La badessa e le brache

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

NOVELLA: LA BADESSA E LE BRACHE
DAL DECAMERONE DI BOCCACCIO

Indice:
1) Collocazione della novella all’interno della giornata;
2) Tema della giornata;
3) Tema della novella;
4) Protagonisti – loro caratterizzazione;
5) Ambiente in cui è collocata la novella – caratteristiche ambiente;
6) Lettura di un passo significativo.

1) La novella “La badessa e le brache” è la seconda delle dieci novelle narrate durante la nona giornata, il secondo lunedì dall’inizio dell’ opera di Boccaccio, da parte di Elissa, una dei dieci novellatori, sette femmine e tre maschi, che ogni giorno per dieci giorni devono raccontare una novella seguendo il tema stabilito dal re o dalla regina, in questo caso Emilia, che può essere riguardo un argomento preciso oppure su un argomento a piacere, prima e nona giornata. Nell’ introduzione i dieci novellatori vengono presentati nello splendore della loro giovinezza, pieni di letizia e con la testa circondata da ghirlande di fiori.

2) Il tema della nona giornata stabilito dalla regina è libero o come lei stessa dice riferita ai novellatori “secondo che gli piace e di quello che di più gli aggrada”. Per il suo racconto Elissa sceglie la comicità erotica con la quale celebra le forze della natura e la felicità di sensi difesa con l’astuzia. Inoltre Elissa celebra l’ingegno di chi ha saputo sfruttare un occasione piacevole e sa evitarne le conseguenze negative.

3) Dunque. Siamo in un famosissimo monistero lombardo. Una giovane monaca di straordinaria bellezza s’innamora ricambiata di un bel giovane conosciuto alla grata del parlatorio. I due trovano il modo d’incontrarsi e di trascorrere molte notti insieme “con gran piacer di ciascuno”. Vengono però scoperti dalle altre monache, che, invidiose, decidono “d’accusarla alla badessa, la quale madonna Usimbalda ebbe nome, buona e santa donna secondo la oppionion delle donne monache e di chiunque la conoscea”. Per rendere l’accusa evidente e cogliere la giovane in flagrante, una notte le monache “in due si divisero, e una parte se ne mise a guardia del l'uscio della cella dell'Isabetta, e un'altra n'andò correndo alla camera della badessa; e picchiando l'uscio, a lei che già rispondeva, dissero: - Su, madonna, levatevi tosto, ché noi abbiam trovato che l'Isabetta ha un giovane nella cella”.
Non potevano scegliere momento peggiore, perché “era quella notte la badessa accompagnata d'un prete, il quale ella spesse volte in una cassa si faceva venire. La quale, udendo questo, temendo non forse le monache per troppa fretta o troppo volonterose, tanto l'uscio sospignessero che egli s'aprisse, spacciatamente si levò suso, e come il meglio seppe si vestì al buio, e credendosi tor certi veli piegati, li quali in capo portano e chiamanli il saltero, le venner tolte le brache del prete; e tanta fu la fretta, che, senza avvedersene, in luogo del saltero le si gittò in capo e uscì fuori, e prestamente l'uscio si riserrò dietro, dicendo:- Dove è questa maladetta da Dio? –
Sono passati sette secoli, ma l’italiano è già il nostro. E’ il periodare, con la sua struttura latineggiante, a rendercelo un po’ ostico, però credo che abbiamo capito: la badessa, in tutta fretta, per non farsi scoprire a letto con un prete, si veste al buio, ma in testa, al posto del solito velo, s’infila le brache del prete. Non accortasi dell’ errore, si precipita nella cella di Isabetta, scopre i due amanti abbracciati e “incominciò a dirle la maggior villania che mai a femina fosse detta, sì come a colei la quale la santità, l'onestà e la buona fama del monistero con le sue sconce e vituperevoli opere, se di fuor si sapesse, contaminate avea; e dietro alla villania aggiugneva gravissime minacce”. Alzando il viso e guardando meglio, la giovane accusata si accorge, esperta com’era di indumenti maschili, dello strano copricapo della badessa, facendolo notare alle compagne. A questo punto la badessa rinuncia ai rimproveri per una “colpa” che lei stessa commetteva, riconosce l’impossibilità di difendersi “dagli stimoli della carne… e per ciò chetamente, come infino a quel dì fatto s'era, disse che ciascuna si desse buon tempo quando potesse. E liberata la giovane, col suo prete si tornò a dormire, e l'Isabetta col suo amante. Il qual poi molte volte, in dispetto di quelle che di lei avevano invidia, vi fe' venire. L'altre che senza amante erano, come seppero il meglio, segretamente procacciaron lor ventura”.

4) La novella gira intorno al personaggio di Isabetta. Con il passo: ”tra l'altre donne monache che v'erano, v'era una giovane di sangue nobile e di maravigliosa bellezza dotata” la novellatrice, Elissa, vuole accentuare la nobiltà e la bellezza della giovane religiosa e allo stesso tempo mettere in risalto la povertà del convento e delle compagne. Nonostante lei appartenga al mondo conventuale, non rispetta le regole in quanto decide di avere una relazione segreta con un bel giovane conosciuto tramite un parente al convento. La figura della giovane è caratterizzata dalla fortuna e dalla furbizia con le quali riesce a districarsi dalla situazione sconveniente. La fortuna si può riscontrare nel momento in cui nota lo strano saltero della badessa, mentre la furbizia quando riesce a farlo notare alle altre senza compromettere la propria posizione. Un’ altra figura chiave è quella della badessa Usimbalda. La monaca madre era considerata dalle altre pie donne la più buona e santa di tutte. Tuttavia si rivela un personaggio dinamico poiché dopo aver rimproverato la giovane di aver compiuto azioni in contrasto con gli ideali conventuali, si viene a sapere che anch’ ella le ha commesse. Il comportamento delle compagne rispecchia l’ immagine ideale di un convento in quanto agiscono secondo le regole imposte da tale ambiente. Anche questa figure sono dinamiche poiché prima si dimostrano ligie al dovere mentre in seguito alle confessioni dei due personaggi principali si adeguano alle loro azioni.

5) La novella è collocata in Lombardia in un monastero famosissimo per la sua santità e per la sua consacrazione alla religione.

6) La badessa, postasi a sedere in capitolo, in presenzia di tutte le monache, le quali solamente alla colpevole riguardavano, incominciò a dirle la maggior villania che mai a femina fosse detta, sì come a colei la quale la santità, l'onestà e la buona fama del monistero con le sue sconce e vituperevoli opere, se di fuor si sapesse, contaminate avea; e dietro alla villania aggiugneva gravissime minacce. La giovane, vergognosa e timida, sì come colpevole, non sapeva che si rispondere, ma tacendo, di sé metteva compassion nell'altre; e, multiplicando pur la badessa in novelle, venne alla giovane alzato il viso e veduto ciò che la badessa aveva in capo, e gli usolieri che di qua e di là pendevano. Di che ella, avvisando ciò che era, tutta rassicurata disse: - Madonna, se Iddio v'aiuti, annodatevi la cuffia, e poscia mi dite ciò che voi volete. La badessa, che non la intendeva, disse: - Che cuffia, rea femina? Ora hai tu viso di motteggiare? Parti egli aver fatta cosa che i motti ci abbian luogo? Allora la giovane un'altra volta disse: - Madonna, io vi priego che voi v'annodiate la cuffia, poi dite a me ciò che vi piace. Laonde molte delle monache levarono il viso al capo della badessa, ed ella similmente ponendovisi le mani, s'accorsero perché l'Isabetta così diceva. Di che la badessa, avvedutasi del suo medesimo fallo e vedendo che da tutte veduto era né aveva ricoperta, mutò sermone, e in tutta altra guisa che fatto non avea cominciò a parlare, e conchiudendo venne impossibile essere il potersi dagli stimoli della carne difendere; e per ciò chetamente, come infino a quel dì fatto s'era, disse che ciascuna si desse buon tempo quando potesse. E liberata la giovane, col suo prete si tornò a dormire, e l'Isabetta col suo amante. Il qual poi molte volte, in dispetto di quelle che di lei avevano invidia, vi fe'venire. L'altre che senza amante erano, come seppero il meglio, segretamente procacciaron lor ventura.

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  1. trillly

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