il teatro tragico

Materie:Appunti
Categoria:Greco

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IL TEATRO TRAGICO

Le rappresentazioni teatrali nell’antica Grecia erano legate a delle occasioni precise:
- Piccole Dionise o Dionise Rurali
- Lenee, in onore di Dioniso Leneo
- Grandi Dionise o Dionise cittadine
- Antesterie, feste del vino nuovo
Queste rappresentazioni erano svolte per la maggior parte durante il periodo invernale. Questo al giorno d’oggi potrebbe sembrare sconveniente per delle rappresentazioni da svolgersi all’aperto. In realtà la scelta del periodo, essendo queste delle manifestazioni in onore di Dioniso (considerato il “patrono” della fertilità), è legata ai periodi nei quali le sementi allignavano, inoltre nel periodo invernale c’era meno lavoro nei campi.
I concorsi (o agoni) oltre che al teatro comprendevano altri tipi di spettacolo.
Ad ogni agone venivano messe in scena sia rappresentazioni tragiche sia comiche. I poeti tragici dovevano portare tre tragedie più un dramma satiresco. I poeti comici invece dovevano portare una commedia.
Riguardo le spese, mettere in scena uno spettacolo era molto dispendioso e per questo esistevano dei personaggi incaricati ad occuparsi sia delle spese sia della manutenzione e allestimento del teatro e del coro:
- L’arconte eponimo si occupava di garantire ad ogni poeta tutto quello di cui avesse bisogno per la messa in scena del suo spettacolo, e soprattutto il coro.
- una commissione, della quale formazione si preoccupava l’arconte eponimo, selezionava le rappresentazioni da far partecipare all’agone
- La polis provvedeva direttamente a tutte le spese e inoltre si impegnava di permettere la partecipazione a tutti alo spettacolo.
- Il “teoricon” fu istituito proprio per questo, era un contributo che la polis garantiva alle classi meno abbienti in modo da garantirle il prezzo del biglietto.
- Il corego si occupava dell’allestimento del coro, che era una vera e propria liturgia chiamata coregia
- Il “teatrones” provvedeva al mantenimento e all’allestimento del teatro
- I “rabducoi” si occupavano del servizio d’ordine ed erano coordinati direttamente dal teatrones
Nello sviluppo del teatro tragico greco vediamo l’assegnazione di uno spazio sempre maggiore al dialogo e al contrario un ridimensionamento della funzione del coro.
Il coro si disponeva secondo un0 schema tetragonale. Al tempo di Eschilo era formato da 12 coreuti. Uno di questo era il corifeo che rappresentava l’intero coro nei dialoghi. Con Sofocle il numero dei coreuti cresce arrivando a 15. In questo modo si poté dividere in due semicori ciascuna con il suo capo-coro (prostates).
Riguardo al numero degli attori, originariamente abbiamo un unico attore, interpretato al drammaturgo stesso. Con Eschilo si aggiunge un secondo attore e con Sofocle un terzo attore. Raramente compare sulla scena un quarto attore che è però un attore “muto”. Uno stesso attore, per motivi tecnici, interpretava quindi più ruoli e l’uso della maschera, che all’inizio aveva per lo più un valore liturgico, divenne indispensabile, soprattutto quando l’attore, rigorosamente uomo, doveva interpretare il ruolo di una donna, alla quale era severamente vietato il mestiere di attore. Gli attori indossavano strani calzari, i coturni, i quali servivano per aumentare la statura dell’attore e renderlo più visibile al pubblico. Sulla scena era notevole anche l’uso di macchine teatrali (ad esempio il “deus ex machina”).
La struttura della tragedia, la suddivisone delle parti, era qualcosa di molto preciso e ben delineato in tutte le rappresentazioni:
- prologo, nella quale il pubblico veniva informato sugli antefatti e può essere un dialogo o un monologo
- parodo, ovvero l’entrata del coro sulla scena. I metri erano essenzialmente dei ritmi anapestici.
- episodi, corrispondono ai moderni “atti”, sono la suddivisone interna della rappresentazione. Il metro era il trimetro giambico che riporta molto al ritmo di un dialogo.
- stasimi, erano dei canti corali che chiudevano ogni singolo episodio. Il loro metro era lirico strofico, il quale ha un andamento molto musicale.
- esodo, era il canto di uscita del coro e concludeva il dramma.
Riguardo il lessico utilizzato nelle rappresentazioni vediamo una forte contrapposizione di due tipi di lessico che si rifanno essenzialmente a due sfere di interesse molto differenti tra loro: quella giuridica e quella religiosa. In questo modo la tragedie, contrapponendo due linguaggi opposti, mette in scena le contraddizioni che c’erano tra la religione e la politica la cui distinzione, a quei tempi, era molto meno netta rispetto a oggi. Il senso del tragico deriva quindi proprio da queste contraddizioni che devono però rimanere insanabili o il senso del tragico svanirà.
La tragedia ha però soprattutto una funzione “catartica”: lo spettatore, infatti, partecipando emotivamente alle problematiche, alle angosce, ai disagi che vengono rappresentate sulla scena, riesce a liberarsi delle sue. Questo processo sta alla base della tragedia greca come rito collettivo
E giustifica la grandissima importanza che aveva a quei tempi. E’ per questi motivi, inoltre, che la rappresentazione doveva essere ricca di “pathos”.
Il teatro tragico greco, del quale ci rimangono le opere di soli tre autori (Eschilo, Sofocle ed Euripide) è strettamente legato alla vita della polis e la rappresenta. E’ un rito collettivo principalmente per due motivi:
- è essenzialmente un rito religioso, è legato al culto di Dioniso. Dalla partecipazione a queste feste possiamo capire quanto la religione aveva una forza aggregatrice in una polis.
- aveva inoltre una funzione educativa. Il poeta si faceva, attraverso le sue rappresentazioni, portavoce della cultura di un intera collettività. Quello che spingeva un poeta a mettere in scena il frutto delle proprie riflessioni era per lo più dettato da una voglia di modificare alcune norme etico sociali e a criticare determinati aspetti della vita civile, soprattutto i vizi che venivano puntualmente sconfitti nelle rappresentazioni
Il teatro era quindi un elemento fondamentale della vita di una polis, avendo un peso importante nel bilancio dello stato, essendo le spese molto elevate; nell’ambito religioso, essendo un vero e proprio rito liturgico al quale tutti i cittadini erano spinti a partecipare; nell’educazione del popolo e nella formazione della società attraverso le critiche e le riflessioni dei suoi componenti.

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