Twist and shout

Materie:Traduzione
Categoria:Inglese

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Testo

ACT ONE
SCENE 1
PAUL - Io nn ti capisco…che c’è che non va?
JOHN - niente, è solo che nn riesco a levarmela dalla testa.
PAUL - ancora lei…da quando l’hai incontrata hai perso la tua testa; lei non ti lascia un minuto, sempre attaccata a te, non potete comunicare più…per esempio dov’è lei ora? Perché non è qui?
JOHN – Sai cosa significa il suo nome in Giapponese? Significa figlia dell’Oceano, vedi? Un’altra cultura…Paul, John cosa significano? Niente.
PAUL – John ascoltami. Non posso dirti di più. Noi abbiamo un mucchio di problemi finanziari, la Apple è nel caos e tu stai là tranquillamente ad organizzare "eventi artistici" con lei.
JOHN – Cosa ne sai? Quando l’ho incontrata, invece di rispondermi, mi ha dato un biglietto da visita con scritto "respiro"...capisci? Io ho bisogno di respirare, io sono stufo…ho bisogno di aria, aria…(esce)
Entrano Ringo e George
GEORGE – Sono contento che ti piaccia la mia musica…guarda! (indicando Ringo). Sta venendo.
RINGO – Suppongo che l’idea di mettere alcuni fiori sulla mia batteria sia tua, non è vero Paul?
PAUL – Onestamente è George che ha avuto l’idea di mettere i fiori sulla batteria, io ho solo scritto il biglirtto.
RINGO – Grazie lo stesso…e John?
PAUL – Andato!
GEORGE – Quella donna Giapponese è una persecuzione…lei entra nello studio e sta lì, accovacciata sul pavimento ai piedi di John…la sua presenza è fastidiosa.
PAUL – A dire il vero…da quando è qui io e John non riusciamo a suonare insieme…Ogni volta se ne va via per conto suo. Noi camminavamo un po’ lungo la via insieme, ricordi? Un giorno io andai con un mio amico a Woolton a Liverpool, e c’era questo villaggio in festa, dove John e i suoi amici stavano cantando. Il mio amico conosceva John, che era un suo vicino, John era sul palco a cantare " Come little darlin’, come and go with me". Ma lui non aveva mai saputo le parole, perché lui non conosceva il disco, così lui ci mise delle sue parole. Mi ricordo di quanto ne fui impressionato e pensai "wow, è un grande!". Così dietro al palco, nella sala di una chiesa più tardi, io scrissi poche parole e gli insegnai come suonare "Twenty flight rock" e, penso, un’altra. Lui suonò tutta questa roba e mi ricordo di aver pensato che lui fosse un po’ sbronzo. Veramente un simpatico tipo, ma era ancora un po’ sbronzo. Poi il giorno seguente, un amico di John mi aveva visto in bicicletta a Woolton e disse " hey, loro dicono che gli piacerebbe veramente averti nella loro band, se ti andasse di unirti a loro". Io dissi "Sèè sarebbe grandioso". Poi ci incontrammo in un posto ed entrai nella band! Certo, è stato grandioso, all’inizio. La strada era lunga, piena di curve e svolte…difficile. Noi eravamo pieni di noi allora, pieni di sogni, musica e non eravamo preoccupati di cosa ci riservasse il futuro. Una lunga e ventosa strada…(inizia a cantare The long and windind road).
SCENE 2
Liverpool 1960.
John and Paul seggono uno di fronte all’altro.
JOHN – Ragazze Paul! Ragazze, ragezze, ragazze. Tutto quello a cui pensi sempre sono le ragazze.
PAUL – Tu sei solo geloso.
JOHN – Geloso. Sèè, suppongo di esserlo. "guarda Paul, è così fiko. Questo è quello che tutte dicono, anche la notte scorsa al Fox & Hound, loro avevano gli occhi solo per te.
PAUL – E cosa circa quella rossa con cui hai fatto casino.
JOHN – io, con una ragazza? Sai cosa voleva Mi aveva chiesto se tu avessi una ragazza fissa. Così tanto per far casino, lei voleva solo parlare di te.
PAUL – Ed è colpa mia? OK OK è sempre colpa mia! Vuoi combattere? OK allora alza i tuoi pugni!
JOHN – Smettila, Paul. E solo che tu hai tutta la gloria, questo è tutto. Come un gruppo noi siamo vani, questo è tutto.
PAUL – Ora stai solo esagerando! La band era a posto l’altra notte al Fox & Hound, dimentica le ragazze, e ndò bene pure al Nerk Twins.
JOHN – Ma non abbastanza. Quello che sto cercando di dire, Paul, è che tu mi hai presentato Elvis, "Cunard Yanks" di Chuck Berry, mi hai fatto scoprire Ike Turner da New York. Mi hai mostrato un intero nuovo mondo di musica. Ma noi siamo troppo lontani, indietro, noi mai ce la faremo da soli. Intendo io vorrei essere un successo.
PAUL – Aspetta. Noi siamo entrambi giovani, non facciamo ancora quarant’anni in due. Noi ne abbiamo da imparare, ne abbiamo da crescere.Te l’ho sei detto. E poi questi nuovi beats che tanto ci ispirano grazie a te, Keruac, Ginsberg, LeRoi, Jones, loro possono certamente insegnarci una cosa o due.
JOHN – Noi ci stiamo stendendo lungo la marea del cambiamento, Paul. Il mondo sta cambiando. Questo tipo di musica non è mai stata sentita prima. Anche la poesia è cambiata…Questo è il nostro momento, alla gente piacciamo io e te Paul, noi siamo la rivoluzione, e questo è il perché noi dobbiamo essere meglio degli altri.
PAUL – E noi stiamo facendo quello che possiamo. Almeno io lo sto facendo.
JOHN – Anch’io, ma questo non è un problema. Noi dobbiamo trovarci un nome migliore. I Querryman rompe. (pausa). Il batterista ci ha lasciato quando noi stavamo chiamando Johnny e i Moondogs. Ricordi, hai ditrutto il suo furgone e le mie valigie quasi lo uccidevi! Noi avevamo un nome migliore come i Silver Beetles, almeno eravamo pagati, anche se era solo da suonare un buon ritmo per accompagnare Janice, la spogliarellista.
PAUL – Stu pensa di avere trovato il giusto nome: the Beetles.
JOHN – Non male, ma non è abbastanza forte. Chi siamo noi? Noi siamo lombrichi, scarafaggi fetosi, scarafaggi che la gente calpesta solamente. Questo è ciò che il nostro nome dovrebbe dire, i vermi rivoltaranno, noi faremo cambiare alla gente la loro mente riguardo a noi, noi saremo una rivoluzione.
PAUL - Tutto giusto allora. Ci sono tantissimi movimenti là fuori e noi siamo proprio in mezzo a quelli, qui a Liverpool. La musica e la poesia stanno cambiando il mondo e noi scarafaggi abbiamo imparato come cantare e ora faremo sedere la gente e ascoltare.
JOHN – Aspetta un secondo. Paul, noi ci siamo appena chiamati Beetles. Noi siamo dei beater, o no? Io ho un’idea, e se ci chiamassimo Beat-les, ancora Beetles ma con il beat!
PAUL – Idea brillante, John! Mi piace. The Beatles. Dice tutto circa chi noi siamo e cosa noi facciamo. Grande ma io devo distruggere.
JOHN – Aspetta un secondo, Paul, non ti ho detto ancora la cosa più importante.
PAUL – Cosa c’è allora?
JOHN – Cosa ne diresti di andare un cinque mesi ad Amburgo con tutte le spese pagate, e intendo anche pagati, per suonare in un night-club?
PAUL – Tu stai scherzando!
JOHN – Non è uno scherzo. Ma dobbiamo darli un nome sanguinante.
PAUL – The Beatles!
JOHN – A posto allora. Questo è risolto, o no?
Pausa.
PAUL – Amburgo, non posso crederci…ne sei sicuro?
JOHN – L’audizione è domani. Pensa! Amburgo, birra, ragazze…
PAUL – E una fissazione per te, non riesci a pensare qualcosache non sia il sesso?
JOHN – Senti chi parla. "Paul così affascinante, è un tal fiko, così sexy…" Comunque, chi porteremo con noi alle audizioni domani?
PAUL – George!
JOHN – George?
PAUL – George!
JOHN – Perché George?
PAUL (imitandolo). – Perché George?
JOHN – Ma lui ha appena avuto gli orecchioni.
PAUL – Sì ma sa suonare meglio di me e te messi assieme!
JOHN – Ma è solo quindicenne.
PAUL – Esattamente…
JOHN – OK!
PAUL – L’ho sentito suonare "Raunchy"alla giusta velocità, dal momento che non ho potuto ottenere che il beat sanguinasse veramente
JOHN – OK OK!
PAUL – E poi?
JOHN – Perché, Stu, naturalmente.
PAUL – Ne sei sicuro?
JOHN – OK . Non è esattamente un genio, ma lui farà bene. E poi lui è un mio amico dopo tutto.
PAUL – E per la batteria?
JOHN – Suppongo che potremmo chiederlo a Pete Best.
PAUL – Ma lui sa suonare?
JOHN -- Solo Dio lo sa, ma sua madre è appena andata e gli ha comprato un nuovo equipaggiamento.
PAUL – Nuovo?
JOHN – Nuovo di zecca, ed è tutto suo.
PAUL – E dentro!


SCENE 3
Top Ten Club, Reeperbahn, Amburgo, 1961. Roll Over Beethoven.
La cazone finisce.
JOHN – Grazie mille. Ora vorremmo eseguire uno dei nostri pezzi: "I saw standing there".
Allora suonano, ricevono gli applausi, poi si seggono ad un tavolo e bevono una birra.
STU – Bene, è sembrato che questo sia stato apprezzato o no?
Tutti stanno in silenzio
STU – Devo parlarti John.
JOHN – Ci sei già.
STU – OK. (rivolgendosi a tutti). Io ho trovato un posto all’ Hamburg Art College. Io sto lasciando la band. Io non sono tagliato per questa musica poco seria. Io non sono bravo, voi tutti lo sapete…Io ho deciso, io voglio dipingere, questa è la mia vocazione. Io e la mia ragazza vogliamo rimanere qui ad Amburgo...Ascolto sono serio riguardo a ciò!
JOHN – Ne sei sicuro?
STU – Andiamo, fellas, tu sai dannatamente bene che io sono lento. Solo l’altro giorno quando noi stavamo provando e suonando quella versione jazzata di "My bonny lies over the ocean" c’era un produttore tedesco, tutti voi avete visto come lui mi fissavae poi quando noi provammo "When the saints go marching in", egli mi attacco. Egli è lo sciocco di nessuno, e questo è il motivo per cui non ci ha scritturato, non gli piacevo. E dopo tutto ci ha ragione. Voi tutti mi state tenendo lontano da quello che veramente voglio fare. Io voglio diventare un artista, un pittore.
PAUL – Piantala, Stu. Lui era solo un idiota, un vecchio stupido. Lui non sapeva niente del beat. Non aveva niente a che fare con te.
STU – No, Paul. Non dire sciocchezze. Ti ho sentito l’altro giorno, a discutere con John di me. Comunque sono deciso. Qui vi auguro tutto il meglio. Voi siete ancora miei compagni dopo tutto.
PAUL – Scusa Stu. Scusa per quello che ti ho detto l’altro giorno…
STU – Tutto ok…ma io sono inutile, ogni accordo esce male. Io non riesco mai a farlo uscire ok al primo colpo.
JOHN – Bene allora, vedendo come tu hai deciso di uscire, è il tuo turno.
Tutti ridono. Pete va al bar.
PETE – Fermi un attimo, ragazzi. Il capo ci vuole sul palco per assordare i ragazzi. Dice che ci paga di più, ci da tre pinte gratis a sera. Il resto lo pagheremo noi con i nostri soldo o lui incomincerà a scalarceli dalla nostra paga…
JOHN – Vieni Stu. Questa sarà l’ultima volta che noi suoneremo insieme quindi andiamo là e uccidiamolo.
Suonano She loves you. Dopo la canzone rimngono solo Paul e stu in scena.
STU – Hey Paul prima di andare voglio dirti una cosa…Qui è tutto tuo. Non ho bisogno di nulla. Dopo tutto, la band ha bisogno di qualcuno che suoni il basso decentemente.
PAUL – Wow! Ma io non penso che tocchi a me (Lui esegue qualche accordo). Chi su questa terra sa mettere a posto queste corde?
STU – Hanno tagliato una corda da pianoforte in mezzo. Le corde per bassi costano maledettamente tanto, circa due sterline l’una, troppo per me.
PAUL – Ma in questo modo devo suonare le cose sopra sotto!
STU – Non lo so. E abbastanza difficile suonare con le corde regolari, immagina che tipo di confusione io ho fatto suonando in un altro modo.Ma per te è differente Paul, tu potresti suonare ogni cosa bendato, davanti dietro, sopra sotto!
PAUL – Hey ragazzo! Lo sai, ha un gran suono. (lui suona). Sanguinariamente meraviglioso. Lo amo. Sai che dico? Grazie! Tu mi hai appena dato il più grande dono della mia vita. Io penso che proprio il quarto di noi dimostrerà di farlo dopo tutto.
SCENE 4
Il Cavern Club, Liverpool. Dicembre 1961.
La band suona Twist & Shout.
BRIAN – Hey, voi là! C’è qualche possibilità di break per la band a breve?
WAITER – Cosa?
BRIAN – Ho chiesto esattamente se la band ha un break a breve.
WAITER – Sèè. La band è proprio forte, no?
BRIAN – Cosa? No, quello che intendevo era…oh, mio dio.
WAITER – Scusi, ma non la sento!
La band finisce la canzone. Brian e il cameriere applaudono
WAITER – Hey loro devono essere morti lieti quando vi trovano pensano che anche loro sono bravi. Forse loro stanno facendo una pausa ora. Vuole che la presenti Mr Epstein?
BRIAN – Come è venuto a sapere chi sono?
WAITER – Noi tutti la conosciamo qui, Mr Epstein. Lei ha il migliore negozio di dischi della zona. Se vuole parlare con i ragazzi, questo è grandioso. Loro sono di gran lunga la migliore band nel giro di miglia.
BRIAN – Bene mi faccia strada.
Il cameriere porta Epstein dietro il palco
BRIAN – Ora è più facile sentire…um. Lasciate che mi presenti. Io sono Brian Epstein e sono il proprietario del più grande negozio di dischi della città.
PAUL – Sì, lo sappiamo.
GEORGE – Com’è che è qui?
BRIAN – Voglio farvi una proposta. Un paio di settimane fa un giovane ragazzo è venuto nel negozio e cercava "my bonnie lies over the Ocean" dei Beatles. Naturalmente non ce l’avevo. Così provaia cercarla e scoprì che c’era solo una versione tedesca. Ma mi fu detto anche che se volevo vedere im Beatles per mio canto potevo trovarli al Cavern Club. E questo è quello che ho fatto negli ultimi due giorni: io sono stato dietro ad ascoltare e ad osservare. Io anche vi ho cercato. Alcuni dei vostri precedenti soci in affari mi hanno avvertito di stare alla larga da voi. Nonostante ciò, io vi sto offrendo i miei servizi come manager.
JOHN – Così lei vuole diventare il nostro manager?
BRIAN – Err sì.
JOHN – E cosa le fa pensare che noi abbiamo finalmente bisogno di un manager? Noi stiamo andando bene così. Noi abbiamo suonato all’estero e abbiamo registrato una canzone o due che, a quanto si dice, stia vendendo bene al vostro negozio.
BRIAN – Sicuro. Una copia. Io so anche che avete grossi problemi a fare finali adatti.
PAUL – Ultimamente sì. Ma noi abbiamo alcuni progetti in testa.
BRIAN – Naturalmente li avete. Ma non andrete da nessuna parte senza un manager. E io ho intenzione di farlo. Volete il mio aiuto o no?
Pausa.
JOHN – E lei pensa di potere procurarci qualche ingaggio decente?
BRIAN – So chi può farlo.
JOHN – Okay allora.
PAUL – Ma se lei fosse il nostro manager, ciò comporterà cambiamenti alla nostra musica?
BRIAN – La musica no, no…Più che piacevole, voi dovete cambiare il resto. Voi siete osceni, puzzata fin su in paradiso, e siete così disordinati. Un bagno ogni giorno a partire da oggi ok? E questo include i piedi, dietro le orecchie, lavarsi i capelli e per l’amor di dio tagliarli. Io voglio che voi stiate fuori dalla massa. Le band di oggi sono tutte uguali. No è solo una motivo di musica, voi dovete avere anche un’immagine nuova, un nuovo look. Io vi procurerò vestiti, stivali, ecc. Voi concentratevi sul tenervi puliti e sul mantenere i capelli corti. Recepito il messaggio?
Tutti e quattro i ragazzi si guardano l’un l’altro schockati.
JOHN – Ma noi…
BRIAN – Niente ma…lo volete un manager o no? Bene allora, o fate come dico o non se ne fa niente.
Paul e John si scambiano uno sguardo e poi annuiscono d’accordo.
JOHN – Ok Brian, sei dentro, tu sei il nostro manager. Noi faremo come dici, ma tienici lontano da tutto questo…
BRIAN – Grandioso. Io mi sono già preso la libertà di invitare un ragazzo della Decca records.
Paul e John rimangono senza parole.
PAUL – Decca?
BRIAN – Perché non è abbastanza buona per voi?
JOHN (ridendo) – Ma la Decca è lo studio numero uno di Londra…è il più grande studio di registrazione al momento!
BRIAN – Questo è ciò a cui serve un manager, o no? Se gli piacete andremo a Londra a registrare.
JOHN – Ti fa problema se ti chiamo Brian?
BRIAN – Per me va bene.
JOHN – Bene Brian, lasciami dire che sei proprio brillante!
BRIAN – Se il progetto con la Decca non va in porto, ho organizzato un incontro con George Martin della Parlophone. E’ una società molto più piccola, ma va bene lo stesso.


SCENE 5
Studi di registrazione Abbey Road 1961
I Beatles cantano Love me do.
BRIAN – Bene, che ne pensate?
MARTIN – C’è qualcosa di non completamente a posto con il ritmo. Ma il sound è perfetto, abbastanza originale direi. Sei già stato alla Decca?
BRIAN – Sì, ma non se ne è fatto niente. Loro non permettono che i ragazzi usino i propri strumenti e tu sai come sono fatti questi artisti, pensano di più ai loro strumenti più che alle loro ragazze. Comunque, loro erano veramente irritati e non hanno dato il loro meglio. La Decca ha optato per un’altra band. Qualcosa di più tradizionale, di più sicuro.
MARTIN – Questo è il business. Comunque, i ragazzi mi piacciono e penso che noi possiamo lavorare insieme.
BRIAN – Veramente? Questa è una notizia grandiosa. Io non sapevo che tu avessi a che fare con questo genere di musica, io avevo l’impressione che tu fossi solo commedie e musica classica.
MARTIN – Questo è il pane condito con il burro, Brian. Ma noi abbiamo tutti i nostri sogni privati. E perchènon dovrei provare per una volta. Riconosco che questi ragazzi possono farcela, loro hanno buone possibilità. Andiamo Brian e parliamo un attimo
Loro entrano nella sala di registrazione.

MARTIN – Bene ragazzi. Ce l’avete fatta. Io sono abbastanza impressionato da voi e ora vorrei sentirvi suonare qualcos’altro. Voi avete tutto quello di cui avete bisogno o io posso fare qualcosa per voi?
GEORGE – Si cambi la cravatta, Mr Martin.
MARTIN – Okay. La prossima volta indosserò un fazzoletto.
Esce.
JOHN – Bene?
BRIAN – E’ come ha detto, gli piacete veramente ed è impressionato della vostra puntualità e del vostro nuovo pulito look.
JOHN – Stai scherzando, o no?
BRIAN – Per niente, io so come vanno gli affari…mi avete pagato per i miei consigli.
PAUL – Consigli? Piuttosto ordini!
BRIAN . Giusto…e ora ritorniamo al lavoro. Veramente fategli vedere.
Suonano I want to hold your hand. Alla fine G. Martin ritorna dentro.
MARTIN – Okay ragazzi, vi meritate un sandwich e una birra. Offro io. Peter, sei un bravo ragazzo, esci e portaci qualcosa. Qui prendi questi. Il negozio è proprio dietro l’angolo.
PETE – Okay, sarò di ritorno in un momento.
GEORGE . E non mangiare tutto prima di ritornare, come al solito. (Tutti ridono).
Pete esce.
MARTIN – Scusatemi, ma ho dovuto mandare Pete fuori di qui, non è bravo, lui vi frena. Fa il suo proprio dovere. Io ho sentito la vostra canzone di nuovo e la batteria era sempre sbagliata. Tocca a voi, ma io non posso usarlo per le registrazioni. Potrebbe andare bene per i concerti ma non va bene qui.
John, Paul e George si guardano l’un l’altro.
JOHN (a Paul) – Cosa diremo a sua madre?
PAUL – E’ tuo amico, no?
JOHN (rivolgendosi a Martin) – Nessun problema, lo rimpiazzeremo in qualche modo. Qualcos’altro che non va?
MARTIN – Non dobbiamo commuoverci, Lennon. Il resto è ok.
BRIAN – Buono a sentirsi. Ma noi dobbiamo trovere qualcuno che lo rimpiazzi. Qualche idea?
JOHN – Forse…se lui vuole.
PAUL – Lui chi?
JOHN – E’ solo un’idea…dov’è il telefono più vicino?


SCENE 6
Una cabina telefonica fuori da Abbey Road. Sta piovendo.
JOHN – Salve, è il campo vacanze Butlin? Sèè, io desidererei parlare con Ringo starr…No, RINGO STARR…Sì il batterista…quello con Rory Storm e gli Hurricanes…Hiya amico, come ti va allora?
RINGO – John Lennon dei Beatles?
JOHN – Sì, sono io…come ti va la vita allora?
RINGO – Non male. Molte ragazze qui…
JOHN _ In quel caso io sono il primo preparato e noi parleremo faccia a faccia.

by EDOLUZ
RINGO.- Per me va bene. Cosa ti tiene?
JOHN.- No, stavo scherzando. Ascolta, come vorresti far parte della band?
RINGO.- E’ un altro scherzo, vero?
JOHN.- No, sono serio, lascia Rory e vieni con noi.
RINGO.- E Pete, cosa ne sarà di lui?
JOHN.- Sai bene come me che Pete non è bravo.
RINGO.- Ma non posso, sono sotto contratto per le prossime 3 settimane.
JOHN.- Senti Ringo, chiunque a Liverpool sa che sei il più grande, perfino io lo so. Tu sei sempre stato il ragazzo che cercavamo per la batteria.
RINGO.- Ok, ne riparleremo quando tornerò a Liverpool.
JOHN.- Non hai capito una cosa, vero? Non sono a Liverpool, sono a Londra e stiamo registrando alcune nuove canzoni. Saremo un successo, e vogliamo te.
RINGO.- Ma sono (skint).
JOHN.- Quanto ti pagano?
RINGO.- 50 a settimana senza tasse, più pensione e camera ammobiliata.
JOHN.- Cosa ne dici di 125, più pensione e camera ammobiliata.
RINGO.- Cosa?
JOHN.- Mi hai sentito! 125. Adesso è due volte e più. Cosa ne dici?
RINGO.- Sarò lì domani. Quando iniziamo a registrare?
JOHN.- Tra tre giorni. Ci verrà dato abbastanza tempo.
RINGO.- Ok, chi pagherà il mio taxi?
JOHN.- La produzione. Siamo sulla strada verso la cima. Di’ al tassista di portarti direttamente agli studi Parlophone ad Abbey Road.
RINGO.- Ok, sono sulla mia strada. Grazie, ci vediamo più tardi.
JOHN.- Oh, una sola notte, Ringo. (pausa) Scusami, ma devi lavarti – anche i piedi – e tagliarti quei capelli. Ci occuperemo dei vestiti.
RINGO.- Oh, inferno!
JOHN.- Inferno è la parola giusta! Non mi riconoscerai!
SCENA 7
Studi di registrazione ad Abbey Road
MARTIN (parlando all’interfono).- Quando siete pronti.
JOHN.- Ho visto le menti migliori della mia generazione…
PAUL.- Che cos’è quello?
JOHN.- Signor Martin, lo conosce, non è vero? Allen Ginsberg, il più grande poeta vivente…
MARTIN.- L’ho letto… Adesso siete pronti?
Suonano PLEASE PLEASE ME
Qual è il nome di quel poeta, John?
JOHN.- Ginsberg, Allen Ginsberg e il suo poema si chiama "L’urlo".
MARTIN (scherzando).- Non male… cosa ne dite di ripetere questo primo verso?
JOHN.- " Ho visto le menti migliori della mia generazione…"
MARTIN.- Molto… bello. Adesso siete gli unici dentro le migliori menti della vostra generazione. E’ un successo.
GEORGE.- Sei troppo gentile! (sorride)
MARTIN.- Che spirito! Oh, ad ogni modo. Non so se vi è giunta notizia, ma oggi indosso un foulard.
GEORGE.- Adesso cosa facciamo per i capelli?
MARTIN.- Ho promesso che li avrei fatti crescere se il disco avesse raggiunto il posto numero uno, OK?
BRIAN (interrompe).- Ok ragazzi, bel lavoro. E’ un (wrap)!
JOHN (a Ringo).- Così ti piacciono le batterie di Pete?
RINGO.- Non ho mai suonato un set migliore, così facile che anche tu potresti suonarle.
JOHN.- Hai ragione, ma come sei con la chitarra?
RINGO.- Favoloso. (just eat it up).
PAUL (intromettendosi).- Ehy John, ti ricordi quando andavamo a sentire Rigo suonare a Liverpool?
JOHN.- Certamente, la maggior parte del tempo ha suonato in alcune vecchie pattumiere, era squattrinato.
RINGO.- E’ il modo migliore per imparare.
JOHN.- Visto che non è mai troppo tardi, cosa ne dite di andare a sentire un cantante folk americano, un giovane ragazzo come noi. Si dice che sia abbastanza bravo.
PAUL.- Come si chiama? Magari lo conosco.
JOHN.- E’ nuovo, si fa chiamare Bob Dylan.
PAUL.- Bob Dylan? Mai sentito di lui.
JOHN.- Bene, comunque è qui a Londra. Cosa stiamo aspettando?
Sentiamo BLOWIN’ IN THE WIND di Bob Dylan
SCENA 8
Gli offici di una compagnia radiofonica inglese
MANAGER (al telefono).- …E quanti ce ne erano?… Un milione?… E la polizia, hanno provato a fermarli?… No… Non ne avevano bisogno? Ah, ho capito… Comunque, grazie per l’informazione, arrivederci (aggancia il telefono. Dopo chiama un giornalista al telefono)… Puoi venire un attimo? Sì, immediatamente… (aggancia). E’ insopportabile… solo brutte notizie… mai qualcosa di appassionante da dire… niente… solo problemi e difficoltà…
Entra il giornalista
REPORTER.- Sono qui, capo… posso sedermi? ( si siede)
MANAGER.- Un milione di neri, capisci?… Dimostranti di fronte alla Casa Bianca, e quel che è più, tranquilli ed inoffensivi.
REPORTER.- E la polizia? Perché non hanno dispersi?
MANAGER.- E’ quello che mi sono chiesto. Non sono intervenuti perché non erano autorizzati… Dove tutto questo finirà? E sai chi ha organizzato tutto questo?… Martin Luter King!
REPORTER.- E chi è?
MANAGER.- Un nero, prete e pacifista!
REPORTER.- E come dovremmo metterla? Dobbiamo dare la notizia?
MANAGER.- Sì, ma col tono giusto… come se fosse… folklore… è chiaro?
REPORTER.- Va bene. Nient’altro?
MANAGER.- Fammi federe… tutti i giorni brutte notizie… sono stufo… prima fanno fuori Kennedy, poi il Papa muore… infatti questo è proprio un anno nero.
REPORTER.- Infatti, 1963 non è stato un anno fortunato… E’ successo tutto, anche qui, lo scandalo Profumo è arrivato al momento sbagliato.
MANAGER.- Non dire altro, non posso sopportare altro… com’è imbarazzante.
REPORTER (ridendo).- Tuttavia, il Great Train Robbery (Grande Furto del Treno) fu un capolavoro.
MANAGER (si alza rabbiosamente e colpisce la scrivania con i pugni).- Anche tu! Tutti ne parlano orgogliosamente: questi ladri sono diventati eroi… che disgusto! (si siede ancora). Solo brutte notizie… come finirà?
REPORTER.- Bene, capo ho avuto un ‘idea.
MANAGER.- Un idea? Da quando hai idee?… Ti ho assunto per avere idee? Tu devi fare solo quello che io ti dico… io sono quello che ha le idee… E’ chiaro?
REPORTER (spaventato).- Ok, dimentichi quello che ho detto. (si gira come per uscire)
MANAGER.- Dove stai andando?… fermo… Hai detto che hai un’idea? Vieni qui e sussurramela nell’orecchio. (il giornalista si avvicina e sussurra nell’orecchio del manager)… Ma certo… che genio… perché non l’ho pensato prima… fantastico… siediti e scrivi, prendi nota. (il manager si alza e cammina per l’ufficio) Da adesso non solo brutte notizie… apriremo i nostri microfoni al mondo della cultura, dell’arte e, perché no, anche della musica… è chiaro? Per fortuna che sono qui… adesso dimmi… Ci sono notizie dal mondo della musica?
REPORTER.- Mi faccia pensare… C’è questo nuovo cantautore che sta riscuotendo un certo successo…
MANAGER.- Bene, bene, musica e poesia, è una buona notizia, e come si chiama?
REPORTER.- E’ un Americano, si chiama Bob Dylan… il suo primo disco esce quest’anno, il titolo è "Blowin’ in the wind"…
MANAGER.- No, no… voglio qualcosa di autentico da casa, mi capisci?
REPORTER.- Ci sono alcuni ragazzi di Liverpool… stanno riscuotendo un tremendo successo presso i giovani.
MANAGER.- Va meglio, anche se sono di Liverpool…
REPORTER.- Sì, ma vivono a Londra.
MANAGER.- Grande, e come si chiamano?
REPORTER.- The Beatles.
MANAGER.- Scarafaggi??? Che nome disgustoso.
REPORTER.- No, capo, non scrafaggi ma BEATLES… è un gioco di parole per fare capire alla gente che sono BEAT.
MANAGER.- BEAT? E cosa sono?
REPORTER.- E’ un movimento culturale di protesta.
MANAGER.- Perfetto… Mi piace, in questo modo il pubblico può dimenticare i suoi problemi e divertirsi da solo… cosa sappiamo di loro?
REPORTER.- Bene, per esempio, appariranno al Palladium questa sera.
MANAGER.- E sei ancora qui? Corri, intervistali, portami le loro canzoni… Lo sapevo, lo sapevo… Beatles, che nome divertente… che grande nazione… che grande notizia! (il giornalista esce) Che grande idea che ho avuto… Ci sono sempre buone notizie, basta inventarle… aiutarle a venire fuori… BEATLES, che grande notizia!
ATTO 2
SCENA 1
Suonano I FEEL FINE. Il gruppo è seduto in limousine.
RINGO.- Sono inzuppato. Corriamo da un concerto all’altro, non c’è tempo neanche per cambiarsi. Passo metà della mia vita in vestiti sudati.
GEORGE.- Sei sempre bagnato di sudore, Ringo, anche quando non fai niente. Sei un artista-sudato professionista. Capisci cosa dico? Sudi meglio si come suoni la batteria.
RINGO.- Cristo, sei così divertente, John… Tutto quello che esce fuori dalla tua bocca è merda…
JOHN (li interrompe).- Ok, è abbastanza per voi due. Guardate là fuori, lo fate? Smettete di litigare come una coppia di bambini.
RINGO.- Fuori dove?
JOHN.- Fuori dal finestrino… avete mai visto così tante ragazze?
RINGO.- Wow! E vogliono noi! Accosta, autista! Sto scendendo.
JOHN.- Guarda fuori! Se esci, ti divoreranno. E comunque, non sei il solo che vogliono!
RINGO.- Intendi tu, suppongo.
JOHN.- No, indovina chi?
RINGO.- Sempre la vecchia storia, sanguinario Paul!
PAUL.- Non è colpa mia, non faccio niente per incoraggiarle!
RINGO.- Palle! Tutto quello che fai è metterti il trucco, guardarti allo specchio, sorridere a tutte. Sono sicuro che pensano che vuoi sposare una di loro. Sei il bello del gruppo.
PAUL.- Dai, vanno matte anche di George, e lui non sorride mai.
JOHN (interrompe).- Che cosa vi prende oggi? Dove siamo, comunque?
PAUL.- Dallas, penso.
JOHN.- Paese fantastico, non è vero? Sembra che stiamo volando. Gli USA sono un paese enorme.
RINGO.- Hai ragione, è certamente enorme. Quello che abbiamo fatto è solo andare da un aeroporto ad un altro.
PAUL.- E la TV?
RINGO.- TV a colori, un mucchio di spettacoli, brillante.
JOHN.- Non è quello che intendo… Qui siamo nel Paese più potente al mondo, siamo al vero centro dell’impero, qui ci sono le migliori menti della nostra generazione…
RINGO.- Non riesco a capire perché hai questa fissazione con la cultura, con la letteratura. Un carico di merda della classe media. Che cosa centra con noi?
JOHN.- E’ impossibile parlare seriamente con voi. Non capite ragazzi che le cose qui stanno cambiando. Pensate a THE TIMES THEY ARE CHANGING di Bob Dylan. La rivoluzione è qui, e ne facciamo parte.
PAUL.- Brian certamente ha fatto un buon lavoro – senza di lui saremmo ancora a Liverpool. Sono veramente nella musica qui. Lo sapete che quando eravamo al Ed Sullivan Show, il tasso di criminalità si è abbassato fino al più basso degli ultimi 5 anni? Me l’ha detto Brian, e Brian ha sempre ragione.
JOHN.- Vero. E quando Elvis ha cantato a New York, quella notte non fu rubato neanche un coprimozzo!
PAUL.- Strano Paese – strano e sorprendente.
RINGO (guardando fuori).- Eccoci qui!
GEORGE.- Dove?
RINGO.- L’aeroporto, ancora.
GEORGE.- E dove andremo questa volta?
RINGO.- Seattle, penso.
JOHN.- No, l’abbiamo già fatto Seattle. Ora andiamo verso il paradiso.
Paul si guarda intorno e all’improvviso vede una folla di fans
sulla sua sinistra, che corrono verso la macchina.
Che cosa succede?
PAUL.- Fans. A ore 9!
RINGO.- Quante?
PAUL.- Centinaia.
RINGO.- Oh, no!
GEORGE.- Cosa ne sarà della macchina?
JOHN.- Non ti preoccupare. Non è la nostra macchina.
PAUL.- Autista, vai veloce!
RINGO.- Prima i Beatle, donne e bambini.
PAUL.- Usciamo di qui!
Le luci si affievoliscono. Suonano YOU’VE GOT TO HIDE YOUR LOVE AWAY.
SCENA 2
Ad una conferenza stampa.
REPORTER.- Come avete trovato l’America?
GEORGE.- Siamo andati a Greenland e tornati indietro.
REPORTER.- Quali sono i vostri programmi televisivi preferiti qui in America?
JOHN.- Le notizie in spagnolo da Miami. Braccio di Ferro, Bullwinkle e tutti i programmi culturali.
PAUL.- Mi piace la vostra TV, avete 18 canali, ma nessuno con un film decente.
REPORTER.- E’ stato fondato a Detroit un movimento per sbarazzarsi dei Beatles. Qual è la vostra reazione?
GEORGE.- Fonderemo un movimento contro il movimento di Detroit.
REPORTER.- Avete un messaggio per la gioventù dell’America?
JOHN.- Siete fortunati, avete la musica e la letteratura più bella al mondo. Avanti, cominciamo a cambiare il mondo prima che sia troppo tardi!
REPORTER.- Paul, nessun messaggio?
PAUL.- Il rock è nato sulle strade, anche la vita, non scordatelo mai. Dovete essere sulla strada, pronti a tutto.
REPORTER.- Qual è la cosa che avete veramente perso adesso che siete famosi, adesso avete perso la vostra libertà?
GEORGE.- Andando al cinema.
JOHN.- Non è vero che non siamo liberi. Possiamo fare un elenco delle molte cose per combattere per la libertà di ognuno.
REPORTER.- Qual è la vostra impressione principale dell’America?
JOHN.- Libertà.
RINGO.- Basta dire sciocchezze. Vi dirò io che cosa ci ha impressionato di più. Le ragazze.
PAUL.- Yeah, hai ragione Ringo. Le ragazze sono veramente qualcosa.
REPORTER.- Quando scrivete una nuova canzone, come decidete chi dovrà cantarla?
JOHN.- Se è bella, la canto io. Se è brutta, Paul, perché canta meglio di tutti noi.
REPORTER.- Ma come sapete se è bella o brutta?
PAUL.- Oh, e facile, la facciamo cantare prima a Ringo.
RINGO.- Non credetegli. E’ solo geloso! Sono il solo musicista blues in questo gruppo.
REPORTER.- Così pensate che contribuite in qualche modo al mondo della musica?
JOHN.- Bene, stiamo facendo del meglio. C’è una lunga strada da percorrere e noi siamo solo all’inizio.
PAUL.- Non saremo mai bravi come Chuck Berry, Elvis, Bob e molti altri.
REPORTER.- Le urla delle ragazze vi danno fastidio?
JOHN.- Quando la mia testa comincia a gonfiarsi, io guardo solo Ringo e torno indietro giù per terra.
RINGO.- Come qui – Guardo solo in uno specchio immaginario, e realizzo che tutte le ragazze avevano ragione.
REPORTER.- Un’altra domanda. Cosa farete? Avete dei piani?
JOHN.- Rimanere sull’onda anomala finché il mondo cambia, poi possiamo uscire a andare a casa.
REPORTER.- Cosa ne pensate della bomba atomica?
GEORGE.- La bomba atomica? Abbiamo avuto la forfora e questo è abbastanza!
Entra Brian e interrompe la conferenza stampa.
BRIAN.- Grazie molte, signore e signori. E’ tutto per ora, grazie… Grande, era molto impressionante. Ma dobbiamo muoverci – l’aereo sta aspettando… Grazie ancora. Andiamo ragazzi.
Stanno uscendo da soli.
RINGO.- Oh, Brian, sei così carino con noi, proprio come una mamma. Cosa faremmo senza di te?
BRIAN.- Basa fare gli stupidi. Muoviamoci, siamo in ritardo.
GEORGE.- Metterai dentro nei nostri fogli stasera.Mamma?
BRIAN.- Mi viene voglia di dimettermi in questo momento! Andiamo, marcia veloce!
Inscenano YELLOW SUBMARINE.
SCENA 3
Brian sta ordinando i fogli sulla sua scrivania.
Steve, un aiutante americano, entra.
STEVE.- Brian!
BRIAN.- Sì.
STEVE.- Ho finito il programma dei tour: Europa, il lontano est e poi tornare indietro negli USA.
BRIAN.- Bene, qualche problema?
STEVE.- Bene, forse con John.
BRIAN.- Cos’ha fatto sta volta?
STEVE.- Forse l’hai scordato, ma lo scorso febbraio o marzo fu intervistato dal LONDON EVENING STANDARD e ha detto: "Il Cristianesimo finirà. Diventerà sempre più piccolo e poi svanirà. Siamo più popolari di Gesù adesso.
BRIAN.- Non ancora? Abbiamo già parlato di questo, o no? Sai quello che piace a John, è solo un malinteso. Ha differenti idee politiche. Pensa sempre alla rivoluzione.
STEVE.- Ok, ma qui in America è su tutti i giornali e i cattolici sono arrabbiati con quello che ha detto.
BRIAN.- John non voleva dire esattamente quello. Quello che intendeva era che i Beatles stanno diventando così famosi che la gente che non ha sentito parlare di Gesù ha sicuramente sentito parlare di loro.
STEVE.- Stanno bruciando dischi dei Beatles nella piazza di Nashville. E in Alabama, in Georgia e in Texas. I preti stanno minacciando di scomunicare chiunque ascolti quella musica. I Beatles sono stati interdetti da 35 stazioni radio. Anche il Ku Klux Klan è stato tirato in ballo. Questa non è Inghilterra, lo sai.
BRIAN.- Ma ne abbiamo già discusso. John ha chiarito tutto, è stato solo un malinteso.
STEVE.- Ma non capisci! Sto parlando dell’opinione pubblica mondiale. E’ l’America.
BRIAN.- Ok, hai ragione. Abbiamo bisogno di mentire per un momento, aspettare che le cose si calmino. Quanto ci costerà cancellare il tour?
STEVE.- Stai scherzando, vero?
BRIAN.- Hai un’idea migliore?
STEVE.- Bene, ci costerà all’incirca un milione di dollari.
BRIAN.- Ok, cancella.
STEVE.- Non vorrei andare così lontano. Forse John potrebbe dire solo poche parole.
BRIAN.- Forse, ma l’abbiamo già provato in passato. Non è abbastanza. Andiamo via e cancelliamo il tour.
Steve esce, Brian rimane seduto alla sua scrivania. John e Paul entrano dall’altra parte del palco, proiettore su di loro.
JOHN.- Ok, ho commesso un errore, Paul. Ho parlato senza pensare.
PAUL.- No John,lo sai che non è vero. Tu credevi veramente in quello che hai detto. Tu e la tua dannata rivoluzione.
JOHN.- Guarda, ho già preparato una lettera di scuse per tutti i giornali. Io volevo solo dire che la religione è l’oppio delle persone… E comunque, non sono il primo s dirlo – è solo una citazione.
PAUL.- Dai John! Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati. Non mi interrompere. Sarei andato a Woolton a Liverpool con un amico che conoscevi. C’era quella festa al villaggio e tu eri sul palco cantando e suonando COME LITTLE DARLING, COME AND GO WITH ME. Eri così divertente perché io conoscevo le parole e tu no. Le inventavi grazie alla foga del momento. Non credevo che non avevi mai ascoltato la canzone. E’ per questo che sono rimasto così impressionato. E’ bravo, mi dissi, dannatamente bravo. Decisi che ti dovevo conoscere. Ti ricordi, vero? Puzzavi come la vecchia capra Billy, e ti ho visto mentre bevevi. Comunque il giorno dopo mi hai chiesto di entrare nel gruppo… e questo è tutto. Siamo stati sempre insieme. Ma non va bene adesso, John. Sei cambiato. Non ti riconosco più. Eri un fratello per me.
JOHN.- (si abbracciano) Scusami Paul, non so cosa mi sia successo. Scusa amico. Aiutami.
Cantano HELP!
by TZIZZO
SCENA 4
Ufficio di Brian.
JOHN.- Ne ho avuto abbastanza!
GEORGE.- Non ha più senso. Sono stufo! E’ così, voglio smettere.
BRIAN.- Calma, ragazzi. Discutiamone. Cos’è successo?
JOHN.- (parlando a Brian).- Abbiamo discusso di tutto fino in fondo. Continuiamo a suonare roba che è fuori portata dalla posizione in cui siamo ora. "Revolver (Rivoltella)" è troppo difficile per spettacoli dal vivo e noi siamo stufi di "I wanna hold your hand (Voglio tenere la tua mano)".
BRIAN.- Ma non capisco. Tutti i concerti sono un tutto esaurito e tu ti lamenti? Su, non puoi avere tutto, lo sai. La gente sta pagando una buona cifra per ascoltare quelle canzoni.
GEORGE.- Ma non è solo questo. La verità è che non sappiamo neanche più suonare una nota decente. Non suoniamo più bene insieme. Non è come prima. Siamo meglio negli studi di registrazione che sul palco insieme ora.
JOHN.- Brian, noi tutti siamo stanchi di viaggiare intorno al mondo. Non credo più nei Beatles. L’onda della marea ci ha spazzati via. Capisci, Brian, che non c’è un singolo vecchio club lasciato ad Amburgo? Io e Paul ci siamo travestiti e siamo andati a Reeperbahn per vedere il vecchio club, quello dove tutto è iniziato, ma è andato… come il nostro passato, le nostre idee sono state cancellate… nulla, c’è solo il nulla, è tutto andato.
BRIAN.- Penso di capire. Niente più tours, allora. Ci costerà un po’ ma non importa. George, per favore, non andare. Prendiamoci tutti una pausa per un attimo. A noi tutti serve una vacanza, un paio di mesi all’incirca. Ok?
GEORGE.- Ok. Ho inteso, non voglio davvero lasciarvi ragazzi, è solo che non voglio dover continuare a suonare in questo modo. Capisci, non è vero John?
JOHN.- Sicuro. Prendiamoci del tempo. Poi suoneremo come solevamo fare.
BRIAN.- Volevo dirti qualcosa, in ogni caso. Durante il tour "Revolver (Rivoltella)" ha venduto estremamente bene, un successo. Non ascoltato. Incontriamoci tutti su di nuovo alla fine dell’estate. Nel frattempo, divertiamoci tutti. Sembra che Londra sia diventata la città più alla moda del mondo.
Questo è ciò che il magazine "Time (Tempo)" dice, così deve essere vero!
JOHN.- Sono passati anni dall’ultima volta che sono andato a passeggiare all’Hyde Park.
GEORGE.- Facciamolo di nuovo qualche volta… eh, John? Sfrutta ogni altro.
JOHN.- Giusto! Avvitiamo anche i Beatles!
Ringo e Paul entrano. Si salutano l’un l’altro selvaggiamente.
BRIAN.- Eccellente. Bene, abbiamo discusso le faccende e abbiamo deciso di darci un taglio per una vacanza. Cosa ne pensate?
RINGO.- Un’idea decente alla fine. Tu vecchio schiavista.
PAUL.- Se ciò va tutto bene per gli altri, per me va bene.
BRIAN.- Ok. Siamo d’accordo. Cancellerò tutti gli ingaggi. Disporrò che Abbey Road rimanga aperta se tu vuoi visitarla per registrare qualcosa… Ma mi serve anche un cambiamento, ragazzi. Sto pensando di andarmene, almeno per il momento. Possiamo parlarne quando ci incontreremo dopo l’estate. Se mi vorrete ancora, ok. Altrimenti, ci separeremo da amici. Potete farcela senza di me ora.
JOHN.- Un sacco di stupidaggini, Brian! Sai bene che non possiamo neanche far o suonare un fico secco senza di te… Tu sei quello che fa tutti i calcoli. Non puoi proprio abbandonarci!
PAUL.- John ha ragione. Smetteremo di discutere tutte le dannate volte.
BRIAN.- Okay. Stavo solo accennando un’idea che ho avuto. Non vi lascerò. Ora, ho qualche fattura da sistemare, giusto per un cambio.
Ascoltiamo "Yesterday (Ieri)".


SCENA 5
Brian Epstein è nel suo ufficio. Egli ha preso un’eccessiva dose di tranquillanti ed è caduto a terra. Entrano Paul e John e lo alzano, mantenendolo sveglio.
PAUL.- Buon Dio, cosa sta succedendo?
JOHN (a Paul).- Aiutami presto, sorreggilo… (a Brian). Cosa diavolo sta facendo, Signor Epstein? (Urlando). Puoi sentirmi? Svegliati! Svegliati!
PAUL.- L’ha fatto di nuovo… tranquillizzanti del sangue! Chiama il dottore!
JOHN.- Brian, Brian, puoi sentirmi?… fai un cenno col capo se sì (Brian fa un cenno col capo). Tu ci servi, capisci? Non puoi lasciarci per alcuni ragazzi che ti usano, ok Brian? (Lo mette su una sedia). Hey, ti ricordi cosa ci hai detto quando ci siamo incontrati per la prima volta? (Imitando la sua voce in modo scherzoso). "Tu devi essere sempre puntuale… e tu John, tu devi smettere di ruttare nel microfono." (Brina sorride leggermente). Coraggio Brian, e tu sarai ok! Paul, Paul, guarda, la nostra piccola regina ha incominciato a ridere. Vuoi un piccolo bacio, amore mio? (Scherzando). Sono il tuo principe e ora tu ti sveglierai dal tuo magico sonno… Hey Paul, (il quale è ancora al telefono) vieni a baciarlo – tu sei il suo preferito.
PAUL.- Il dottore sta arrivando… mi ha detto di far vomitare Brian.
BRIAN (borbottando).- Non posso continuare più… nessuno mi ama, sempre solo come un cane.
PAUL.- E chi siamo noi? Non significhiamo niente per te?
JOHN.- Sii buono, butta fuori… (Mette un dito nella gola di Brian e lui vomita). Bravo così… com’è disgustoso!
Brian viene per prendere qualcosa. Il dottore entra. Esamina Brian, gli da qualcosa da bere e John e Paul escono.

SCENA 6
Musica di sitar¹. John e George sul palco.
JOHN.- Bene eccoti, ciao! Non ti ho visto per un’eternità. Com’è stata la tua gita in India?
GEORGE.- Fantastica. E tu?
JOHN.- Il messaggio è ora "amplia la tua consapevolezza" e ho provato a far del mio meglio.. Ma raccontami di te.
GEORGE.- Ho imparato un sacco di cose nuove. Primo, so suonare la sitar ora – ho preso lezioni in India. E’ grande saper suonarla. Non posso aspettare di fartela sentire.
JOHN.- Ma la musica indiana è completamente differente dalla roba occidentale.
GEORGE.- Esatto. Ma prima viene la meditazione. Ho letto molto sul Buddismo e ho incontrato questo ragazzo molto speciale, la mia guida spirituale. Si chiama Maharashi Mahesh Yogi.
Le luci si abbassano. Un uomo entra e sta sul fondo del palco.
JOHN.- Cosa t’è successo? Non sei diventato buddista, non è vero?
GEORGE.- Ascolta John. L’ultima volta che ci siamo incontrati, volevo piantare tutto, ricordi? Bene, da allora ho appreso il perché.
JOHN.- E qual è il perché?
GEORGE.- Noi abbiamo brillato in un affare di pochi anni, John. Siamo diventati così ricchi e famosi che non avevamo più energia. Tu solo dovevi pensare a qualcosa, ed era tuo. Ho ragione, non è vero?
JOHN.- Sì. Continua.
GEORGE.- Bene quello non può essere tutto ciò che c’è in vita, dissi. Ci deve essere qualcosa di più… ne avevo abbastanza di tutto e non mi piacevo più.
JOHN.- Anch’io ci stavo facendo su qualche pensiero… continua.
GEORGE.- Bene, per dirla breve, ho parlato con Patti – la mia ragazza- di questo. Anche lei si era sentita così. Mi ha raccontato di questo individuo che ha conosciuto, di come le ha cambiato la vita.
JOHN.- Ma cosa ti ha insegnato?
GEORGE.- Per prima cosa, ad essere in pace con me stesso. Ho trovato una pace interiore. Ho imparato la consapevolezza di me e ho iniziato a meditare.
JOHN.- Cosa? Tutti i giorni?
GEORGE.- Devi provare tu stesso. Sì, tutti i giorni. Coraggio, devi provarlo. E anche gli altri. E’ tempo di aprire le nostre menti.
JOHN.- Sicuro, il messaggio è di ampliare la nostra consapevolezza.
Uno dopo l’altro, i Beatles si uniscono a George inginocchiandosi innanzi allo yogi.
Iniziano a meditare insieme.
¹ la sitar è uno strumento musicale indiano a corde della famiglia dei liuti.
SCENA 7
La scena è scura. Un rabbino prega in ebraico. Silenzio.
RABBINO.- Dici che questo uomo, così diligente nel suo lavoro, avrà un posto innanzi ai re.
JOHN.- Era tutto solo, e noi non l’abbiamo mai aiutato davvero.
PAUL.- Chi avrebbe potuto immaginarlo… era sempre così pieno di vita.
GEORGE.- Il buco nero lo ha inghiottito.
RINGO.- Quale buco nero?
GEORGE.- La depressione. Non l’avevi mai notato?
RINGO.- No, e tu?
GEORGE.- Io sì. Tutte quelle compresse, tutte quelle pastiglie lo hanno mantenuto in vita.
Pausa.
JOHN.- Dobbiamo fare qualcosa per lui.
PAUL.- Cosa?
JOHN.- Qualcosa per mantenere il suo ricordo vivo.
PAUL.- Sì. Voleva che noi restassimo una band. La band era tutto ciò che aveva, non è vero?
GEORGE.- Sì. Era così soddisfatto quando abbiamo finito "Pepper (Pepe)"! Era così orgoglioso di tutti.
PAUL.- Certo. Abbiamo lavorato bene su quello. E noi tutti amavamo Brian. E ora è andato e ci ha lasciati soli.
JOHN.- Senza di lui, saremmo ancora a Liverpool, sudici e puzzolenti di birra.
PAUL.- L’ultima volta che l’ho visto, abbiamo parlato di un progetto. Sembrava che gradisse l’idea.
JOHN.- Che progetto?
PAUL.- Il "Magical Mystery Tour (Tour del Magico Mistero)"
JOHN.- Spiegati.
PAUL.- Bene, l’idea è di affittare un bus, prendere alcune telecamere e girovagare semplicemente per la campagna inglese. Fare un film magari. E’ un modo per stare tutti insieme, di essere una band nuovamente.
JOHN.- L’idea non è male, non abbiamo mai visto davvero al campagna inglese. Mi piace, e a voi?
RINGO.- Non ho nulla di meglio da fare.
GEORGE.- Cancellerò i miei altri impegni. Proprio come ai vecchi tempi, eh?
PAUL.- Proprio come ai vecchi tempi!
Paul gli accompagna fuori dal palco mentre si sentono primi brani del Magical Mystery Tour. Le luci si abbassano. Le luci si alzano su due uomini seduti su un sofà che guardano il "Mystery Tour" in TV. Uno è il giornalista del primo atto.
GIORNALISTA.- Cosa diavolo è quello?
AMICO.- "Magical mystery tour!"
GIORNALISTA.- Sì, lo so, capisco. Ma cos’è questo Mystery Tour, cos’è tutto ciò all’incirca?
AMICO.- Non saprei dirlo, sto solo guardandolo.
GIORNALISTA.- Non avevo mai visto un così tale mucchio di stupidaggini in tutta la mai vita, e quando pensi cosa avevo scritto su "Beatlemania", le "Adorabili canaglie"… Questa robaccia sembra solo così oscena, un insulto all’opinione pubblica.
AMICO.- A me piace veramente!
GIORNALISTA.- Ma è così oltre il limite. Paul è vestito come un mago, George sta accovacciato tutto il tempo. Ho intenzione di protestare alla BBC.
AMICO.- Ma è grande!
GIORNALISTA.- Come diavolo può piacerti questa robaccia?
AMICO.- Bene, tu potresti sempre scrivere che è un esempio di satira moderna, un occhiata critica alla società di oggi dominata dal denaro, controllata dalla classe dirigente, dominata da compiacenti mezzi di informazione.
Il giornalista lo fissa sorpreso.
Non hai proprio ascoltato "The fool on the hill (Lo sciocco sulla collina)", non è vero? E’ un pezzo geniale… davvero forte.
GIORNALISTA.- Aspetta, non è Paul McCartney? Sta dando una conferenza stampa.
AMICO.- Alza il volume.
Il giornalista si piega in avanti e alza il volume. Allo stesso tempo, riflettori su Paul sull’altro lato del palco. Conferenza stampa.
SCENA 8
PAUL.- Bene, signore e signori, grazie per essere venuti. Vi abbiamo invitato qui oggi per annunciare la nascita di un nuovo genere di compagnia, la nostra stessa propria, Apple Corps Ltd. Questa compagnia non solo controllerà la produzione e la distribuzione delle registrazioni dei Beatles, ma anche aprirà negozi e boutique dove i fans possono comprare tutto ciò che produciamo.
E non si ferma lì. Sarà anche una fondazione: avete un sogno, un’ambizione? Bene, Apple vi permetterà di realizzarlo. Venite da me, voi scrittori, artisti, pittori. Possiamo finanziarvi. Grazie, è tutto!
Le luci si attenuano. In una stanza in Apple i Fab Four (i quattro favolosi) stanno parlando con il loro contabile.
CONTABILE.- Secondo voi, tutto ciò che voi dovevate fare per pagare qualcosa era firmare un pezzo di carta o rispondere a una telefonata. Non vi eravate davvero mai preoccupati di ciò. Onestamente credete che è così semplice quando avete milioni a vostra disposizione? Temo di no, signori. Siete nei guai fino al collo. Debiti da pagare, affari di tasse in sospeso. Le vostre finanze personali sono un disastro!
PAUL.- Smettila, non può essere così male! Abbiamo appena investito un milione di sterline in una nuovo compagnia.
CONTABILE.- Tutto andato. Infatti, abbiamo già speso un altro milione.
JOHN.- Impossibile!
CONTABILE.- E non è tutto. Vi siete fatti stracciare da tutti nel vostro staff, dai segretari ai manager. Volete qualche consiglio? Tornate a essere musicisti – non siete tagliati per gli affari. Buon pomeriggio.
GEORGE.- Che doccia fredda!
PAUL.- Siamo seri.
GEORGE.- Nessuna buona idea?
PAUL.- Sì, dobbiamo ricominciare a suonare dal vivo. E’ quello ciò che il pubblico vuole.
GEORGE.- Non sono d’accordo, la gente vuole solo le nostre registrazioni, questo è tutto. Tutti loro pensano che "White album (Album bianco) è meglio che "Pepper (Pepe)".
PAUL.- Sì, ma vogliono ancora vederci dal vivo. Apri un qualsiasi giornale e te ne accorgerai. Dobbiamo essere onesti con noi stessi. La verità è che voi avete paura del pubblico, non è vero?
GEORGE.- Ora stai esagerando!
PAUL.- Non abbiamo suonato di fronte ad un pubblico per oltre due anni. Dobbiamo ricominciare. Siamo spaventati a morte! Ricordate come ci sentivamo la prima volta ad Amburgo? Eravamo pietrificati, giusto come lo siamo ora.
GEORGE.- Così vuoi tornare a suonare per i club?
PAUL.- No, ma dobbiamo ricominciare a suonare. Cosa ne pensate voialtri?
JOHN.- Ok, ok. Siamo giusto un po’ nervosi, questo è tutto. Paul, tu vuoi suonare dal vivo mentre George, tu preferiresti continuare a incidere nuove canzoni, giusto?
Annuiscono.
Bene, perché non registriamo il nostro prossimo album come se fosse un concerto dal vivo? Possiamo sbarazzarci di tutti gli effetti speciali e degli arrangiamenti, solo usare le nostre voci e gli strumenti. Come abbiamo fatto all’inizio.
PAUL.- Ok, John. Buona idea. Come tornare allo nostre origini. Sara bello per noi, suonare gli stessi pezzi di nuovo e di nuovo tornare in forma. Allora potremo fronteggiare il pubblico. Cosa ne dici, George?
GEORGE.- Non v’è danno nel provare, suppongo. Non abbiamo nulla da perdere. Ogni errore deve essere re-registrato.
PAUL.- Ok, allora. Andrò a prenotare la sala di registrazione. E già che ci siamo, possiamo filmare l’intera cosa.
JOHN.- Okay, ragazzi. Tutti per uno e uno per tutti…
SCENA 9
Agli studi di Abbey Road. La band registra Don’t let me down.
JOHN.- Quella è la registrazione 63… Come è andata, Signor Martin?
MARTIN (al citofono).- Davvero non saprei dire, John.
JOHN.- Anche tu non sembri molto convinto, Paul.
PAUL.- Guarda, continuiamo a provare sullo stesso pezzo… non va bene.
JOHN.- Ok, rifacciamolo.
PAUL.- Ma prima… George, stai pizzicando le corde troppo, dovrebbe essere più morbido. Forse se lo cantavi…
GEORGE.- Ho sempre suonato in questo modo, così perché non ti piace ora?
PAUL.- Calmati, sto solo cercando di aiutarti.
GEORGE.- Paul, non è la tua band. Noi siamo in quattro e tu non sei il capo. Tu mi sottovaluti.
PAUL.- Questo non è vero, e tu lo sai!
GEORGE.- Appena una canzone per album, questo è tutto ciò che ottengo nella maggior parte delle volte. Non mi fa sentire molto speciale.
RINGO (intromettendosi).- Bene in questo caso, io cosa dovrei dire? E’ come se neanche esista.
JOHN.- Okay ragazzi, ora andiamo a casa, intesi?
PAUL.- No, è importante. Guarda, io ho scritto questa canzone, così penso di aver il diritto di dire come dovrebbe essere suonata.
GEORGE.- Suonatela da solo, allora. Io vado. (Esce).
PAUL.- Cosa ci sta accadendo? Perché siamo tutti così tesi?
JOHN.- Sai qualcosa, Paul? La gente là fuori crede che viviamo tutti insieme, dividendo la stessa casa, lo stesso bus da prendere qui, registrando sempre le nostre tracce al primo tentativo… Ma io e te sappiamo che non è vero. E’ il 1969, Paul. E forse abbiamo finalmente iniziato a renderci conto che ci sono cose là fuori più importanti dei Beatles. In ogni parte del mondo, la gente viene uccisa da quelli al potere. I ragazzi si stanno ribellando. E noi abbiamo contribuito a fare ciò così. La verità è che noi non crediamo più in tutto questo, questo è perché non possiamo suonare. I nostri cuori non sono più con ciò.
Appoggia la sua chitarra e esce. Ringo e Paul sono a sinistra sul palco.
RINGO.- Guarda, non prenderla seriamente. Sei il migliore musicista che abbiamo, questo è perché lo fai. Gli altri non possono più reggersi su di te… o forse è solo che si stanno interrogando.
PAUL.- Suppongo tu abbia ragione. Ma almeno finiamo l’album.
RINGO.- Bene, sai cosa dicono: "domani è un altro giorno". Non è la prima volta che abbiamo litigato. Vedrai, domani sarà tutto a posto.
PAUL.- Grazie Ringo, ci vediamo domani allora.
RINGO.- Ok. Ma, non potremo continuare così per molto. E’ il 1969. Tu e John siete stati insieme ora per più di dieci anni. Per quanto credi il nostro successo possa durare? Due anni, forse tre? John ha ragione. I roteanti anni sessanta sono passati. Ci sono molte cose importanti cui pensare ora. Siamo tutti diventati delle ricche grasse merde… Non rappresentiamo più nulla. Le altre band hanno un nuovo messaggio. Kennedy è morto. Anche Martin Luther King. I Russi hanno invaso la Cecoslovacchia. E’ tempo di lasciare, Paul. Tempo di pensare di più alle nostre vite che alla musica. A noi tutti serve tempo per riflettere. Solo relax. Lascia che accada.
Esce Ringo. Paul si guarda intorno nello studio. Le luci si abbassano. Incomincia Let it be.
SCENA 10
John entra.
JOHN.- Ascolta Paul, sei il mio migliore collega. Sei la persona più importante del mondo per me. Io ti devo tutto.
PAUL.- Vai oltre, uomo!
JOHN.- Fammi finire, intesi? Siamo ancora nella seconda parte dei trenta ma le nostre menti sono esplose. Non vedi che tutto è cambiato, tutti nell’intero mondo dei ragazzi stanno protestando contro ogni cosa e persona, cercando di cambiare le cose, di migliorare questo mondo, farlo più giusto… e tutto ciò che noi sappiamo fare è parlare di soldi e affari. No, no, no! Quando è troppo è troppo!
PAUL.- Ma noi eravamo come loro un tempo.
JOHN.- E lo siamo ancora. Almeno, io mi sento così.
PAUL.- E’ così vero! E’ come se mi hai letto nel pensiero. Sono stufo di essere qualcuno che non sono. Ma è troppo tardi, John, cosa possiamo fare ora?
JOHN.- Non lo so, ma dobbiamo fare qualcosa. Siamo così fuori di contatto che mi spaventa. Ho paura Paul, ho paura delle persone, tutta questa follia. Non voglio essere più parte di ciò, voglio essere di nuovo normale. Voglio cominciare dall’inizio, con un sogno, con una visione. Ricordi, non è vero Paul, tutti quei sogni che avevamo da ragazzi? Voglio ricominciare a sognare, anche tu Paul, noi dobbiamo proprio.
Pausa.
PAUL.- Ho un’idea, è abbastanza semplice davvero. Dimentichiamo semplicemente tutto sui Beatles così tu puoi ritornare a essere John e io Paul nuovamente. Possiamo essere i veri noi stessi di nuovo e così sarà. Cosa ne pensi?
JOHN.- E George? E Ringo?
PAUL.- Saranno solo troppo felici. Credimi, anche loro due sono stufi. Siamo fuori di rapporto, il mondo è progredito e ci ha lasciati indietro, intrappolati in una distorsione temporale. Siamo diventati ciò che abbiamo sempre odiato.
JOHN.- Insieme abbiamo realizzato molto, siamo cresciuti insieme. Ma devono metterci in una bacheca, la gente paga per un biglietto, ci fissa e poi va avanti… Io vorrei poter pagare, fissare e poi andare avanti non lo vorresti anche tu?
PAUL.- Così chi lo dirà agli altri?
JOHN.- Lo farò io. Dirò semplicemente che abbandonerò i Beatles, è così semplice.
Paul se ne va dal palco, lasciando John solo.
Da bambino, ho avviato una band chiamata i "Quarrymen (Uomini delle caverne)". Un giovinetto chiamato Paul McCartney si è unito. Per molti anni siamo stati insieme. Necessitavamo l’uno dell’altro, come fratelli, ma molto diversi. Non potevamo continuare così, tuttavia.
Così, quando finimmo di registrare "Abbey Road" abbiamo anche deciso di convocarci un giorno e troncare. Per ricominciare a vivere. La registrazione fu un gran successo. Presto o tardi sono sicuro che ritorneremo insieme. Per chiacchierare un po’ e bere della birra. Dopo tutto, non possiamo fingere che non sia mai successo. Ancora necessitiamo l’uno dell’altro. Forse, tutto ciò che ci serve è amore.
All you need is love. Le luci si alzano sul resto della band. Prendono posizione e suonano.

Esempio