Il Continente africano

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Testo

L’Africa è un grande continente dalla forma tozza e poco articolata.
Ha due soli grandi golfi:quello di Gebès-Sirte nel Mediterraneo e quello di Guinea nell’Atlantico, una sola grande penisola, quella del Corno d’Africa e una sola grande isola, il Madagascar.
Gran parte del continente è un tavolato dai bordi rialzati, i paesaggi sono molto vari: deserti e fitte foreste, grandi fiumi e laghi, alte montagne, altopiani e depressioni.
Politicamente il continente africano è formato da 53 stati.
Nell’Africa orientale, si trova una delle maggiori fratture della crosta terrestre: la Rift Valley.
In questa zona si trova il più vasto lago africano, il Lago Vittoria e le maggiori montagne del continente : la catena dello Ruwenzori,il Kenya e il Kilimangiaro. Questi ultimi, sono entrambi vulcani spenti che, benché si trovino all’Equatore, grazie alla loro altitudine presentano un ghiacciaio e nevi perenni.
Gran parte dell’Africa si trova all’altezza dell’Equatore, con vaste zone torride con clima di tipo continentale e, proprio a causa della sua forma tozza, non riesce a godere dell’azione mitigatoria del mare.
Il clima delle regioni africane varia a seconda dell’insolazione e dell’ altitudine. Nella fascia equatoriale il vento è in calma, l’aria cioè non si sposta quindi l’acqua ha una forte evaporazione e ricade immediatamente sotto forma di piogge.
Verso i Tropici le precipitazioni diminuiscono e la stagione secca si alterna a quella delle piogge. La vegetazione è dunque disposta in modo simmetrico ai lati dell’Equatore: foresta pluviale, savana, steppa, deserto e zone temperate.
I fiumi sono navigabili solo per alcuni tratti perché, essendo il continente un tavolato, per arrivare al mare devono aggirare i rilievi vicini alle coste,
aprendosi la strada in gole profonde e precipitando con cascate spettacolari dal livello degli altopiani alle brevi fasce costiere.
Nel nord, nella parte semiarida del continente, i fiumi sono poveri di acqua e, non riuscendo a raggiungere il mare, formano bacini chiusi ad eccezione del Nilo che attraversa il deserto del Sahara rendendo fertile lungo il percorso la piccola striscia di territorio vicino alle sue sponde.
Altri fiumi importanti dell’Africa sono il Congo e lo Zambesi, le cui cascate, oggi sono utilizzate per produrre energia idroelettrica.
In Africa orientale sono stati ritrovati molti resti fossili risalenti
a più di quattro milioni di anni fa, per questo l’Africa viene chiamata “la culla dell’umanità”.
All’inizio delle grandi navigazioni Atlantiche le coste africane erano utilizzate dagli europei solo come approdi per rifornire le flotte.
Sulle coste erano stati costruiti dei fortini che venivano utilizzati come base per procurare i prodotti e le materie prime dell’interno senza penetrarvi.
La schiavitù era praticata già da secoli dagli Arabi e, quando crebbe la richiesta di manodopera nera per le Americhe, i mercanti arabi ed europei collaborarono distruggendo intere regioni per catturare prigionieri da vendere ai negrieri sulla costa.
Triangolo infame:
-in Europa, le navi caricavano merci e arrivavano in Africa .
-i neri venivano scambiati con le merci per essere poi stipati sulle navi in condizioni disumane e portati in America.
-con il ricavato della loro vendita venivano acquistati i prodotti delle piantagioni americane che, sulle stesse navi, attraversavano l’Oceano per essere smerciate sui mercati europei.

Nel congresso di Berlino nel 1885 le potenze europee decisero le rispettive zone di influenza nel continente africano, addirittura prima di aver raggiunto ed esplorato l’interno. Molti confini vennero tracciati ignorando usi, costumi e lingue locali instaurando, come linea di confine,
le linee dei meridiani e dei paralleli dividendo in questo modo villaggi, tribù, etnie e piste dei nomadi.
Nel 1914 tutta l’Africa, tranne l’Etiopia e la Liberia, era stata spartita tra gli stati coloniali europei.
Dopo la seconda guerra mondiale, gli stati Africani iniziarono a reclamare l’indipendenza e dal 1960 iniziarono a nascere i primi stati indipendenti.
Le potenze coloniali sfruttarono l’Africa e addirittura arruolarono, durante le due guerre mondiali, i suoi abitanti nei loro eserciti.
Esse tentarono di imporre la pace tra le diverse etnie, diffusero nozioni di igiene, costruirono infrastrutture, ma non pensarono ad organizzare il futuro del continente.
Attualmente l’Africa è il continente con il maggior numero di stati indipendenti, essi sono stati “artificiali”, con confini creati dai vecchi regimi coloniali, per questo motivo sono frequenti le guerre per ragioni di confine.
Molte zone dell’Africa si trovano, purtroppo, in una situazione permanente di guerra e guerriglia che blocca ogni progresso e impedisce persino la distribuzione degli aiuti internazionali da parte delle organizzazioni umanitarie.
Le diverse etnie manifestano tra loro un razzismo tra i peggiori, sia per odii atavici sia per le conseguenze del colonialismo che aveva l’usanza di favorire maggiormente una tribù, concedendole il permesso di sottomettere le altre, suscitando in questo modo altro odio.
I membri di ogni tribù hanno le stesse usanze e collaborano tra loro, la famiglia è di tipo patriarcale e la proprietà dell’acqua e dei pascoli è in comune. Questo forte senso di appartenenza è una delle cause dei conflitti.
L’Africa settentrionale è sempre stata legata alla storia del Mediterraneo.
A Nord del Sahara si parla di “Africa bianca” perché la regione è stata popolata dagli arabi che, mescolandosi con le popolazioni già esistenti (Egiziani e Berberi) diedero origine ad una razza di genti di colore bianco-bruno.
A sud del Sahara, al contrario, comincia“l’Africa nera” , popolata da genti di colore più scuro e dalle tonalità diverse. Queste persone sono tanto dissimili tra di loro quanto un italiano da uno svedese .
È presente, da tre secoli nel Sudafrica, anche una popolazione bianca di origine europea: i Boeri, i discendenti degli antichi coloni olandesi.
L’Africa ha una superficie pari al 20,3%delle terre emerse, è un continente poco popolato e le popolazioni esistenti sono distribuite in modo ineguale.
Sono quasi del tutto spopolati i deserti del Nord e del Sud e le fitte foreste centrali, mentre le città sono sovrappopolate.
Il Cairo, la capitale dell’Egitto, è una delle maggiori metropoli mondiali con oltre 10 milioni di abitanti.
I due grandi gruppi linguistici ed etnici sono i Sudanesi che occupano le savane a sud del Sahara e i Bantu che popolano le regioni centro meridionali.
I popoli più antichi dell’Africa sono i Pigmei della foresta, i Boscimani di deserti meridionali e gli Ottenotti dell’estremo sud (questi ultimi due popoli sono di pelle più chiara).
L’islamismo è la religione dominante in tutto il nord, tranne in Egitto, a sud del Sahara, in Sudan e sulle coste orientali dove troviamo una minoranza di cristiani copti.
In Egitto, Algeria e Sudan sono presenti i fondamentalisti islamici che spesso provocano attentati allo scopo di ottenere l’applicazione della legge coranica.

Nell’Africa Nera il cristianesimo è stato diffuso dai missionari giunti al seguito delle forze coloniali occupanti. I cattolici sono numerosi nelle terre delle ex-colonie francesi, belghe e portoghesi, mentre gli anglicani o protestanti sono presenti maggiormente nelle terre delle ex-colonie inglesi. Gli africani hanno una religiosità naturale che si fonda sul rapporto con la natura e con i defunti.
Essendo gli stati africani composti di genti diverse, la lingua ufficiale utilizzata nella redazione di atti pubblici e nelle scuole è spesso la lingua delle ex potenze coloniali (francese, inglese e portoghese).
Solo sei stati hanno scelto una lingua africana come lingua ufficiale.
Escluso l’Est, il continente africano è formato da rocce antiche ed è quindi è ricco di minerali, numerosi giacimenti non sono ancora stati sfruttati e, spesso, per il controllo di queste ricchezze scoppiano guerre e vengono attuati colpi di stato.
La maggiore potenza mineraria è il Sudafrica, nel continente Africano è presente il 70% dell’oro e dei diamanti del mondo.
In passato le potenze coloniali depredavano queste ricchezze
instaurando un’economia di “rapina”, solo una misera parte del guadagno prodotto da questi minerali era destinata al continente.
Se escludiamo l’attrezzatissima regione meridionale, l’Africa può essere considerata il continente meno industrializzato del mondo. Tuttavia, l’industria africana sta crescendo, proprio grazie alla presenza delle materie prime.
Essendo minore rispetto all’Europa il costo del lavoro ed essendo presente abbondante manodopera, le multinazionali hanno interesse affinché perché la prima lavorazione delle materie prime avvenga sul posto.
Sono state infatti impiantate industrie di chimica pesante nei paesi dove sono presenti giacimenti petroliferi, stabilimenti siderurgici e metallurgici in prossimità delle miniere, cementifici, industrie tessili e del pellame ed industrie alimentari nei pressi delle piantagioni.
Stanno nascendo inoltre molte piccole imprese artigianali che incontrano però problemi nell’esportazione dei loro prodotti.
L’Africa è una grande produttrice di energia elettrica che tuttavia ha costi notevoli in quanto i suoi grandi impianti sono spesso collocati in posizioni decentrate rispetto ai luoghi in cui essa viene utilizzata.
Per quanto riguarda l’agricoltura il suolo in molte zone del continente, in particolare nel Sahel, nella fascia a sud del Sahara, è troppo fragile e viene distrutto a causa della presenza di un’agricoltura di sussistenza, povera e male organizzata e di un allevamento squilibrato.
Nell’agricoltura tradizionale per la lavorazione del terreno veniva utilizzata la zappa, ma con l’avvento dell’aratro e soprattutto dei trattori, è stato distrutto il sottile strato superficiale fertile con gravi conseguenze per la produttività.
La popolazione in aumento, per ottenere nuovi pascoli ha abbattuto i pochi alberi presenti nella steppa trasformandola in deserto.
All’Equatore la foresta è rigogliosa, ma i terreni disboscati a scopo agricolo sono dilavati ogni giorno da piogge violente che trascinano via le sostanze nutritive indurendo così il terreno e lasciando al posto della foresta pluviale una crosta dura, la laterite.
Ovunque, guerra permettendo, specie nelle zone semiaride, vengono realizzate opere di irrigazione per ampliare i terreni da destinare all’agricoltura i cui prodotti vengono perlopiù esportati ignorando il consumo interno. Le terre migliori sono gestite dalle multinazionali che
vi coltivano prodotti da esportare sui mercati europei.
Gli abitanti sono così passati dalla condizione di agricoltori poveri, ma autosufficienti a quella di salariati mal pagati, costretti a comprare il cibo quotidiano al mercato.
L’allevamento è condizionato dal tipo di foraggio richiesto da ogni specie animale, nei paesi arabi prevalgono gli ovini, nell’ africa nera i bovini.
L’attività della pesca è in considerevole aumento e con essa la pratica del pesce essiccato.

La crescita della popolazione, grazie a migliori condizioni sanitarie e alla minore percentuale di moralità infantile, non è proporzionale alla produzione di cibo.
Un altro grave problema è la mancanza di acqua potabile, tantissime persone tuttora sono costrette ad utilizzare acque infette che trasmettono molte malattie.
I due terzi delle persone sieropositive esistenti nel mondo si trovano nell’africa nera e in alcuni stati sono addirittura la maggioranza della popolazione, il contagio colpisce purtoppo anche moltissimi bambini.
L’analfabetismo, che è diffuso in molti stati, soprattutto tra le donne, ostacola la diffusione delle informazioni sanitarie.
Dopo sei anni di estenuanti trattative e un dibattito infinito, i paesi industrializzati hanno stabilito che, forse vale la pena di dare una mano al Sud del mondo. E danno l’annuncio: saranno cancellati debiti per quasi 40 miliardi di dollari che gravano sulle spalle di Benin, Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Madagascar, Mali, Mauritania, Mozambico, Niger, Ruanda, Senegal, Tanzania, Uganda e Zambia.
I grandi vogliono essere certi che le risorse liberate servano a migliorare istruzione e sanità, e non per esempio a comprare armi.
In cambio di tutto questo, si impegnano ad aumentare le risorse delle grandi istituzioni internazionali interessate.
La cancellazione del debito è il primo passo per la lotta alla povertà verso un mondo più giusto.

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