"Il fu mattia pascal" analisi

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Data:06.10.2005
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Testo

Il fu Mattia Pascal Gloria Lovera 2^E

FMP fu scritto nel 1904 da Luigi Pirandello, e pubblicato nella sua prima edizione nel 1911.
L’edizione da me letta è stata pubblicata dalla casa Milanostampa (a Farigliano, Cuneo) nel dicembre del 1995.
Il romanzo si articola in 18 capitoli, alla fine dei quali l’autore pone alcune pagine in merito ad alcuni suoi pensieri filosofici dette AVVERTENZE SUGLI SCRUPOLI DELLA FANTASIA.
I primi due capitoli sono codtituiti da due premesse,di cui la seconda detta “filosofica”. Con la premessa il protagonista, Mattia, mette a conoscenza il lettore della condizione sociale in cui vive, della stranezza e dell’assurdità della vicenda da lui vissuta e del motivo che lo ha portato a scrivere questo libro. Per prima cosa egli mette in luce come la sua storia non abbia ormai legami con la realtà in cui è costretto a vivere: infatti Mattia afferma più volte la straordinarietà della sua avventura. Scrive questo romanzo perché, nonstante sia la storia di una nullità, perché ritiene che sia uno di quei modi che la natura ci offre per dimenticare quanto siamo insignificanti.
Quindi la vera è propria vicenda parte dal terzo capitolo in poi e si può suddividere nei 5 momenti narrativi essenziali:
1. ESPOSIZIONE (il narratore presenta i personaggi, i luoghi dove vivono e la loro situazione attuale)
2. ESORDIO ( Mattia fugge da Miragno e viene a sapere “della sua morte”)
3. PERIPEZIE e MUTAMENTI ( Montecarlo, viaggi, Roma)
4. SPANNUNG (Roma –suicidio di Adriano Meis- + viaggio di ritorno a Miragno)
5. SCIOGLIMENTO ( cap. XVII-XVIII, ritorna a Miragno e rivela che è vivo, come risolve tutte la questioni in sospeso).
Oltre alla divisione dei 5 momenti narrativi si distingue la divisione in 9 macrosequenze:
1. presentazione
2. matrimonio con Romilda
3. fuga a Montecarlo
4. scoperta della propria morte
5. viaggi in Europa
6. permanenza a Roma
7. accadono vicende molto sgradevoli ( furto mentre egli ha gli occhi bendati per un intervento, amore di Adriana che non può concludersi perché Adriano Meis non esiste, litigio che non può risoplversi a duello per le complicazioni burocratiche che copmporta e che egli non può sbrigare in quanto all’anagrafe non esiste)
8. suicidio di Adriano
9. ritorno a Miragno
Riassunto
Mattia si fa convincere a raccontare il suo strano caso. Miragno, dove lui fa da bibliotecario, è un paese ligure dalle caratteristiche molto siciliane. Come siciliani sono l'ambiente e le caratteristiche dei personaggi. La famiglia Pascal aveva beni e case, ma quando Mattia - occhio strabico che guarda "altrove" - il fratello e la madre vedova subiscono l'amministrazione e le ruberie di Batta Malagna, le cose volgono al peggio, in quanto il personaggio è viscido e ladro. Con Malagna, la talpa, Mattia avrà contrasti anche per causa di donne... finché il nostro eroe non "maturerà", come ironicamente dice il titolo del V capitolo: Mattia entrerà in contrasto con la famiglia della moglie oltre che con quella dell'amministratore, e vivrà alcuni anni di sofferente agonia: gli muoiono le due gemelle, gli muore la madre. Niente più lo lega a Miragno... Pensa di rifarsi una vita, in qualche modo, magari all'estero.
Finché, di passaggio a Montecarlo, non gli capita una grossa vincita, che gli fa assaporare una nuova vita e la libertà. Anche perché casualmente dal giornale apprende la notizia del suo suicidio, avvenuto nella gora del mulino della sua proprietà. Se Mattia è morto, può ora ben diventare qualcun altro.Con il nome di Adriano Meis, i primi tempi, diversi viaggi gli fanno assaporare esperienze nuove, ma ben presto si accorge che senza stato civile, la sua nuova esistenza non è piena, anzi è misera...
A Roma, si stabilisce in una casa, dove ha modo di sperimentare ancora diversi tipi di umanità diversi modi di pensare, attraverso colloqui più o meno leggeri, più o meno filosofici e fra esperienze esoteriche, si fa convincere ad operarsi l'occhio strabico e si innamora persino di una dolce donna di nome Adriana, ma sente che non potrà vivere questa esperienza fino in fondo. Viene anche derubato di una congrua cifra, ma non potrà sporgere denuncia... perché non esiste.
Sente allora che l'unico modo per uscire da questa situazione è quello di distruggere il personaggio che ha cercato di creare, e inscena un finto suicidio, quello di Adriano Meis. Se ne torna a Miragno, col proposito di vendicarsi di quanti lo hanno fatto soffrire, ora che è ricco e che non ha nulla da perdere. Ma la tenerezza suscitatagli dalla nuova figlia della sua ex moglie lo induce a rimanere nell'ombra, consapevole di essere per sempre "il fu Mattia Pascal".
La vicenda si svolge in molti scenari,per lo più luoghi chiusi, però. Le città che più ghanno valore sono: Torino, Miragno, Pisa e Roma. Di Torino e Miragno abbiamo decrizioni particolareggiate e con immagini eficaci, mentre di Roma abbiamo descrizioni soprattutto connotative, di particolari del paesaggio, ad esempio il fiume. Comunque nel romanzo i luoghi non hano grande rilievo, se non per indicare che il vagare del personaggio corrisponde alla ricerca della propria identità, e credendo di averla trovata a Roma s’inganna e torna nella sua terra natìa.
In tutto il romazo abbaiamo della indicazioni temporali approssimative, mai date o festività su cui calcolarle. Sappiamo che la storia si svolge nel periodo seguente all’unificazione d’Italia (1861) e che da quando Mattia Pascal fugga Da Miragno trascorrono due anni e qualche mese prima che vi faccia ritorno e che viaggio per un anno circa prima di stabilirsi a Roma presso i Paleari.
Il romanzo non presenta anacrononie nella sua esposizione. I fatti sono esposti secondo l’ordine cronologico dallo stesso protagonista: Mattia Pascal. Ma non li narra mentre questi accadono, ma egli ha già vissuto tutte queste esperienze e mentre scrive si trova nella biblioteca di Miragno con Don Eligio. Questa è la figura del NARRATORE-PROTAGONISTA.
Quindi Pirandello fa credere al lettore che l’autore e il narratore siano la stessa persona, Mattia; questo è un esempio di patto narrativo.
Essendo il narratore anche il protagonista della vicenda egli conosce tutto nei minimi particolari, anche i pensieri degli altri personaggi, quindi si tratta di un narratore onniscente.
Questo è definito romanzo DI FORMAZIONE, ma Mattia ha solo un’evoluzione apparente, egli dimostrerà insofferrenza per le convenzioni sicoiali, il suo senso di estraneità alla vita che conduce, la sua profonda solitudine e tenterà di lottare contro ciò che ha determinato questa sua situazione, ma egli è l’EROE INETTO e non riuscirà a mutare la sua condizione e a migliorare la sua vita, infatti tornerà al punto di partenza prima di sposarsi: dei risparmi da parte e il suo spirito ribelle a fargli compagnia, anche se può sembrare che maturi quando si accosta alla filosofia e inizialmente conduce una vita tranquilla e rispettabile a Roma, (altra evoluzione apparente è il cambio di look, fino all’estrema decisione di subire un’intervento contro l strabicismo di cui è vittima dalla nascita). La solitudine del protaginista è un elemento che lo accompagna durante tutto il romanzo e che risalta durante la sua permanenza a Roma, in particolare nella seconda parte quando si rende conto che nella sua condizione gli è impossibile interagire normalmente con le altre persone e che i rapporti che è in grado dio sostenere non sono sufficentemente umani. Altro aspetto interessante del protagonista, che è quello principale, è lo sdoppiamento, infatti il protagonista tenta di scindere completamente Mattia Pascal da Adriano Meis, per poi rendersi conto alla fine che avevano due personalità pressochè identiche, se non per gli aspetti che dipendevano dall’inesistenza all’anagrafe di Adraino Meis.alla fine pare che Mattia torni a essere il personaggio che ci viene presentato nei primi capitoli, in realtà è un personaggio più spigliato, ancora meno legato alle convenzioni sociali, quindi si può parlare di un terzo personaggio, che non è più né il Mattia oppresso dalla sua condizione economica e sociale e dalla famiglia, né l’Adriano che non può usufruire della sua “libertà”, ma un “il fu Mattia Pascal” che ha trovato se stesso.
Moltissimi sono i personaggi presentati nel romanzo, fra i principali ricordo:
• vedova Pascal, madre di Mattia, mite di carattere muore circa un anno dopo che egli si sposa con Romilda
• defunto Pascal, padre di Mattia con i suoi commerci acquistò molte propeietà a Miragno e morì in nave di febbre durante un suo viaggio d’affari
• Gerolamo Pomino, cavaliere sindaco di Miragno, pretendente prima della zia Scolastica di Mattia poi della madre, che però lo rifiuta
• Gerolamo II Pomino, figlio del cavaliere, amico di Mattia, è innamorato di Romilda ma non osa farsi avanti e Mattia si espone per lui tanto che gli ruberà il suo amore, ma mentre Mattia si trova a Roma lei lo sposerà
• Roberto, fratello di Mattia, è il diretto paragone che ci pongono all’inizio con Mattia che ci fa intendere che non furono solo le sua condizioni economiche a renderlo l’inetto che si è rivelato, perché Berto conduce una vita serena, seppur modesta
• Precettore Pinzone,, fu l’educatore dei fratelli Pacsl, mma in realtà gli insegnò ben poco e fu uno di coloro che causarono il loro crollo finanziario
• Oliva, figlia di un fattore che lavorava in uno dei possedimenti dei Pascl, si sposò col Malagna come sua seconda moglie e gli diede un figlio seppur egli fosse sterile, che era per metà di Mattia, che si propose all’opera èper non farla ripudiare
• Batta Malagna, amministratore di Mattia, fu il principale responsabile del loro crollo finanziario ed ebbe , anche in campo amoroso, degli scontri con Mattia, che sposò sua nipote Romilda mentre voleva farlo lui
• Romilda Pescatore, nipote del Malagna, sposò Mattia nella speranza che la portasse lontano dall’oppressione materna, ma le sue speranze infrante la fecero inasprire, ma un’ulteriore evoluzione avviene quando sposa Pomino: ella torna fiorente e dolce come quando Mattia l’aveva conosciuta
• Vedova Pescatore (Marianna Dondi), madre di Romilda, non approvava il matrimonio, ma la figlia era già stata compromessa da Mattia e non ne potè fare a meno, per evitare lo scandalo; ma ella fu sempre il tormento di Mattia, fino a divenire fra le principali cause per cui scappò
• Adriana Paleari, era la giovane che badava alla casa in cui Adriano Meis aveva afittato una stanza e di cui si era iunnamorato, ma che non potè amre liberamente perché lui non esisteva
• Silvia Caporale,quarantenne zitella, che affitta anch’ella una stanza presso i Paleari, personaggio particolare presentato con il tipico UMORISMO PIRANDELLIANO, che ne esalta le stranezze che posso apprire comiche ma ad una più attenta analisi risultano tragiche
• Anselmo Paleari, padre di Adriana, capo-settore del Ministero della pubblica istruzione
• Terenzio Papiano, è il cognato di Adriana Paleari
• Pantagada Pepita, figlia del Marchese spagnolo Giglio d’Auletta
• Bernaldez, pittore amante di Pepita che aggredirà Adriano Meis, perché Pepità flirtava con lui e ne ha scatenato la gelosia

LEGENDA:

rapporto di incontro-scontro-incontro
rapporto di incontro-scontro
rapporto di incontro
rapporto di scontro

Come ho già detto il protagonista è caratterizzato dalla solitudine, quindi sono pochi i rapporti di incontro che riesce a istaurare e questi sono con i familiari, con l’amico Gerolamo ( con cui si romperà l’amicizia con il matrimonio con Romilda e che si risalderà dopo ch’egli tornerà da Roma), con le donne che ha amato, che per motivi diversi ha abbandonato e con Anselmo Paleari, rapporto saldato dai loro discorsi filosofici.

I temi trattati nel romanzo sono molti, ma i più importanti e quelli su cui si sofferma maggiormente a riflettere il protagonista sono:la ricerca dell’identità, il significato di libertà, l’amore, la solitudine, la morte e il contrasto fra l’essere e l’apparire.
La ricerca dell’identità per il protagonista è ovvia, egli infattii scappa da Miragna perché è oppresso dai creditori, dalla famiglia e da un’esistenza che non lascia sperare miglioramenti, che gli permettano di realizzarsi; cerca di rifarsi una vita, inventandola di sana pianta per Adriano Meis, ma seppur sia una bella vita, non è la sua e non è ancora lui, non può comportarsi liberamente perché attirando l’attenzione attirerebbe anche curiosità e domande. Solo quando si libera del suo passato di Mattia Pascal e rinuncia a un futuro da Adriano Meis riesce a essere liberamente se stesso senza opprimere nessun lato del suo carattere com’era quasi riuscito a fare nella giovinezza.
Il protagonista apprende che non è mai riuscito ad ottenere la libertà come la voleva lui e ad un certo punto non la desidera neanche più: infatti egli era sciolto da qualunque legame e aveva abbastanza soldi da condurre una vita modesta, ma poi la solitudine lo ha costretto a legarsi a una casa e a delle persone, seppur superficilmente nella maggior parte dei casi.
La morte è oggetto di più d’una riflessione del protagonista, vi è anche un dialogo fra Anselmo Paleari e Adriano Meis sulla morte, ma per il protagonista assume un significato particolare: egli vive come un morto. In più occasione questo pensiero ha tormentato la sua esistenza: egli voleva rifarsi una vita, ma invece morendo non ha più potuto vivere, sia per questioni puramente burocratiche legate all’identità, sia per questioni morali, come l’abbandono di una moglie.egli appariva agli occhi degli altri un uomo tranquillo, di buone manire, agiato, seppur con un passato piuttosto misterioso.
Tutti questi temi sono il risultato delle riflessioni del protagonista che esprime i suoi pnsieri con monologhi e soliloqui.
Molto usata è la tecnica del discorso diretto, mentre è molto meno ricorrente la tecnica del discorso indiretto, utilizzata sono nei dialoghi di poca rilevanza.
Quindi il narratore crea una distanza minima fra i personaggi e il lettore, seppur il narratore mantenga sempre un certo distacco, come se stesse parlando di un’altra persona a lui indifferente, come per indurre maggiormente il lettore alle riflessioni personali, però con questo la distanza se pur fra le minori, aumente rispetto a quello che potrebbe essere con le tecniche utilizzate.
Particolarmente coinvolgente è l’uso del climax, per esempio nel viaggio di ritorno verso Miragno in cui Mattia Pascal medita vendetta.

La sequenza chiave del racconto in cui si trova un passaggio molto importante , a mio avviso, è una squenza riflessiva nel capitolo VI, che può essere riassunta in una frase “Estrarre la logica dal caso, come il sangue dalle pietre”, il protagonista si domanda perché gli fosse stata destinata una sorte tanto avversa, e come porvi rimedio. Ritengo che sia importante perché è il motore della vicenda la sventura che colpisce Mattia (che poi, a parer mio, è solamente il risultato dei suoi forzi per avere una vita migliore).

Nella conclusione del romanzo il protagonista alla domanda “chi sei?” risponde “ io sono il fu Mattia Pascal”, mentre nell’esordio troviamo più volte ribadito “io sono Mattia Pascal”, come se fosse l’unica certezza che ha. Il finale è dunque l’opposto dell’esordio. Nega assolutamente anche quella misera verità a cui fa appello il protagonista. Egli ,colpevole di aver tentato di ottenere una vita più autentica e gratificante, è condannato ad essere quel “fu Mattia Pascal” che lui stesso aveva seppellito.

Ho gradito molto questo romanzo di facile lettura ma di significati profondi, con variazioni di sensibilità e delicatezza con momenti molto intensi. L’abilità di Pirandello è stata grande nel spingerci a riflettere se veramente questo personaggio subisce un’evoluzione profonda nel corso nel romanzo o è sempre lui solo con “maschere” diverse.

Esempio