Canne al vento, di Grazia Deledda

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Testo

Canne al vento di Grazia Deledda

Notizie sull’autore.
Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre da Giovanni e da Francesca Cambosu. La famiglia è benestante. Nella città natale segue, negli anni successivi, studi disordinati e irregolari, dapprima frequentando le scuole elementari, poi sempre svogliatamente, le lezioni di lingua di un precettore privato. Nel romanzo autobiografico Cosima ricorderà>, è sottolineerà per contro l’urgenza della precoce vocazione, la > che la costringeva a scrivere. I primi racconti dell’adolescente Grazia Deledda comparvero fra il 1888 e il ‘94: sono documenti non utili per ricostruire la sua formazione. I primi libri degnati di ricordo - il romanzo Anime oneste e la prima stesura dell’altro, La via del male – sono del ’95. La Deledda muore a Roma il 16 Agosto. In settembre, nella >, viene pubblicato, a cura di Antonio Baldini, il suo ultimo romanzo, chiaramente autobiografico, Cosima.

Scaletta:
1)Efix e il podere.
a)arrivo di Zuannantoni
b)Fuga di Lia
c)Efix si avvia dalle dame
2)Le dame vanno alla festa
d)arrivo di Giacinto
3)Arrivo dei due uomini alla festa
4)Giacinto parte per Nuoro
e)morte di Donna Ruth
f)vendita del podere
6)Efix parte in giro per il mondo
g)Efix ritorna dalle sue padrone
7)Matrimonio di Noemi
h)morte di Efix
Intreccio.
Tutto il giorno Efix,servo delle dame Pintor, aveva lavorato per rafforzare gli argini del fiume. Questo podere per Efix era tutto, da trent’anni lavorava in quel pezzo di terra; pensando elle piogge torrenziali aveva lavorati tutto il giorno. Arrivata la notte Efix dopo la preghiera si sdraia sulla stuoia; il servo intanto udiva il chiacchierare del fiume e lo sbatte delle canne. Un passo in lontananza gli fece sollevare gli occhi. Ad un tratto aprì e vide una figura nera che lo chiamava, allora gli chiese cosa era successo, e se stavano bene le sue padrone. Il ragazzo disse di si, dicendoli anche di doversi recare dalle dame perché era arrivata una lettera gialla e che forse era di signor Giacinto. Dopo la morte della moglie, Don Zame, trattava male le figlie come un tiranno, ma per questo la terza figlia,Lia, fuggì in continente sposò un negoziante ed ebbe Giacinto. Don Zame umiliato del comportamento della figlia la cercò; una mattina fu trovato morto nello stradone,sul ponte dopo il paese.
All’alba partì lasciando Zuannantoni a guardare il podere. Efix si avvia dalle padrone, la strada era in salita ed egli camminava piano perché aveva passato la malaria, ogni intanto si girava per vedere il podere e la capanna. Dopo aver oltrepassato la Basilica, il servo si fermò davanti a un portone antico. Dalla finestra si affacciò una donna bassa, era donna Ruth che appena vide il servo scese ad aprire, Efix chiese delle sue padrone, Ruth gli disse che Noemi si stava alzando, e che Ester era a messa.
Intanto Efix interrogò a donna Ruth chiedendoli se la lettera era di don Giacinto , ella rispose di si, ma disse che non li era successo niente. Sebbene fosse la più vecchia, non prese mai iniziative e responsabilità. Dopo che scese pure donna Noemi, Ruth lesse la lettera dicendo che fra pochi giorni Giacinto doveva arrivare. Allora Noemi protestò con una faccia pallida dicendo che per lui non c’era posto, ma il servo aprì le mani dicendo che sarebbe stato un buon ragazzo, e se si sarebbe comportato male, lui sarebbe stato il primo a cacciarlo. Pronto all’arrivo del nipote delle padrone, il servo andò da Kallina, l’usuraia per farsi prestare qualche soldo, poi andò dal Malese a comprarsi un berretto nuovo per l’occasione. Invano però nei giorni seguenti e per intere settimane le dame Pintor aspettarono il nipote. Donna Ester fece fare il pane a posta. Ai primi di Maggio donna Noemi rimase sola in casa perché le sorelle andarono alla festa di Nostra Signora del Rimedio. Noemi non amava il divertimento ed era rimasta sul balcone cadente della vecchia dimora del prete; verso il tramonto qualcuno batté al portone. Abbandonò la lettera e chiese chi fosse, una voce straniera rispose amici, allora Noemi non riusciva ad aprire tanto che le tremava la mano.
Un uomo giovane alto e pallido, con scarpe gialle, stava davanti al portone appoggiato ad una bicicletta. Ella lo riconobbe subito agli occhi, il giovane esclamò “zia Ester sono io”, lei un po’ umiliata gli disse che era Noemi, intanto pensava di chiamare zia Potatoi per andare giù al podere e chiamare Efix . Intanto il giovane continuava a parlare del viaggio chiedendo alla zia quanto ci volesse per andare a Nuoro, Noemi disse che non lo sapeva ma che c’era stata ed era un posto bello dove tutti i forestieri sono diventati ricchi. Appena egli si fu allontanato, Noemi scese fino alla casa di zia Potatoi. La porta era aperta ed al richiamo la vecchia s’avanzò, Noemi gli disse che c’era bisogno che qualcuno andasse a chiamare Efix dal podere. Intanto la festa si svolgeva per il meglio, si sentiva la fisarmonica si Zuannantoni, ma d’un tratto il cane del rettore si mise ad abbaiare; era Efix che insieme a Giacinto arrivavano. Le dame s’alzarono tremando e donna Ester parlò dicendo “Giacinto… Giacinto mio…”
Tutte le donne le stettero intorno e a lui sembrò di sognare, intanto dopo aver mangiato nella capanna delle dame, insieme al servo Giacinto ritornarono al podere.
L’indomani Efix riportò il cavallo in paese e raccontò alla padrona giovane della sera prima. Noemi sembrava tranquilla solo quando il servo ripartì per il poveretto, corse al portone raccomandandoli di tornare fra tre giorni per portare provviste alle sorelle.
Il tempo s’era fatto fresco, caricata la bisaccia, il servo parte, nella strada incontra don Predu che gli offre un passaggio dicendoli che se vendevano il podere lo avrebbe comprato lui. Intanto Giacinto s’era innamorato di Grixenda e aveva promesso di sposarla. Nei tempi di carestia, nelle settimane che precede la carestia, la vecchia Potatoi andava a pescare sanguisuga. Il suo posto preferito era la baia vicino al podere delle dame Pintor. Un giorno, verso metà di Giugno ella salì sino alla capanna di Efix chiedendoli che intenzione aveva Giacinto, allora il servo gli disse che Giacinto era un bravo ragazzo e che la sposerà. Era un giovedì quando Giacinto entrò da Kallina per chiedere i soldi per il viaggio, allora gli chiese a chi doveva intestare la cambiale e lui gli disse “a me”;appena uscì dall’usuraia Giacinto si giocò le cinquanta lire. Era una sera di Luglio e Noemi, sola in casa pensava a Giacinto con un pensiero vivo, si era innamorata di lui. Intanto Noemi sentì bussare a andò ad aprire: era un borghese che cercava donna Ester, “non c’è” rispose Noemi, allora l’uomo esitò a dargliela. Quando furono rientrate tutte, Noemi lesse la cambiale, dicendo a Ester che se lei non l’aveva fatta non la doveva pagare. Lei pero volle pagare, allora gli disse che la causa di tutto era Giacinto; le dame avevano chiamato don Predu per riferirgli tutto, ma quando arrivò trovarono donna Ruth morta. A questo punto Efix e donna Ester accettarono la proposta di don Predu, venduto il podere il servo fu assunto come mezzadro, un giorno fu richiamato da don Predu, andò dunque dal nuovo padrone e lo trovò arrampicato a potar la vite sotto la rete dei rami, allora don Predu gli disse di aspettare, appena fini gli disse che voleva sposare donna Noemi. Efix fu molto felice per la proposta fatta da don Predu ed andò subito a dirlo alla sua padrona che rifiutò. Dopo esser passata da Potatoi, il servo avvisa don Predu che parte a Nuoro per una settimana, attraversati i monti di Oliena arriva al molino, qui trova Giacinto che trasportava un sacco, entrati nella pensione il servo dice a Giacinto che Grixenda arriverà a momenti per sposarla, ma lui preoccupato lo respinge dicendogli che lui era un pezzente e non poteva sposarla. Efix allora gli disse che gliel’aveva promesso, il giovane allora si rassegnò aspettando la ragazza. La domenica dopo Pasqua Efix incontra in una festa due mendicanti che chiedono l’elemosina, il più vecchio dopo aver messo i soldi nel cappello, quando si rialzò ricadde battendo la testa al muro e morì. Efix allora decise di accompagnare il cieco fino a Nuoro, come opera di carità. Arrivati in città Giacinto chiede al servo dove stava andando, lui gli rispose che andava lontano. Il servo insieme al cieco partirono per un lungo viaggio; dopo quella festa andarono alla festa dello Spirito Santo e ad altre dove incontrarono altri mendicanti. Efix rimase per molto tempo con loro, e andarono alla festa del Redentore, alla festa di San Cosca e Damiano di Mammojada e a Bitti per la Madonna del Miracolo. Dopo aver camminato giorno e notte si gettò per terra e gli sembro di aver compiuto il giro del mondo. Mentre s’avvicina al poderetto, Zuannantoni lo riconosce e lo saluta. Efix allora si reca dalle sue dame. Fu Noemi ad aprire. Il servo se la vide apparire davanti, Noemi prima di farlo entrare, lo guardò bene, come si guarda uno sconosciuto, poi dopo averlo conosciuto lo abbracciò e lo fece entrare. Tutti li chiesero il perché era partito senza dire niente, il servo gli disse che era per la discussione avuta con donna Noemi per la proposta di don Predu, allora disse alla sua padrona che Giacinto e Grixenda si sposano a Natale. Allora Noemi disse a Efix che voleva sposare don Predu prima dei due ragazzi. Intanto Efix l’indomani era ritornato in paese perché stava male. I giorni passavano ed il servo stava sempre più male; durante il giorno del matrimonio di Noemi e Predu, donna Ester disse al servo che veniva subito da lui, ma nel mentre che Ester accompagnava la sposa, Efix morì.
Considerazioni personali:
L’autore ricorre a paragoni come le canne al vento e descrive la storia in modo oggettivo, tipico del Verismo. Il romanzo e di tipo descrittivo, è narrato in terza persona e la forma è corretta e facile da capire anche se si possono trovare dei termini dialettali. La tematica principale che espone la Deledda e la lealtà e la fedeltà che il servo offre alle sue padrone. Questo libro mi è piaciuto molto anche se l’inizio era un po’ monotono, alla fine c’è un colpo di scena che entusiasma il lettore.

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