Dante: un classico fra i classici

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Testo

Quale rapporto vi è tra Dante e i classici? Analizza la problematica facendo riferimento alle figure di Virgilio e Catone.

Il viaggio di Dante attraverso i tre regni dell’oltretomba, oltre ad essere un percorso di purificazione verso la luce di Dio, può anche essere interpretato come una vera e propria esplorazione all’interno dell’esperienza letteraria ed alla riscoperta del mondo classico.
Tutto ciò è sottolineato dal fatto che la prima guida di Dante, nel suo cammino attraverso l’Inferno ed il Purgatorio, è proprio il poeta latino per eccellenza, Virgilio.
Il rispetto e l’ammirazione dello scrittore fiorentino nei confronti di questo sovrano della classicità, considerato dallo stesso come un padre, un amico ed una guida, è evidentissimo fin dal primo canto nella lode che a lui dedica:
“Or se’tu quel Virgilio e quella fonte che spandi di parlar sì largo fiume?”. Sono proprio queste le parole che Dante, con vergognosa fronte, rivolge al poeta latino elogiandolo come fonte di conoscenza ed eloquenza ed unico maestro di sapienza.
La scelta di Virgilio come guida del cammino è anche data dal valore che era attribuito al suo capolavoro, “l’Eneide”, ossia di anticipazione del messaggio cristiano.
Anche dal punto di vista linguistico e retorico si possono facilmente ritrovare echi tipicamente virgiliani o addirittura interi versi riportati che rendono ancora più evidente il tentativo di Dante di creare uno stretto legame fra la classicità dell’antica Roma e la Firenze del ‘300.
Durante il percorso numerosi altri incontri con le anime mettono direttamente in gioco i suoi rapporti con la tradizione poetica latina.
Non si può certo ignorare la riflessione che Dante dedica ai grandi saggi della classicità all’interno del limbo infernale.
“Un nobile castello, sette volte cerchiato d’alte mura, difeso intorno d’un bel fiumicello, un luogo aperto luminoso e alto” è in questo spazio che si aggirano i più grandi eroi, filosofi, scrittori descritti come personaggi dallo spirito più nobile e autorevole, dai gesti rari e dignitosi, dalle parole più sobrie e gravi.
Risulta evidentissima la sua ammirazione di uomo, di filosofo e di poeta nei confronti di queste figure appartenenti al mondo romano greco e arabo.
Lo stesso Dante si riconosce parte di questo universo, riservandosi un posto nelle cerchia degli eccellentissimi maestri: Omero, Orazio, Ovidio, Lucano e Virgilio.
Un’ altro esempio importante di questo stretto rapporto con la classicità è l’incontro con Catone alle soglie della montagna del purgatorio .
Nonostante si fosse suicidato per sottrarsi alla tirannide di Cesare, Catone l’ Uticense non si trova a causa del suo gesto fra le dannate anime infernali ma è posto da Dio a sorvegliare l’entrata del Purgatorio.
Anche in questo caso la stima di Dante è così forte che il gesto di questo personaggio, benché fosse pagano , viene presentato come un’eccezione alla regola, che si giustifica in un proposito di estrema coerenza ideale e morale.
Il gesto di Catone acquista così un vero e proprio significato religioso, diventando
una sorta di exemplum: non si tratta più di una decisione presa a difesa di una libertà politica, ma diventa una specie di martirio in nome dell’ideale tipicamente cristiano di libertà morale.
Si può così comprendere che l’idea di Dante non è semplicemente quella di esaltare il mondo latino e tutti i suoi personaggi così come erano al loro tempo: il poeta infatti,come è possibile vedere sia per Virgilio che per Catone, cerca di modernizzarli, di inserirli in un nuovo contesto, adattandoli così agli ideali e alle necessità della Firenze cristiana del ‘300.

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