deforestazione amazzonica

Materie:Altro
Categoria:Geografia
Download:557
Data:24.01.2006
Numero di pagine:12
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
deforestazione-amazzonica_1.zip (Dimensione: 1.5 Mb)
trucheck.it_deforestazione-amazzonica.doc     1585.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

RICERCA DI: CHENG STEFANIA.
ARGOMENTO:

L’AMAZZONIA IN GENERALE.
L’ Amazzonia (portoghese Amazonas) è la più vasta estensione forestale del globo ed è per questo una regione naturale di grande valore ecologico che si trova dell'America meridionale.
La sua superficie, circa 6.000.000 di km², che rappresentavano il 54% delle foreste mondiali, è inclusa per la maggior parte nel territorio del Brasile e, in misura minore, di Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Venezuela, Suriname, Guyana e Guayana Francese.
La regione corrisponde per gran parte al bacino del Rio delle Amazzoni, che si estende dalle Ande all'oceano Atlantico.
Il sistema idrografico del Rio delle Amazzoni costituisce la rete fluviale più estesa e di maggiore portata del mondo. I suoi numerosi affluenti sono più di mille. In prossimità della foce il fiume è largo decine di chilometri e il suo sbocco sull'oceano è formato da un vero e proprio labirinto di rami, penetrazioni marine e isole fluviali, di cui la più vasta è l'isola di Marajó.
Il terreno, costituito principalmente da sedimenti di sabbie e argille portati dai fiumi, si presenta in condizioni diverse: ci sono alcune zone collinari e asciutte, chiamate tierrafirme, che si distinguono dalle regioni perennemente paludose, dette igapò, e dalle zone periodicamente sommerse, corrispondenti alla varzea. Al suo interno scorre 1/5 di tutta l'acqua dolce del pianeta. L'intera regione è dominata da un clima caldo-umido equatoriale e la media delle temperature è di 26 °C. Alle precipitazioni abbondanti della regione, che superano una media di 2.500 mm annui si aggiungono le acque provenienti dalla regione andina (dalle Ande), che risentono delle variazioni stagionali e sono la principale causa del periodico straripamento dei fiumi. La foresta amazzonica è vitale per il ciclo delle piogge di tutta la regione, in quanto l'acqua è costantemente riciclata attraverso l'evaporazione e la pioggia.
All'elevato tasso di umidità e alla frequenza delle piogge si deve la rigogliosa foresta amazzonica (chiamata localmente selva), dove si ritiene crescano più di 60.000 specie arboree e dove convivono numerose specie di uccelli, mammiferi, insetti e rettili. L’ecosistema amazzonico ospita infatti il più alto numero di specie vegetali e animali del mondo. In ogni ettaro si trovano da 100 a 150 specie di alberi diverse da quelle presenti nell'ettaro di terreno vicino.
Per questo la foresta amazzonica è ritenuta una banca genetica della biodiversità.
Il rio delle Amazzoni costituisce l’habitat naturale di una grande quantità di specie animali
Le acque amazzoniche sono molto ricche di pesci. Lo sappiamo perché la pesca era una attività molto praticata dalle tribù primitive. In seguito alle indagini ne abbiamo anche le prove. È stimato che i quattro quinti delle 2500 specie di pesci fluviali del Sud America vivono nel rio delle Amazzoni e nell’Orinoco. Le acque di alcuni fiumi della Terra sono state penetrate da specie marine che si sono adattate al nuovo habitat, differenziandosi dai loro simili oceanici.
Nel mondo degli uccelli ci sono differenti gruppi legati alla presenza di acque per la loro alimentazione, e quindi per la nidificazione, l’allevamento dei piccoli e il riposo utilizzano gli alberi delle sponde.
Oggi la superficie della foresta si è ridotta di oltre un terzo.
Quando la foresta viene tagliata la temperatura raggiunge i trentacinque gradi e l'umidità si dimezza. Al momento della scoperta delle Americhe gli indios dell’Amazzonia erano quasi 5 milioni. Oggi ne sopravvivono circa 750 mila.
Le comunità indie furono contagiate da malattie portate dai coloni verso le quali non avevano adeguate difese immunitarie. La distruzione di ampi tratti di foresta fece scomparire la selvaggina e quindi le fonti alimentari degli indios. Gli incendi e la siccità hanno messo a rischio la vita delle popolazioni Macuxi, Wapixiana e Yanomami.
LA BIODIVERSITà
Per biodiversità si intende la varietà della vita in tutte le sue forme, livelli e combinazioni. Alberi, fiori, insetti, uccelli, in definitiva tutti gli organismi viventi sono l'espressione della diversità genetica all'interno dei diversi ambienti ed ecosistemi della Terra. Le foreste tropicali hanno un grado di biodiversità che è il più - elevato di qualsiasi altro habitat conosciuto del nostro pianeta. Più del 70% di tutte le specie animali e vegetali presenti sulla Terra vive nelle foreste tropicali. Mentre in Europa, un appezzamento di un centinaio d'ettari può contenere 25 o 30 specie d'alberi, in un tratto equivalente della foresta tropicale possono crescerne 400. E questa molteplicità vale anche per gli animali. Stabilire perchè le foreste tropicali siano così ricche di specie animali e vegetali è più difficile di quanto sembri poichè più fattori contribuiscono a creare condizioni ideali e rapporti complessi ma delicatissimi. La mancanza di una stagione invernale che interrompe di solito il ciclo vitale degli insetti e ne riduce il numero ha permesso ad essi di diversificarsi in tutta tranquillità. Per questa ragione la deforestazione provoca non solo la perdita della foresta ma anche l'estinzione di innumerevoli specie animali molte delle quali non saranno mai neppure conosciute. Una caratteristica interessante delle foreste pluviali è la vasta rete di interrelazioni che si è sviluppata, e che spesso coinvolge una decina di specie o più.
Molte coltivazioni nel mondo sono ormai monocolture cui manca la biodiversità genetica. In altre parole, tutte le piante sono quasi identiche perché gli agricoltori hanno selezionato specie molto produttive facili da raccogliere, dotate di un buon sapore e così via. Nel complesso oggi dipendiamo da 8 tipi di coltura, che forniscono il 75% del cibo mondiale. Questa mancanza di varietà genetica ci rende estremamente vulnerabili agli insetti nocivi e alle malattie delle colture alimentari ed ai mutamenti climatici. Se queste monocolture vengono attaccate da una nuova malattia o infestate da nuovi parassiti potrebbero esserne distrutte perché le piante resistenti sono state escluse dalla coltura. Le specie vegetali selvatiche potrebbero rivelarsi vitali per adattare le varietà attuali a nuove condizioni di vita. La deforestazione provoca non solo l'estinzione delle specie, ma anche la perdita della diversità genetica che può aiutare le specie ad adattarsi a nuove condizioni. Sempre dalla foresta tropicale vengono medicine e prodotti importanti. Molti dei principali farmaci in uso nel mondo derivano da piante che crescono nella foresta tropicale. Da arbusti, fiori, semi, radici e funghi si estraggono molti tipi di farmaci E' stato calcolato che più di tre miliardi di persone si servono di farmaci tradizionali, per la maggior parte vegetali, per la cura delle malattie; nella sola Cina vengono utilizzate, per i trattamenti a base di erbe, 5000 specie diverse. Nel mondo intero le foreste rappresentano la più ricca riserva di piante medicinali. Se le foreste verranno distrutte molti farmaci usati dagli indos non verranno mai scoperti. In Amazzonia ha catalogato più di 1000 specie vegetali usate dagli indios, per la maggior parte come medicine. E' drammatico e terribile vedere come etnie che hanno conservato il miglior rapporto che l'uomo possa avere con la Natura siano destinate a scomparire. Salvando le foreste tropicali con la creazione di nuove riserve di cui gli indios siano custodi e amministratori oltre a dare loro la possibilità di continuare a vivere in equilibrio e rispetto della Natura significa in molti casi salvare la vita di questi uomini da cui abbiamo molto da imparare .
Per salvaguardare almeno una piccola parte della foresta amazzonica è stato istituito un parco nazionale nello stato del Pará, nel Brasile settentrionale, nel 1974.
Comprende circa 10.000 km² di fitta foresta pluviale sulla sponda occidentale del Rio Tapajós, un affluente del Rio delle Amazzoni. Come altre zone del bacino amazzonico, è ricco di vegetazione, con palme, alberi della gomma, mangrovie, felci, orchidee e piante rampicanti, e di fauna, tra cui cervidi, tapiri, formichieri, armadilli, capibara, diverse specie di scimmie, tucani e colibrì.
Si tratta di uno dei parchi istituiti all'inizio degli anni Settanta a seguito del primo studio completo del territorio dell'Amazzonia commissionato dal governo brasiliano per amministrare l'enorme quantità e varietà di flora, fauna e risorse minerarie di questa regione che si estende per 6 milioni di km². Il parco non è custodito e non è delimitato da recinzioni, ma la sua relativa lontananza dai centri abitati l'ha in parte protetto dallo sfruttamento economico e da estesi insediamenti umani. Nonostante ciò, è stato teatro di scontri fra popolazioni indigene, cercatori di minerali e agricoltori, e l'equilibrio tra la conservazione e lo sviluppo della regione è tuttora al centro di continue controversie a livello nazionale e internazionale.
IL DISBOSCAMENTO
Non più di un quinto delle foreste originarie del pianeta è rimasto intatto. La metà di ciò che resta è minacciata dalle attività minerarie, agricole e soprattutto dall'estrazione commerciale di legname. L'Amazzonia brasiliana è la più grande estensione al mondo di foresta primaria.
Quello che possiamo fare noi è proteggere l'ultimo grande polmone del pianeta.
PER SECOLI: LA FORESTA TROPICALE E' STATA UN PARADISO DI NATURA INCONTAMINATA, LA MASSIMA ESPRESSIONE DELLA VITA, IL PIU' BELL'ORNAMENTO DEL NOSTRO PIANETA, ACCOGLIENDO PIU' DEL 70% DI TUTTE LE SPECIE ANIMALI E VEGETALI.
GLI UOMINI INDIGENI DELLA FORESTA L'HANNO SEMPRE VENERATA E NE HANNO FATTO UN USO SAGGIO E SOSTENIBILE.
ORA: NEGLI ULTIMI 50 ANNI IL TASSO DI CRESCITA DELLA POPOLAZIONE, LA MAGGIORE RICHIESTA DI TERRA, IL DESIDERIO DI RAPIDI GUADAGNI, LE TECNOLOGIE CHE PERMETTONO DI TAGLIARE UN ALBERO SECOLARE IN POCHI MINUTI E DlSBOSCARE QUALSIASI TIPO DI TERRENO HANNO PORTATO ALLA DISTRUZIONE DI META' DELLE FORESTE TROPICALI ESISTENTI E NEGLI ANNI '80 E '90 IL TASSO DI DEFORESTAZIONE E' RADDOPPIATO. OGNI MINUTO DI OGNI GIORNO VIENE DISTRUTTA NEL MONDO UN'AREA DI FORESTA TROPICALE GRANDE QUANTO 8 CAMPI DI CALCIO.
Le foreste tropicali offrono un vasto assortimento di risorse in regioni del mondo fra le più povere e gravate da una sempre più crescente sovra popolazione. I Paesi di queste aree del mondo stanno lottando per raggiungere un miglior livello di vita e la via di questo sviluppo prevede lo sfruttamento massiccio delle risorse naturali, che per la maggior parte sono costituite dalle foreste o sono presenti in esse, e un'industrializzazione di tipo occidentale. Possiamo quindi prevedere che per i prossimi anni la pressione sulle foreste aumenterà sempre di più. Se consideriamo che già il 50% è stato distrutto e circa il 30% lo sarà nei prossimi 20-30 anni il quadro per il futuro si presenta drammatico. I Paesi poveri non sono tuttavia i soli ad avere delle aspettative sulle foreste tropicali; sono le ricche nazioni industriali di cui facciamo parte a generare la domanda che sorregge il commercio di legname tropicale, ed il mercato del bestiame da macello che bruca i pascoli una volta ricoperti dalla foresta. A tutto questo si aggiunge il cappio del debito internazionale sempre in aumento, tra le nazioni industriali e quelle del Terzo Mondo che spesso costringe i Paesi che possiedono delle foreste a sottoporle ad uno sfruttamento eccessivo. Finora la maggior parte della deforestazione si è attuata senza nessun tipo di controllo o pianificazione da parte soprattutto di coloni in cerca di terre da coltivare che hanno abbattuto, bruciato o utilizzato per l'estrazione del legname migliaia e migliaia di Km2 di foreste ancora vergini. Il risultato è una grave degradazione ambientale. Il deforestamento a scopo agricolo è la causa principale della distruzione della foresta tropicale. Grandi estensioni di foresta vengono abbattute per ricavarne terreno coltivabile. I contadini abbattono appezzamenti di foresta e usano il terreno per coltivare di che sfamarsi. Il tipo di coltivazione mobile tipo "abbatti-e-brucia", l'unico a poter essere praticato, dato il terreno povero di sostanze nutritive è quasi sempre insostenibile. L'ecosistema viene distrutto in modo definitivo e la terra deve essere abbandonata dopo qualche anno; i coloni possono solo spostarsi altrove e ricominciare lo stesso processo distruttivo. In alcuni di questi terreni si coltivano prodotti come tè e caffè, che vengono poi esportati nei Paesi più ricchi. Miseria, sovrappopolazione e distribuzione ineguale delle proprietà terriere sono le vere cause che costringono i coloni in una via finora senza molte alternative.
Per i Paesi tropicali il legname rappresenta un'importante fonte di valuta straniera. Il giro d'affari annuale del commercio di legname supera i 10 miliardi di dollari, con una produzione di circa 30 milioni di metri cubi di tronchi grezzi. I grandi alberi tropicali, vengono tuttora abbattuti per ricavare legname prezioso da esportare nei paesi ricchi che ne fanno sempre più richiesta. Solo il 50% circa delle varie specie è sfruttato localmente e solo un numero relativamente ristretto di specie è ambito sul mercato internazionale, ma ciò nonostante anche il taglio più selettivo distrugge sostanzialmente la foresta in quanto l'abbattimento di un esemplare provoca la caduta anche degli alberi vicini e i pesanti macchinari di trasporto danneggiano piante e suolo. I commercianti di legname costruiscono strade per poter arrivare alle zone di taglio e trasportare via i tronchi. Le stesse strade vengono poi usate anche dai contadini che penetrano quindi sempre più nella foresta a peggiorare il danno. I delicati equilibri interspecifici vengono compromessi in modo irreparabile. Non muore solo un albero, insieme ad esso scompaiono intere nicchie ecologiche.
Pur rappresentando il terzo stadio del degrado forestale, l'allevamento è stato spesso all'origine dell'intero ciclo distruttivo. Nel corso degli ultimi trent'anni l'allevamento di bestiame da macello ha messo seriamente in pericolo le foreste tropicali dell'America Latina. In America Centrale e Brasile il disboscamento di immense aree di foresta è stato incoraggiato dai governi con particolari agevolazioni fiscali e la concessione di sussidi da parte della Banca Mondiale, allo scopo di produrre carne di manzo a buon mercato per il consumo nazionale ma soprattutto per l'esportazione sui mercati dei fast food nordamericani e europei. In vent'anni nei Paesi centro americani più di un quarto di foreste tropicali è stato abbattuto per fare posto all'allevamento. Persino l'allevamento di solito non è praticabile per più di una decina d'anni per cui i mandriani si spostano verso nuove aree quando la fertilità del terreno diminuisce e la produttività comincia a crollare.
Per molti paesi tropicali, le foreste non sono solo una fonte di legname pregiato e
terre da coltivare: sotto gli alberi possono nascondersi, infatti, ingenti ricchezze minerarie e spesso i fiumi racchiudono un potenziale enorme come fonte rinnovabile di energia idroelettrica. Tra i fattori che minacciano in modo diretto le foreste pluviali, la deforestazione dovuta alle attività estrattive è tra i minori, anche se le vie d'accesso che vengono aperte e il livello di sviluppo generalmente più alto nelle aree in cui si trovano le miniere sono spesso un richiamo per i coloni in cerca di terra. Il Bacino amazzonico contiene certamente enormi ricchezze minerarie e petrolifere, come pure alcune regioni della Nuova Guinea, delle Filippine e dell'Indonesia. Il progetto di estrazione mineraria forse più ambizioso e di più vaste dimensioni è il Programma Brasiliano del Grande Carajas, per il quale è previsto un costo di 70 miliardi di dollari USA e che interesserà un'area dell'Amazzonia orientale grande quanto la Francia. Al centro del programma sono gli enormi giacimenti di minerali di ferro che si trovano nel sottosuolo della foresta. In Brasile, migliaia di cercatori d'oro, i garimperos, hanno creato miniere a cielo aperto nella foresta pluviale amazzonica, abbattendo alberi e scavando enormi buche, nel terreno. Inoltre, i materiali di scarico delle miniere hanno inquinato i fiumi.
Deforestazione vista da satellite
Le tre immagini riprese da satellite per rilevamento ambientale mostrano l'aspetto di una regione della foresta pluviale che si estende ai lati del Rio delle Amazzoni, in Brasile, nel 1975 nel 1986 e nel 1992. Le fasce diagonali di colore chiaro corrispondono alle aree in cui la vegetazione è stata distrutta. La deforestazione viene praticata su larga scala principalmente per ottenere legname da costruzione, per creare nuovi terreni agricoli, per lo svolgimento di attività minerarie e la ricerca di petrolio; su scala locale, per la produzione di carbone, di legna da ardere e, secondo il metodo detto "taglia e brucia", per ottenere rapidamente nuove aree. L'utilizzo del fuoco è particolarmente pericoloso perché causa ingenti perdite anche alla fauna e può facilmente sfuggire al controllo dell'uomo, determinando danni superiori a quelli previsti.
La foresta amazzonica
Solo 1/5 delle foreste primarie sopravvive
1/3 di esse si trova in Amazzonia
60% della foresta vergine amazzonica è ancora intatto.
La foresta più estesa:
La foresta amazzonica copre una superficie più estesa di tutta l'Europa Occidentale: 600 milioni di Kmq
La più grande riserva d'acqua:
1/5 dell'acqua dolce del mondo scorre per i fiumi dell'Amazzonia. Il bacino amazzonico é la maggior riserva di acqua dolce del Pianeta
Il fiume più lungo:
Il Rio delle Amazzoni si snoda per 6.868 Km, la distanza tra New York e Berlino. Il punto più profondo del Rio delle Amazzoni raggiunge i 120 metri, sufficiente per affondarvi ben due torri di Pisa, una sull'altra.
La biodiversità più ricca:
Si incontrano più specie di piante in un ettaro di foresta amazzonica che in tutto il continente europeo
Più alberi:
In un unico ettaro si possono trovare oltre 200 specie di alberi e sono state contate oltre 72 specie diverse di formiche su un solo albero.
Più pesci:
Nei fiumi che attraversano la foresta, nuotano pesci di un numero di specie oltre 30 volte maggiore che in tutti i corsi d'acqua d'Europa messi insieme.
Più grandi, più piccoli:
La diversità e i contrasti della vita amazzonica sono sensazionali: la victoria-regia è una ninfea il cui diametro arriva ai due metri. La foglia di Poligonacea coccoloba può essere più grande di un uomo (2,5 m di altezza e 1m di larghezza). Il ragno caranguejeira è più grosso di un telefono cellulare, mentre esiste un scimmia dal peso di 130 grammi e della dimensione di uno spazzolino da denti.
La più misteriosa:
L'immensa quantità di specie animali e vegetali che vivono in Amazzonia è ancora in gran parte sconosciuta. Gli scienziati stimano che solo il 40% degli insetti presenti siano conosciuti. Fino ad oggi sono stati identificati oltre 30.000 tipi di piante, ma si sospetta che altre 20.000 siano ancora da scoprire. Nel corso degli anni '90, sono state scoperte tre nuove specie di scimmia, due di volatili e decine di specie di anfibi e pesci.
Per la Natura è indifferente che la foresta pluviale viva o muoia: di questo si preoccupa solo l'uomo. Il pensare che una specie in particolare abbia diritto di sopravvivere ad altre è solo umano. L'intenso via vai della nostra civiltà è solo un momento fugace della lunga evoluzione della vita sulla Terra. Se la nostra specie dovesse distruggere i presupposti della propria esistenza, scomparirebbe con essi lasciando una misera traccia fossile, e Gaia, il nostro pianeta vivente, produrrebbe altre forme di vita che li sostituiscano. E' un atto di presunzione dell'uomo pensare di poter effettivamente controllare il pianeta. Ma dal momento che la nostra sopravvivenza ci preme parecchio, ora ci sta a cuore anche la sopravvivenza della foresta tropicale, perché sappiamo che da essa non potremmo in alcun modo prescindere.
L'Amazzonia è qualcosa di più di un ecosistema, di una grande foresta, di un immenso paese da proteggere: l'Amazzonia è il nostro futuro.

Esempio