scheda libro sulla trilogia di calvino

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

Parma, 05 giugno 2006 Roccalberti Spina Matteo
II° liceo
Liceo Classico “M. Luigia”
a.s. 2005/2006
Griglia di relazione narrativa
“La trilogia degli antenati”
Italo Calvino

1- il tempo di composizione della trilogia degli antenati si svolge a cominciare dal 1951 con il “Visconte dimezzato”, in cui l’Italia vive la ricostruzione ed in cui Calvino tratta il tema del dimidiamento dell’uomo, a causa della guerra fredda che spacca letteralmente il mondo tra i paesi legati agli U.S.A. dalla Nato ed i paesi legati dal patto di Varsavia all’URSS. Il visconte Medardo diviene quindi metafora del mondo, che tutto da una parte o dall’altra risulta egualmente inviso al prossimo. Lo scontro dei mondi è ben rappresentato anche nella scena di apertura, in cui cristiani e musulmani si contrappongono con uguale violenza e ben determinati ad annientarsi. A cavallo degli anni 1956/1957 Calvino scrive invece il “Barone rampante”, romanzo di taglio filosofico (non a caso Calvino riprende l’età dei lumi per rendere meglio la sua condizione di intellettuale) in cui il protagonista si arrampica su un albero per distaccarsi da una condizione della società che lo disgusta. E’ infatti in questi anni che Crusciov denuncia al congresso i crimini di Stalin, tra cui i famigerati gulag, i campi di lavoro forzato. Sull’onda di queste dichiarazioni molti tesserati del partito comunista, tra cui Cesare Pavese, strappano la tessera di appartenenza al partito, ed è per questo che Calvino sceglie l’età dei lumi, secolo di grandi cambiamenti, per il suo romanzo. L’ultimo libro in ordine di tempo della trilogia è il “Cavaliere Inesistente”, in cui Calvino, coinvolto suo malgrado nel boom economico italiano e quindi nella crescita dei consumi, tratta i temi dell’ipocrisia sociale della “cosificazione” dell’uomo, utilizzando come espediente non già un uomo diviso a metà, bensì un cavaliere che non esiste se non in funzione del suo ruolo sociale (degna di nota in questo senso è la scena del pasto di gala, in cui il cavaliere, sebbene non avesse bisogno di cibarsi, si serve e pretende di essere servito) ed il suo degno scudiero, che è talmente preso dalle cose da vivere in funzione di esse. In tutti e tre i libri Calvino usa l’espediente della poetica della fiaba per comunicare, in quanto assiste alla fine della corrente neorealista e sa di dover usare qualche trucco (come il miele sul bordo del calice contenente la medicina di tassiana memoria) per far passare il suo messaggio di critica alla società.
2- Il narratore è interno di primo grado in tutta la trilogia, ed è sempre un personaggio secondario a cui l'autore affida il suo messaggio di speranza e di critica alla società.
3- Le ambientazioni storico-geografiche sono le più disparate: nel “Visconte dimezzato” l’ambientazione storica è durante le guerre austro-ungariche di fine ‘600, e a parte la prima parte in cui Medardo è in battaglia il resto è ambientato a Terralba, territorio di cui Medardo è visconte. Il “Barone rampante” è invece ambientato in Liguria, in una non precisata baronia di cui Cosimo, il protagonista, è l’erede, durante il 1700, vedendo tra l’altro l’ascesa di Napoleone Bonaparte. Il “Cavaliere Inesistente”, invece, è ambientato vicino a Gerusalemme durante le crociate di Carlo Magno, in un accampamento i paladini prima, e poi Calvino riprende tutto il ciclo bretone e carolingio per disegnare la ricerca da parte dell’eroe del suo onore.
4- Le fabule riprendono lo stilema della fiaba; nel “Visconte dimezzato” Medardo va in guerra ed una cannonata lo trancia in due, una parte buona ed una cattiva, che ritornate in patria danno fastidio a tutti, ugonotti, lebbrosi e paesani, finché non si feriscono durante un duello e non vengono ricucite, facendo ritornare così il vecchio visconte né buono né cattivo, ma altresì arricchito dall’esperienza. Nel “Barone rampante” invece Cosimo, erede della baronia, per una sfida con il padre che lo vuole educare alle convenzioni sociali, fugge sugli alberi, dove si imporrà con ferrea disciplina di non scendere più ma rimanendo comunque elemento fondamentale della comunità, rendendosi utile e vivendo addirittura storie d’amore fino alla morte, che sceglie di consumare salendo sul pennone di una nave, un’altro “albero”, per non scendere a terra neanche da morto. Nel “Cavaliere Inesistente” il protagonista parte alla ricerca della prova provata del suo titolo di cavaliere attraversando gli scenari tipici del poema epico cavalleresco, tra cui il bosco.
5- Fabula ed intreccio non concordano in nessuno dei tre libri, in quanto sono storie raccontate in seguito dai narratori; questo si nota soprattutto nel Cavaliere Inesistente, in cui Calvino alla fine del libro ci rivela che la monaca che parla altri non è che Bradamante, la donna che ha amato il cavalier Agilulfo.
6- Nel “Visconte dimezzato” il protagonista è il visconte Medardo di Terralba, che trovandosi suo malgrado nel dovere di combattere una guerra, esattamente come i popoli del secondo dopoguerra che si trovavano nel clima della guerra fredda, si trova dimidiato, nella penosa condizione di dover scegliere se stare da una parte o dall’altra, ugualmente fastidioso ed inviso in ambedue le condizioni perché incapace, essendo al parossismo, di intuire e capire i bisogni del prossimo, e ritrova una situazione di equilibrio solo nella riconciliazione con l’altra metà di sé stesso. Il “Barone rampante” ci propone invece un protagonista che rimane ferreo nelle sue convinzioni e risulta vincente; machiavellicamente Calvino indica che bisogna essere duttili alle circostanze, perché se nel visconte bisogna sempre trovare una via di mezzo, ora nel barone è necessario essere inflessibili, per non farsi corrompere dal clima vuoto e formale e privo di morale che è proprio del tempo e del luogo in cui vive Cosimo. Cosimo diviene quindi suo malgrado un’icona, un esempio da seguire tanto per i villici quanto per i nobili, che però non lo vedono molto di buon occhio (degna di nota la scena in cui il padre di Cosimo gli impone di non farsi vedere perché ha ospiti). Il protagonista è quindi un frangitore di regole sociali, che impone imperioso un rinnovamento della morale e dello stile di vita, perfettamente in linea con il periodo storico in il libro è stato concepito. Il “Cavaliere Inesistente” ha invece come protagonista un vero e proprio signor nessuno, che vive della propria armatura e quindi delle regole e delle convenzioni sociali. E’ emblematico il fatto che ormai la forma abbia prevalso sulla sostanza. Il cavaliere diviene quindi emblema del tempo reale della storia, e lo stemma presente sul suo scudo, due tende che si aprono su due tende all’infinito, diviene lo specchio fantastico della società, che imponendo e categorizzando gli standard sociali rende l’uomo vuoto involucro di sé stesso.
7- La focalizzazione è interna in tutta la trilogia. Questo non è un dato da sottovalutare, perché indica quanto l’autore sia coinvolto e voglia coinvolgere il lettore per spingerlo alla riflessione. In questo senso Calvino è molto diverso ad esempio da Brecht nel mezzo in cui indurre la riflessione, ma scrive con lo stesso scopo; la civiltà quindi ha sempre qualcosa da migliorare, ma non si può ottenere ciò con il distacco o con lo straniamento: bisogna diventare elemento organico ed attivo della società per iniziare a cambiarla dall’interno. Questo è inoltre il messaggio comune a tutti e tre i libri della trilogia, con cui Calvino intende colpire la società di massa e massificatrice, tentacolare e caotica.
8- Il linguaggio comune nella trilogia è quello medio, che rende i testi, scritti nell’ottica di una fiaba moderna, fruibili al grande pubblico. la tecnica è quella del discorso indiretto, ma i dialoghi sono riportati con il discorso diretto, per rendere il testo più coinvolgente.
Bibliografia: “Il visconte dimezzato”, edizioni mondadori anno 2000
“Il barone rampante”, edizioni mondadori anno 2000
“Il cavaliere inesistente”, edizioni mondadori anno 2006

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