una delle più enigmatiche entità astratte a cui l’uomo cerca di dare significato, prevede che il tempo sia l’insieme di avvenimenti svolti secondo una successione di passato, presente e futuro.
Quando il tempo abbia avuto inizio, nessuno lo può affermare con certezza. Secondo l’ipotesi scientifica più accreditata, il tempo sarebbe iniziato ad esistere contemporaneamente alla nascita dell’universo, che si stima sia avvenuta quattro miliardi di anni fa; nel contempo a perfezionare questa teoria, la Chiesa attribuì a Dio il riconoscimento per aver creato l’universo e, appunto, il tempo.
Ma la vera domanda è: perché il tempo esiste? A questo l’uomo non sa rispondere. E per illudersi di saperlo domare, come sa domare il fuoco, l’energia e gli animali, lo ha intrappolato, e ha cominciato a misurarlo. Dapprima delineando il giorno e la notte, distinguendo quattro diverse stagioni, suddividendo gli anni in mesi, i mesi in settimane e le settimane in giorni. Fin dall’antichità vennero introdotti i calendari, e il secolo scorso la società evoluta ha imposto una standardizzazione delle misure, introducendo il concetto di ore, minuti e secondi. Più recentemente, invece, si è iniziato a parlare di tempo astronomico, ottenuto collocando gli anni impiegati dalla lice per percorrere un determinato spazio. Innumerevoli sono stati gli strumenti escogitati per tenere il conto del tempo trascorso: prima la clessidra, poi la meridiana, orologi a pendolo, da taschino e da polso.
Ma l’uomo ancora non si sentiva pienamente capace di gestire il tempo, così iniziò a sfruttarlo e porvi le basi della sua cultura, raccontandosi ed organizzando la memoria del suo passato attraverso la storia. Ma come giustamente osserva A. Tabucchi nel saggio “Dopo il Muro” pubblicato su “La Repubblica” nell’ottobre del 2003: «La Storia sta nel Tempo, ma non è il Tempo». Dunque l’uomo era ancora succube al tempo, e continuava ancor più a temerlo: quando credette di aver imparato a manipolarlo, si rese conto che, al contrario, era il tempo a manipolare lui.
Infatti, con le dovute eccezioni, il tempo migliora l’uomo, lo rende maturo e saggio, gli permette di evolversi e lentamente lo accompagna al raggiungimento della perfezione, come una madre aiuta il figlio. Ma questa è una madre che si nasconde, una presenza costante che l’uomo può percepire ma non vedere, una madre che non si rivela mi al figlio, che lentamente lo uccide.
Quando l’anima dell’uomo che cerca di sopraffare il tempo è angosciata, perduta, terrorizzata dalla consapevolezza di un’inevitabile fine, ad ogni tentativo di affrontare il nemico, compie un fatale passo verso la morte. Quando invece l’animo è di colui che tenta di sfuggire al tempo attraverso l’arte, allora riuscirà ne suo intento, perché il desiderio di superare i limiti umani è punto di partenza per ogni opera d’arte. Per chi si servirà di questo espediente, quello del tempo non sarà più un mistero, in nessuna delle sue forme: storia, poesia, anima.
Una volta raggiunto quell’equilibrio, non perverranno più angoscia e timore del nulla, ma sarà come vivere l’esperienza dell’eternità.

Alessandra de Marchi
22/04/09, La Stampa

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