Storia degli anni '60

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Testo

GLI ANNI ‘60
Nell ‘Italia del “boom” e del “miracolo economico”, fra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, una gran massa di italiani, che aveva in precedenza sperimentato i disastri della guerra e la povertà degli anni dell’immediato dopoguerra, scoprì per la prima volta il benessere e con esso l’abitudine a nuovi consumi. Nelle case fecero il loro ingresso frigoriferi e lavatrici, radio a transisor e televisori; la società italiana, anche attraverso le nuove abitudini di consumo, sembrò incamminarsi verso una definitiva “modernizzazione”.
Gli Stati Uniti ‘America, che sin dall’inizio del secolo si erano caratterizzati per la presenza di un mercato di massa per i prodotti di largo consumo, furono modello e principale termine di paragone: nel consumismo si individuava la radice stessa del successo del paese più ricco e industrializzato del mondo. Non mancavano però autorevoli critiche alla società dei consumi da parte di intellettuali, filosofi e sociologi, che godettero di un’ampio seguito fra gli studenti che alla fine degli anni sessanta diedero vita ai primi movimenti di contestazione giovanile. La pubblicità, rinnavata nelle tecniche, nelle professioni e nei mezzi, sembrò esercitare un potere enorme e un’inedita capacità di condizionare gusti e comportamenti di individui e famiglie.
Nel dibattito mai sopito fra sociologi, economisti ed intellettuali “criti” hanno fatto più recentemente sentire la propria voce gli antropologi, che propongono nuove interpretazioni sul mondo delle cose e sul desiderio di appropiarsene.
Gli anni sessanta furono un periodo molto importante anche per le scienze e le scoperte. Nel 1967 venne eseguito il primo trapianto di cuore a opera di Barnard, medico sudafricano, che dopo accurate ricerche riuscì ad operare un uomo e a farlo rimanere in vita altri 19 mesi con un organo vitale non suo. Nel 1969 due astronauti americani, Neil Armstrong e Edwin Aldrin, arrivarono a mettere piede su suolo lunare.
Questa nuova ed incentivata ricerca spaziale favorì la meteorologia e facilitò l’invenzione di materiali sempre più leggeri, come i fogli di alluminio e il teflon.
Nel 1969 il DDT viene bandito negli Stati Uniti, in seguito ai tumori dovuti ai suoi dannosi effetti collaterali.
Ci furono ricerche sulla genetica delle piante e sulla fertilità del suolo portando alla rivoluzione verde in molti Paesi del Terzo Mondo.
Lo sviluppo dei circuiti integrati negli anni sessanta offrì nuove possibilità alla miniaturizzazione, stimolando la nascita dell’industria elettronica negli Stati Uniti e la diffusione di apparecchiature elettroniche in Occidente.
Alla fine di questi anni, gli studenti universitari si ribellarono contro l’insegnamento tradizionale e il controllo dello Stato sulla scuola che era considerato repressivo. I ragazzi del ’68 si resero conto che, per inserirsi nella società e lavorare, dovevano spesso rinunciare ai principi d' uguaglianza e di libertà politica in cui credevano. Così questi movimenti si diffusero un po’ ovunque: in Germania, in Francia, in Cecoslovacchia. Alla fine in Italia si ebbe libero accesso agli studi universitari e per gli operai l’approvazione dello Statuto del Lavoratori.
Nella musica e nello spettacolo ci furono delle rivoluzioni. Il registratore, inventato nel 1942 ma divulgato alcuni anni dopo, rende possibile riprodurre tutti i tipi di suono. Viene usato in modo creativo nella musica pop, come per gli album dei Beatles, il famoso quartetto inglese composto da George Harrison, John Lennon, Paul McCartney e Ringo Starr. Immergendosi nella moda del beat, (musicalmente espresso dal recupero di elementi del blues, del ritmo afroamericano, dall'’accentuazione del sound e dall'’uso di chitarre amplificate), in ideale collegamento con il movimento letterario della beat-generation degli anni ’50, i Beatles dimostrano infatti di sapersi rinnovare recuperando la musica colta, accogliendo le suggestioni della musica indiana e servendosi abilmente delle risorse offerte dallo studio di registrazione.
Gli anni ’60 furono un periodo molto importante della storia mondiale, in cui ci fu un’apertura al dialogo tra le forze politiche dei paesi e le rappresentanze private e sindacali per riorganizzare tutta la società.
1967– BARNARD E IL PRIMO TRAPIANTO DI CUORE
Nella notte del 3 dicembre 1967 fu portata all’ospedale Groote Schuur di Città del Capo (Sudafrica) una donna di 24 anni in fin di vita. La situazione clinica disperata e le gravi lesioni celebrali non lasciavano intravedere alcuna probabilità di ripresa e i medici, constata la morte della giovane paziente, decisero di tentare l’espianto degli organi per permettere la sopravvivenza ad un altro ammalato.
Nelle prime ore della mattina ebbe inizio, in due sale operatorie contigue , un tipo di intervento mai realizzato fino a quel momento.In due minuti una prima équipe medica riuscì a prelevare il cuore della donatrice portandolo immediatamente a una seconda équipe che aveva provveduto a preparare all’intervento Loui Washkansky, un uomo di 54 anni sofferente da tempo di gravi malattie cardiache. Collegato il paziente a una macchina cuore-polmoni,il chirurgo Christian Barnard provvide a sostituire il cuore ammalato con quello della donatrice, facendo seguire alle normali pratiche chirurgiche l’applicazione di corrente elettrica nella zona toracica per stimolare la prima contrazione ventricolare.
Alle 6,13 l’intervento poteva dirsi felicemente concluso: nel petto di Washkansky pulsava, con una frequenza di 120 battiti al minuto, il cuore nuovo.
Ma l’euforia iniziale per l’effettiva praticabilità del trapianto cardiaco venne presto smorzata dalla morte del paziente, avvenuta dopo 18 giorni, a causa di un’infezione.
Ripresero gli studi e le ricerche che portarono a nuovi trapianti, ma solo pochi pazienti un anno dopo l’intervento erano ancora in vita, perché non era facile trovare soluzioni a crisi di rigetto e a problemi di natura immunolagica.
A tutto ciò si aggiunsero inoltre riflessioni di carattere etico riguardanti soprattutto le modalità per stabilire la morte celebrale del donatore. Per questo motivo ebbero nouvo impulso anche gli esperimenti per i trapianti di cuore di scimpanzè, che non risolsero comunque con esiti positivi. Al primo intervento pionieristico di Barnard, basato anche sulla sua ambizione personale e su una discreta dose di audacia, fece seguito, il 2 gennaio 1968, un secondo trapianto eseguito dal chirurgo sudafricano su Philip Blaiberg.
L’intervento si risolse con un notevole successo, seguito dai media di tutto il mondo che riuscirono a mostare la vita quotidiana del paziente sopravvissuto per 19 mesi con il cuore nuovo.
1961 - L’UOMO NELLO SPAZIO
Mattina del 12 aprile 1961. Il più famoso speaker della radio russa, Levitan, fa interrompere le trasmissioni e annuncia: fra poco sentire un importante comunicato sul primo uomo nello spazio. Passano due minuti, ed ecco il nome: l’uomo è Yuri Gagarin, un bel ragazzo simpatico dalla larga faccia contadina che è stato preferito a tutti i cosmonauti sovietici. La fotografia di Gagarin fece subito il giro del mondo attraverso giornali e televisioni. L’impressione è enorme. Più spaventati che affascinati gli americani: si sentono battuti nella corsa allo spazio e temono che il successo scientifico dell’Unione Sovietica si trasformi in una minaccia militare . Agli europei, un po’ tagliati fuori da questa lotta, non dispiace in fondo che il trionfatore appartenga alla vecchia civiltà continentale. E infatti, quando verrà a visitare più tardi le capitali d’Europa, Gagarin riceverà accoglienze trionfali.
Gagarin è il primo uomo nello spazio perché i sovietici hanno, per i loro razzi, propellenti più forti di quelli americani. Ma sono dettagli tecnici: quel che più colpisce la gente è l’aspetto favoloso dell’avventura, il coraggio di questo ragazzo che ha osato trasformarsi in un satellite umano. Gagarin che vede per la prima volta la Terra dallo spazio, che descrive rapito il fantastico spettacolo di laghi e montagne, città e fiumi di tutte le latitudini. Oggi in orbita attorno alla vecchia madre Terra: non sarà più possibile, domani, andare sulla Luna, magari su Marte e via via verso i pianeti più lontani? Uomini di tutti i continenti si abbandonavano ai sogni: stazioni spaziali, astronavi intergalattiche, colonie di pionieri in altri mondi; e tutto grazie a quell’uficialetto che in un’ora e mezzo scarsa, per l’esattezza 89 minuti e un secondo, aveva compiuto il primo giro completo attorno al globo: altezza minima 175 chilometri, precisò Mosca; altezza massima 302.
Chi è Gagarin
Yuri Gagarin: era un giovanotto di 27 anni, un po’ basso di statura, una bella faccia simpatica da contadino russo; suo padre e sua madre lavoravano la terra. A vent’anni, preso un diploma di perito fonditore, si era iscritto a una scuola di pilotaggio, diventando ufficiale dell’aeronautica militare.
A 25 anni era stato ammesso fra i volontari per i primi voli cosmici. Era il 1959. Due anni prima era andato in orbita uno Sputnik senza esseri viventi a bordo, seguito a poche settimane da un altro razzo che portava una cagnetta il cui nome fece il giro del mondo: Laika. Poi altri Sputnik sovietici, qualche Explorer e Vanguard americani e ancora un paio di cani- Belka e Strelka- dentro un satellite russo.
Si aspettava un uomo che avesse il coraggio di entrare in una capsula spinta da un missile per fare “quattro passi” nel cosmo. Gagarin morì giovanissimo, a 34 anni, nel 1968, in un incidente aereo.
1969 – A SPASSO SULLA LUNA
Quasi mezzo miliardo di telespettatori in tutto il mondo seguì affascinato il primo sbarco dell’uomo sulla Luna. Il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, collegatosi con gli astronauti Edwin Aldrin, Neil Armstrong e Michael Collins a bordo dell’Apollo 11, definì la sua come la “telefonata più importante della storia” e il papa Paolo VI inviò agli “avventurieri dello spazio” i suoi auguri e la sua benedizione. L’umanità stava realizzando un sogno che aveva coltivato per secoli. Avviato nel 1958 e proseguito nel 1961 del presidente Kennedy, il programma spaziale americano era stato grandemente potenziato dopo i primi successi sovietici (messa in orbita dello Sputnik e volo orbitale della Vostok 1 con a bordo il primo cosmonauta Jurij Gagarin). Gli Stati Uniti, infatti, volevano recuparare la superiorità persa in questo campo: utilizzando esperienze e dati forniti dai programmi Mercury e Gemini, concentrarono i loro sforzi sul progetto Apollo. Accuratamente preparato con voli sperimentali, la mattina del 16 luglio 1969 l’Apollo venne lanciato dalla base di Cape Canaval in Florida. Il 21 luglio il modulo lunare Eagle, sganciatosi dall’astronave, inziò la sua discesa vero la Luna.
Allunati nel Mare della Tranquillità, gli astronauti Armstrong e Aldrin iniziarono a istallare le apparecchiature adatte agli esperimenti scientifici (anemometri, sismografi, riflettori e strumenti a raggi laser) e a raccogliere materiale ( sassi e polvere lunare) da riportare sulla Terra per accurate analisi. Dopo una sosta di 21 ore, ebbero inzio le manovre di riaggancio dell’Eagle al modulo di comando, in cui era rimasto l’astronauta Michael Collins. Sulla sperficie lunare, oltre alla bandiera degli Stati Uniti, venne lasciata una targa metallica recante la scritta: >. Il viaggio di ritorno-un volo durato 59 ore e 55 minuti- si concluse il 24 luglio: alle 17,51 la capsula spaziale Columbia, con a bordo i tre astronauti, ammarava nell’Oceano Pacifico dopo aver superato una distanza di 380.000 Km.
A terra i nuovi pionieri vennero accolti con grande entusiasmo: dopo una quarantena di due settimane, e neumerose visite mediche, l’intera nazione li festeggiò, tribuendo loro grandissimi onori. Gli Stati Uniti avevano nuovamente acquisito la supremazia in campo spaziale rispetto all’Unione Sovietica, assicurandosi anche un incomparabile ampliamento delle conoscenze scientifiche.
GLI STATI UNITI D’AMERICA
Gli Stati Uniti occupano una metà del America settentrionale e confinano a Nord con il Canada, a Sud con il Messico, a Est con l’oceano Atlantico ed a Ovest con l’oceano Pacifico.
IL territorio è vasto e molto vario; due sistemi montuosi, le Montagne Rocciose e gli Appalachi, attraversano lungo le coste il paese. Tra queste catene a Sud si estende la grande pianura alluvionale, attraversata dal Mississippi, al centro il territorio é caratterizzato da estese pianure steppose dette grandi Praterie. A Nord si estende la zona dei gradi laghi.
La costa atlantica è accidentata e frastagliata nel settentrione bassa e paludosa nel meridione, quella pacifica è del tutto sabbiosa.
I fiumi più importanti sono il Mississippi, il Missouri, l’Hudson e il Colorado. Negli Stati Uniti vi sono i laghi più grandi del mondo, il lago Superiore, Huron, Michigan, Eire e Ontario.
L’estensione del territorio consente spettacoli naturali di incomparabile bellezza e particolarità: le imponenti cascate del Niagara, la Valle della Morte, il Grand Canyon, gli atolli coralliferi e i vulcani delle Hawaii.
Data l’estensione del territorio, gli USA presentano notevoli differenze climatiche: la costa atlantica fino a New York, influenzata dalla corrente fredda del Labrador, presenta temperature molto rigide, mentre da questo punto in giù, per la corrente calda del Golfo, il clima è temperato. La costa del Pacifico gode di un clima mite ed uniforme. All’interno del Paese il clima è di tipo continentale.
Lo scontro di correnti calde e fredde provoca spesso tornados, trombe d’aria che colpiscono le pianure meridionali, mentre gli uragani si abbattono sulle coste del Pacifico.
Gli Stati Uniti sono organizzati politicamente in una repubblica federale di tipo presidenziale. Gli stati sono in tutto cinquanta solo l’Alaska e le Hawaii non sono contigui.
Gli USA sono la prima potenza economica del mondo. Alla base della sua struttura economica ci sono particolari condizioni storico geografiche ed umane. Due sono state le principali cause dello sviluppo americano, la prima è stata l’immenso spazio ricchissimo di risorse naturali e la libertà d’impresa che hanno consentito un colossale accumulo di capitali; la seconda è l’afflusso di milioni di immigrati che, in cambio di condizioni di vita decisamente migliori rispetto a quelle di provenienza, hanno portato importanti contributi di intelligenza e capacità creative.
Una delle principali modalità operative americane nell’uso degli ingenti investimenti di capitale è quello di impiegare mezzi finanziari all’estero, al fine di poter ottenere che una parte di quei mezzi ritornasse in patria per l’acquisto di beni di consumo e durevoli. Questo genere di politica economica è stata attuata dagli USA nella prima e nella seconda Guerra Mondiale nei confronti dell’Europa, e in Sud America in particolare con il Brasile.
L’agricoltura è favorita oltre che dall’estensione del territorio e da un clima favorevole, anche dal massiccio uso di moderne tecnologie e da avanzate tecniche di irrigazione. Il territorio coltivabile è ripartito in fasce (del cotone, del granturco del grano), ognuna finalizzata da sempre ad una coltura prevalente adatta a quell’ambiente. Gli Stati uniti coltivano la metà del mais del mondo, sono i primi produttori di soia e sono al terzo per il grano.
Rilevante importanza ha l’allevamento del bestiame, considerato che un quarto delle terre è usato per i pascoli.
Quanto alla pesca, l’America occupa i primi posti nel mondo; le acque più pescose sono quelle dell’Atlantico settentrionale ricche di merluzzi, aringhe ed aragoste.
Le ricchezze del sottosuolo sono immense, gli Stati Uniti sono i secondi produttori al mondo di petrolio, metano e carbone, al primo per l’estrazione del rame. Altri grandi giacimenti includono d’oro , zinco, ferro, piombo, argento, uranio e granito.
L’industria basata sul sistema della libera impresa e quindi della concorrenza, produce un terzo delle automobili, un quarto dell’acciaio e due quinti dell’alluminio nel mondo. Negli ultimi anni l’America è divenuta anche la prima protagonista nell’elettronica e nell’industria spaziale.
L’industrializzazione e la meccanizzazione sono elementi essenziali della vita americana perché favoriscono quello che sembra essere l’obiettivo della nazione: lo sfruttamento nella maggior misura possibile delle risorse naturali e delle possibilità umane. Il sistema di produzione di massa, su cui si basa la rivoluzione industriale, è infatti in buona parte di origine americana.
IL RAZZISMO
[C1]Insieme di teorie e comportamenti basati su una supposta divisione dell'umanità in razze "superiori" e razze "inferiori". Secondo le teorie razziste il patrimonio biologico determinerebbe, oltre ai comportamenti individuali, gli sviluppi (culturali, politici, economici ecc.) dei gruppi e delle società. Stabilendo questa connessione fra tratti razziali ed evoluzione sociale, le concezioni razzistiche ritengono superiori le razze in grado di costruire società più "evolute".
Le origini del razzismo
Un atteggiamento di tipo razzistico è costantemente presente nella storia dell'umanità, come testimonia la pratica antica della schiavitù. Gli antichi greci, e in seguito i romani, chiamavano "barbari" (stranieri) quelli che non parlavano la loro lingua, avevano costumi, religioni, istituzioni diverse e vivevano al "limite" del loro mondo.
Tuttavia, il razzismo per come noi lo intendiamo si sviluppò a partire dal XVII secolo, in seguito alle scoperte geografiche e al colonialismo. In questo periodo si affermò la convinzione che il progresso – intellettuale, scientifico, economico, politico – fosse un'esclusiva prerogativa dei bianchi e che gli altri popoli non potessero conseguire gli stessi risultati proprio a causa di una differenza biologica. Se fino a quel punto l'interpretazione prevalente del determinarsi delle varie razze era stata quella "climatica" – secondo la quale a un'origine comune erano seguiti sviluppi dovuti soprattutto alle condizioni ambientali – dal XVIII secolo si affermò la teoria "poligenetica", che fa risalire le popolazioni del mondo a progenitori diversi.
L'affermarsi di questa convinzione portò a ritenere inalterabili le differenze tra individui e popoli e a stabilire un principio di gerarchia secondo il quale la razza bianca era una razza superiore, predominante sulle altre; in questo modo veniva giustificato il dominio sugli altri popoli da parte dei bianchi e l'attribuzione a questi di una missione di civilizzazione.
I NERI D’AMERICA LOTTANO CONTRO
LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE
La segregazione razziale divide i neri dai bianchi.
La popolazione nera d’America, pur avendo ottenuto il diritto di voto nel 1870 dal presidente A. Johnson, alla fine della seconda guerra mondiale era ancora fortemente discriminata. Molti Stati del Sud avevano introdotto nelle loro legislazioni alcuni regolamenti che di fatto impedivano ai neri di votare: per poter ottenere il diritto di voto occorreva saper leggere e scrivere.
Poiché la grande maggioranza dei neri era analfabeta, dal momento che i governi non costruivano scuole per i neri e a essi era vietato frequentare gli istituti riservati ai bianchi, l’esercizio del diritto di voto veniva annullato. Alla popolazione nera era inoltre vietato entrare negli esercizi pubblici e negli scompartimenti ferroviari riservati rigorosamente ai bianchi (sistema della segregazione razziale, cioè isolamento).
Essi svolgevano i lavori meno retribuiti e più umili, e, a parità di lavoro, percepivano un salario inferiore a quello dei bianchi.
Quando però, durante la seconda guerra mondiale, fu introdotto il servizio militare obbligatorio, centinaia di migliaia di neri parteciparono alla guerra in posizione di parità con i bianchi. La nascita dei movimenti di liberazione e d’indipendenza nei continenti asiatico e africano fece inoltre nascere nelle comunità nere americane una maggiore coscienza sociale rispetto ai diritti ancora negati.
Nel 1954 la Corte Suprema federale degli Stati Uniti riconobbe il diritto per i neri di iscriversi alla scuole pubbliche. Tuttavia molti Stati del Sud si opposero all’applicazione di questa legge, provocando una dura reazione. Dal 1964 al 1967 nei ghetti neri di Harlem, Los Angeles e Detroit furono organizzati sanguinosi disordini e rivolte, repressi con la forza militare. La situazione era diventata intollerabile al punto che i neri formarono dei movimenti organizzati con veri programmi politici, sotto l’azione di leader di grande prestigio.
I movimenti per l’uguaglianza: dalla non-violenza a “Potere nero”.
Il pastore protestante Martin Luther King improntò la sua azione sulla strategia della non-violenza in nome della fraternità cristiana. Egli trasformò la protesta spontanea dei neri, per ottenere il riconoscimento dei diritti civili e politici, in un movimento organizzato attraverso manifestazioni pacifiste, marce di protesta e azioni di disobbedienza civile. Nel 1964, per la sua azione ricevette il premio Nobel per la pace, ma i razzisti lo assassinarono nel 1968 a Memphis, nel Tennessee.
Un’ altra componente del movimento di liberazione dei neri furono i Black Muslims (musulmani neri). Essi si riallacciavano alla tradizione africana dell’islamismo, rivalutando il nazionalismo nero. Erano convinti che la strada della non-violenza non fosse uno strumento sufficiente per ottenere i diritti negati quindi proposero una lotta diretta e armata contro la società dei bianchi.
Dai Black Muslims si staccò Malcom X con un programma più ampio, che prevedeva la solidarietà etnica dei neri americani con i neri africani e con tutti i popoli sottomessi dal colonialismo. Secondo Malcom X la lotta dei neri non doveva limitarsi a richiedere i diritti civili, ma doveva trasformarsi in lotta per i diritti umani. Anche Malcom Xfu assassinato nel 1965. dopo la sua morte, nel 1966 nacque il Partito delle Black Panthers (pantere nere) con un programma politico preciso: l’unica alternativa per i neri era il recupero della loro dignità attraverso una lotta rivoluzionaria contro l’organizzazione statale americana e la società capitalistica.
Music for all tastes
Music in the U.S.A. is very exciting and varied. Turn on the radio and you will hear pop songs, jazz, opera, folk, country or classical music. Music is an important subject in schools where many children learn to play a musical instrument. Young people form pop or folk groups with friends, or they sing in church. Music is part of the American culture.
Negro slaves sang religious chants while working on the plantations and pioneers played ballads around camp fires. Hundreds of songs were written in praise of America or to protest against social injustice or war.
Many important music styles were born in the U.S., like jazz, rock ‘n’ roll, or country rap music. Even the idea of advertising a product on television to the music of a jingle was born in America.
Some American music forms
Folk music is the oldest music tradition in the world. The word “folk” means “people” and folk music is simply composed by ordinary people. American folk songs are about the life of workers in the country or in towns, or they are simple religious songs that are sung in church.
Jazz was born at the end of the 19th century in the southern states. It is the music of black people who had once been slaves. It is a mixture of hymns, work songs and the African folk music of their ancestors.
New Orleans, Louisiana, was the first home of jazz, which is now popular all over the world.
Negro spirituals (or: gospel songs) were sung by slaves on the plantations. They usually tell biblical stories in very simple language and have repetitive and easy tunes.
Rock ‘n’ roll was born in the 1950s. It combined black and country music, but it was intended for dancing, so rythm was the main element. Elvis Presley was the singer who made rock ‘n’ roll famous all over the world. Thousands of people visit his house in Memphis, Tennessee, every year.
One of the most exciting developments in American pop music in recent years is rap. Rap is a form of music where the singer speaks the words over rhythmic music. It is usually performed by black artists and the songs often protest against racism and police brutality. The singers generally have unusual names and the language they use in their songs is full of slang expressions that are popular in black communities in the US.
1962 – I FOVOLISI BEATLES
Il lancio dei “Fab Four”, i “favolosi quattro” giovanissimi di Liverpool, nel firmamento delle star della musica internazionale avvenne nel 1962 con l’uscita del singolo Please Please me. Il brano si piazzò subito ai vertici dell’hit parade britannica, conquistando gli ascoltatori per la sua freschezza e originalità. Il successo fu consolidato da I want to hold your hand, un pezzo accattivante che scalò rapidamente le classifiche internazionali. Se negli anni Cinquanta la colonna sonora della gioventù era stato il rock’n roll “fisico” di Elvis Presley, una vera bomba che sconvolse il conformismo imperante dell’epoca, negli anni ’60 fu il sound dei Beatles a imprimere una svolta nei gusti del pubblico, stanco ormai anche della brillantina di Elvis. Ritmi più grintosi, freschi e innovativi, look dalla presa immediata (celeberrima la pettinatura “a caschetto”, quasi un marchio di fabbrica), ironia: questo il mix che conquistò alla band milioni di fan in tutto il mondo.
Non va infatti dimenticato che i Beatles (in inglese “scarafaggi”) furono il primo gruppo britannico a riscuotere un clamoroso successo anche negli USA, aprendo la strada a quella che i media definivano “british invasion”. La loro partecipazione nel 1964 al popolare programma televisivo Ed Sullivan Show ebbe effetti dirompenti: i loro dischi balzarono in vetta alle classifiche e i concerti dal vivo suscitarono un tale entusiasmo, al limite del parossismo, da mettere in ombra qualsiasi evento musicale precedente. L’isterismo delle fan, gli svenimenti, gli appostamenti di ore davanti agli alberghi dove alloggiava il mitico quartetto, che contrassegnarono la tournée americana della band, fecero parlare di una vera e propria Beatlesmania.
Nei 10 anni di attività comune lo stile dei Beatles subì delle profonde trasformazioni, in linea con il mutare dei tempi. Dai brani orecchiabili come Please Please Me, Love Me Do, si passò a opere decisamente più complesse come quelle contenute nel’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band del 1967, dai testi raffinati e dalla struttura musicale caratterizzata dalla combinazione di tecniche e stili, dalla musica elettronica alle sezioni d’archi tipiche dei brani sinfonici.
Sperimentatori attenti all’evoluzione del gusto, i Beatles tentarono anche l’avventura del cinema, traducendo in immagini le suggestioni dei loro brani più famosi (come Yellow Submarine), dando vita a interessanti e vivaci contaminazioni di musica, immagini e cartoni animati. E poi furono anche la prima band della storia della musica pop a fondare una propria casa discografica, la Apple Records.
Dopo lo scioglimento del gruppo nel 1970, i quattro intrapresero carriere da solisti più o meno fortunate. Nel 1980, cinque colpi di pistola esplosi da uno squilibrato misero fine alla vita dell’amatissimo leader della band, John Lennon, ma non alle pressioni delle case discografiche e dei fan per la riunificazione dei Beatles.
I tre componenti superstiti della band hanno suonato per l’ultima volta insieme nel 1955, incidendo un brano inedito di Lennon, Free as a bird.
GLI HIPPY
Lo scontento e il disagio delle nuove generazioni, pur evidenti e in un certo senso drammatici, non erano però sostenuti da una forte consapevolezza ideologica. Il rifiuto del modello di vita dominante, non accompagnato da un progetto alternativo, finiva per consumarsi di solito in una sorta di sterile protesta o in una vana e confusa ricerca esistenziale. A cambiare almeno parzialmente la situazione fu, agli inizi degli anni ’60, il movimento degli hippy (coloro che hanno mangiato la foglia), sorto non a caso in uno dei più opulenti stati americani, la California. I giovani che ne facevano parte si resero conto che la società dei consumi, pur avendo innalzato il benessere generale e favorito di conseguenza un apparente livellamento del tenore di vita dei cittadini, nascondeva dietro la facciata festosa e rassicurante un’anima autoritaria e sostanzialmente disumana. Infatti non solo l’uguaglianza era ben lontana dall’essere realizzata, ma anzi le nuove élite si servivano dei moderni mezzi di comunicazione di massa per accentrare sempre di più nelle loro mani ogni forma di potere. Attraverso una pubblicità martellante e ossessiva, quale mai era stato possibile attuare in precedenza, esse erano in grado di assicurarsi il consenso politico e di imporre consumi, per lo più superflui, ai cittadini, i quali, per poterli realizzare, si vedevano costretti a lavorare a ritmi frenetici e a produrre, di conseguenza, una crescente ricchezza destinata a finire nelle mani dei ceti dominanti. Quel modello sociale, quindi, minacciava in forme sotterranee e ambigue la libertà individuale e riduceva l’essere umano al ruolo di semplice produttore e consumatore di beni, soddisfacendone i beni materiali, ma annientando ogni esigenza dello spirito. Protagonista, spesso inconsapevole, di questo processo era un uomo ridotto “a una dimensione”, come ebbe a dire il filosofo tedesco Herbert Marcuse, un uomo cioè privato della sua capacità critica e della sua coscienza, e legato unicamente ad interessi materiali, perciò facilmente influenzabile.
Consapevoli di questo stato di cose milioni di ragazzi americani, percercare di sfuggire al pericolo che sentivano incombere su di loro, misero in atto comportamenti ostentatamente anticonformisti, chiedendo a gran voce il diritto di realizzare un’esistenza libera dalla schiavitù del lavoro, dei consumi e del denaro. Gli hippy si lasciarono crescere i capelli in modo disordinato e vestirono abiti assolutamente inconsueti, spesso di foggia orientale (larghe tuniche dai colori sgargianti, papaline, sandali, ecc.). Riuniti in folti gruppi fuori dalle grandi città, presero a condurre un’esistenza nomade e promiscua, di tipo comunitario, predicando l’amore e il diritto dell’uomo a una vita libera dalla violenza della guerra e dalle istituzioni, negando la legittimità delle discriminazioni razziali, vantando l’uguaglianza dei sessi. “Fate l’amore, non la guerra” divenne lo slogan universalmente noto di questi giovani sempre in viaggio per l’America, capaci di vivere con risorse economiche limitatissime, immancabilmente accompagnati dalle loro strepitanti chitarre. La musica fu infatti uno degli aspetti più tipici e importanti dell’esperienza esistenziale degli hippy, che trasferirono nelle loro canzoni gli ideali pacifisti di cui erano sostenitori. Nell’ agosto del 1969, a Woodstock, non lontano da New York, ebbe luogo il più grande raduno musicale della storia, al quale pareciparono oltre 450.000 ragazzi di tutto il mondo, che, arrivati in autostop, dormivano e facevano l’amore sotto la pioggia e in mezzo al fango, fumavano hashish e bevevano birra aspettando per ora ed ore in una calca asfissiante che i gruppi salissero sul palco per esibirsi.
Purtroppo la breve storia di questo movimento fu strettamente legata alla droga, in particolare all’ LSD, come dimostrarono in modo impressionante le morti per overdose, avvenute all’inizio degli anni Sessanta, dei tre miti della musica hippy: Janis Joplin, Jini Hendrix e Jim Morrison.
Al di là dei loro aspetti più pittoreschi e magari discutibili (come, appunto, l’uso degli allucinogeni), bisogna riconoscere che i giovani contestatori americani seppero cogliere, pur in forme talora confuse, quanto di più negativo esprimeva il modello sociale americano. A loro merito va ascritta inoltre la decisa reazione al retorico patriottismo con cui il governo degli USA tentava di giustificare la sempre più cruenta guerra del Vietnam, che essi contestarono fermamente, anche se con metodi magari bizzarri.
1968 – PRAGA, LA PRIMAVERA TRADITA
Le prime manifestazioni studentesche e le critiche delle associazioni di intellettuali verso la politica del Partito comunista determinarono nell’autunno del 1967 aspre discussioni all’interno del Partito stesso, che si risolsero, all’inizio del 1968, con la nomina a primo ministro di Alexander Dubcek. Insediandosi il 5 gennaio il governo Dubcek diede subito inizio al “nuovo corso” riabilitando, come primo atto, gli scrittori e tutte le vittime del dissenso dell’epoca stalinista. Accompagnati da grande partecipazione popolare cominciarono quei processi di trasformazione che andavano orientandosi verso il “socialismo dal volto umano”. Dopo una serie di ammonimenti e pressioni politiche, nella notte tra il 20 e il 21 agosto, i carri armati del Patto di Varsavia varcarono i confini della Cecoslovacchia ed entrarono a Praga. L’accanita resistenza della popolazione non riuscì ad arrestare la repressione sovietica. Messo in atto un inesorabile processo di “normalizzazione”, Dubcek venne arrestato e trasferito a Mosca, mentre a capo dello Stato e del Partito veniva insediato Gustav Husak, che agli inizi del 1969 dava corso a una sistematica opera di epurazione del Partito e di spietata repressione di ogni forma di dissenso. Dubcek, riabilitato dopo la “rivoluzione di velluto” del 1989, divenne il primo presidente liberamente eletto nel Paese.
Pop Art
Movimento artistico affermatosi negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il nome deriva dalla contrazione dell'inglese Popular Art, arte "popolare" in senso moderno, ossia che faccia uso di linguaggi quotidiani dell'odierna società di massa, propri della comunicazione commerciale, cinematografica, televisiva o della stampa periodica.
CARATTERISTICHE E TECNICHE ARTISTICHE
Accomunò gli artisti della corrente Pop l'attenzione per l'oggetto banale, per l'immagine scontata, per la situazione comune, considerati ormai come parte integrante della vita e dell'immaginario collettivo, e quindi osservati perlopiù in modo "neutro", senza evidenti intenti critici o polemici. Le prime opere furono dipinti a tinte forti, realizzati con colori acrilici (i colori violenti della cartellonistica pubblicitaria), riproducenti bottiglie di birra, lattine, strisce di fumetti, segnali stradali e oggetti di consumo. Presto tuttavia le tecniche espressive adottate si moltiplicarono, passando dalla fotografia alla serigrafia, dal collage alla diretta inclusione di oggetti reali nell'opera. Si trattò di una vera e propria rivoluzione nell'atteggiamento artistico e nella percezione dell'opera d'arte, privata dell'aura che la contraddistingueva e qualificava rispetto alle altre espressioni dell'ingegno e dell'attività dell'uomo, in quanto ormai pienamente "adeguata" alla realtà più comune, e in molti casi riproducibile, seriale. La Pop Art rappresentò un punto di riferimento irrinunciabile per tutti i movimenti artistici che seguirono, ed esercitò una forte influenza in settori quali la grafica pubblicitaria, il design e la moda.
LE ORIGINI
I precedenti storici della Pop Art sono da rintracciarsi da un lato nell'esperienza dadaista, in particolare nell'opera e nella figura di Marcel Duchamp, e dall'altro in certa pittura americana degli inizi del Novecento, caratterizzata dal ricorso alla tecnica del trompe-l'oeil e dalla frequente raffigurazione di oggetti quotidiani e familiari.
Il movimento prese le mosse in Inghilterra, per opera di artisti e intellettuali quali Eduardo Paolozzi, Richard Hamilton, William Thurnbull, Theo Crosby e Lawrence Alloway: la sua nascita viene generalmente associata a una mostra dal titolo "This is Tomorrow", tenutasi nel 1956 alla galleria Whitechapel di Londra.
Negli Stati Uniti, i primi sviluppi della Pop Art sono legati ai nomi di Robert Rauschenberg, creatore di assemblaggi con oggetti domestici quali trapunte e cuscini, e Jasper Johns, noto per le serie di dipinti raffiguranti bandiere americane, numeri e bersagli.
GLI ANNI SESSANTA
Promosso con eccezionale abilità dal gallerista Leo Castelli, il movimento conobbe un grande successo negli anni Sessanta. Nel 1960 l'artista inglese David Hockney realizzòTyphoo Tea (Kasmin Gallery, Londra), uno dei primissimi dipinti che proponevano come soggetto un prodotto commerciale di marca. Nello stesso anno Jones portò a termine alcune sculture di bronzo dipinto che rappresentavano le lattine di birra Ballantines. Nel 1961 Claes Oldenburg espose la prima delle sue sgargianti e ironiche sculture a forma di hamburger o di altri prodotti del fast food; negli stessi anni Roy Lichtenstein iniziò a prendere in esame il linguaggio del fumetto, realizzando dipinti che ne imitavano stili e resa visiva (tipiche le sue false retinature dell'immagine, come se si trattasse di un ingrandimento fotografico).
Andy Warhol si dedicò a una particolare riflessione sulla riproducibilità dell'opera d'arte e sulle tecniche di rappresentazione seriale, ideando dipinti, serigrafie e fotomontaggi con soggetti ripetuti: bottiglie di Coca-Cola, lattine di zuppa Campbell, scatole di lucido Brillo, immagini-icona di Marilyn Monroe, Elvis Presley, Liz Taylor.
La Storia negli anni ’60
• Negli anni Cinquanta tra le due superpotenze fu ingaggiata una corsa al riarmo con la produzione di armi atomiche e si instaurò un clima di guerra fredda. In America furono limitate le libertà democratiche nei confronti di chi avesse idee di sinistra, furono controllate le attività sindacali e fu messo fuorilegge il Parito comunista. In Urss invece continuarono i processi ai dissidenti e il loro confinamento nei gulag, con frequenti esecuzioni.
• Questo clima internazionale portò nel 1948 al blocco di Berlino da parte dell’Urss e alla guerra di Corea nel 1950. In Corea per la prima volta americani e sovietici si trovarono schierati gli uni contro gli altri, per questo i comandi militari della Nato proposero di usare la bomba atomica, ma il presidente americano rifiutò la proposta, perché un conflitto nucleare non avrebbe lasciato nessun vincitore sul campo.
• Negli anni Sessanta dopo la morte di Stalin, Kruscev denunciò gli eccessi del regime staliniano al XX Congresso del Pcus, avviando il processo di destalinizzazione. Ciò sembrò avviare un processo di distensione anche nei rapporti con l’America attraverso la proposta di un progetto di coesistenza pacifica. Tuttavia all’interno dei Paesi dell’Est Kruscev represse ancora duramente la richiesta d’indipendenza politica. L’Ungheria, che voleva costruire autonomamente da Mosca la propria via verso il socialismo, fu occupare militarmente dai carri armati sovietici nel 1956.
• Anche nell’Alleanza Antlantica il 1956 fu un anno cruciale: l’Inghilterra perse il controllo del Canale di Suez, dopo una guerra contro l’Egitto che ne rivendicava la nazionalizzazione. L’America attraverso l’Onu e con il consenso dell’Urss, intimò alla sua alleata inglese il ritiro delle truppe.
• Il nuovo clima di distensione politica internazionale fu seguito con interesse anche dalla Chiesa dal Concilio Vaticano II, che con papa Giovanni XXIII intervenne a favore del disarmo e contro gli abusi del capitalismo. Inoltre in America l’elezione del presidente democratico Kennedy aveva fatto sperare nella possibilità di dialogo con l’Urss. Dopo il fallimento un accordo per una nuova sistemazione dell’Europa, i pericoli di un conflitto internazionale si acuirono: nel 1961 Kruscev fece erigere un muro che divideva Berlino Est da Berlino Ovest.
• Nel 1962 Cuba diventò uno Stato comunista e aderì al Patto di Varsavia sovietico. La vicinanza dell’isola agli Stati Uniti mise in pericolo la difesa americana e fece precipitare le relazioni con l’Urss. Con la crisi di Cuba si arrivò a sfiorare una guerra nucleare tra le due superpotenze.
Usa & Urss si riarmano: inizia la guerra fredda
USA e URSS lottano per l’egemonia sul mondo.
Mentre l’Urss si assicurava il controllo sui Paesi orientali. Inglesi e Americani decisero di fermare l’avanzata del comunismo in Europa. Quando in Grecia scoppiò una guerra civile tra il movimento di liberazione dei partigiani, appoggiati da Tito, e la monarchia, subito l’Inghilterra e gli USA intervennero a favore di quest’ultima.
Truman affermava che gli USA dovevano frenare l’avanzata del comunismo in Euopa. Questa sua dottrina portò alla definitiva rottura con l’Urss e diede inizio alla guerra fredda. La guerra fredda fu uno scontro per l’egemonia sul mondo da parte dei due blocchi politici e geografici con economie separate e ideologie contrastanti: il capitalismo americano e il socialismo marxista sovietico.
L’equilibrio del terrore.
Sul piano militare gli Americani potenziarono l’arsenale nucleare. I sovietici nel 1949 replicarono con la costruzione della loro prima bomba atomica. Così la minaccia di un conflitto nucleare fu frenata, perché si creò un equilibrio del terrore. Entrambe le superpotenze possedevano l’arma più distruttiva esistente al mondo, la stessa arma distruttiva per tutti.
In Usa & Urss si crea un clima di intolleranza
In USA vengono limitate le libertà.
All’interno dei due blocchi le posizioni politiche si irrigidirono. A est l’Urss fu isolata dalle reazioni internazionali e a ovest si creò un clima di intolleranza contro le idee comuniste.
In America, la paura dell’avanzata del comunismo, portò alla persecuzione di chiunque manifestasse simpatie per le idee socialiste. Il senatore Joseph Mac Carthy istituì una Commissione per le attività americane, che processava i comunisti e non comunisti. Il partito comunista fu considerato fuori legge e le attività sindacali furono controllate. Quando divenne presidente il repubblicano Dwight Eisenhower si passò al contrattacco diretto.
In URSS continua la repressione interna.
In Urss diventò predominante l’esigenza di difendersi dall’aggressione imperialistica americana.
Il clima di oppressione si accentuò ulteriormente e portò a processi e condanne contro i dirigenti accusati di attività contro lo Stao. Furono frequenti le espulsioni dal Partito comunista, definite purghe, seguite anche da esecuzioni, operate dalla polizia militare che aveva ampi poteri.
Gli ideali del socialismo ne risentirono: la giustizia sociale, la pace e l’uguaglianza furono offuscati dalla repressione e dalla istituzione dei gulag, campi di rieducazione per i dissidenti, cioè coloro che non approvavano l’ideologia dello Stato.
A Berlino e in Corea si aprono i fronti
della guerra fredda
Berlino ovest è isolata dal mondo.
I fronti della guerra si aprirono in punti deboli per gli equilibri internazionali tra le due superpotenze: a Berlino e in Corea, dove si arrivò allo scontro armato.
La Germania Federale era stata trasformata in Stato cuscinetto per arginare gli attacchi sovietici e riceveva aiuti per riprendere al più presto la produzione bellica.
Di fronte al riarmo tedesco, i sovietici nel 1948 crearono un blocco di accessi stradali, ferroviari e fluviali, impedendo il passaggio dei rifornimenti. Così Inghilterra e America organizzarono un ponte aereo con Berlino. I sovietici, nel 1949 decisero di abbandonare il blocco, per evitare lo scontro armato.
USA e URSS si fronteggiano in Corea.
In Asia, si fronteggiavano Giappone e Cina e la Corea si trovava in mezzo a questi due schieramenti. Dopo il secondo conflitto mondiale venne dviso in due zone: il Nord sovietico e il Sud americano. Per l’America averla vinta significava molto, perché una sconfitta avrebbe significato l’abbandono dell’Indocina, abbondante di materie prime.
Il 25 giugno 1950 scoppiò la guerra, perché i coreani del nord oltrepassarono il 38°parallelo. Così la NATO si schierò con i coreani meridionali, e Cina e Urss con i settentrionali. Il generale Mac Arthur propose di usare la bomba atomica, ma Truman bocciò la proposta per non sbilanciare l’equilibro del terrore. Comunque la guerra proseguì fino al 27 luglio 1953 senza trovare vinti né vincitori, e lasciando la Corea divisa lungo il 38° parallelo.
Il blocco sovietico entra in crisi: la destalinizzazione
Un rapporto segreto denuncia la politica di Stalin.
Con la morte di Stalin nel 1953, il clima politico e sociale in Unione Sovietica si modificò. Il suo successore, Nikita Kruscev, rese pubblico un rapporto segreto e denunciò apertamente gli eccessi del sistema poliziesco staliniano: in questo modo crollò un “mito”. Kruscev promise un ritorno alla legalità socialista. Questa nuova fase politica fu definita col termine destalinizzazione.
La distensione con l’America suscita speranze nelle democrazie popolari.
Per ricostruire e rilanciare la propia economia l’Unione Sovietica aveva bisogno di un periodo di minor tensione con gli Stati Uniti. Ciò portò nelle relazioni con gli USA ad una tregua, che venne definita con il termine di disgelo, in cui le due superpotenze rinunciarono ad attaccarsi sul piano militare. Così Krucev potè sviluppare la produzione agricola, senza però agire sul sistema politico che restò centralizzato e non ampliò le libertà. Il pocesso di destalinizzazione aveva fatto sorgere in alcune Repubbliche satelliti del blocco sovietico la convinzione che ci si potesse rendere indipendenti da Mosca, pur restando fedeli alle idee del socialismo.
L’Ungheria insorge contro Mosca.
In Germania orientale nel 1953 ci fu un’insurrezione operaia, che fallì. In Polonia vennero allontanati coloro di idea stalinista. In Ungheria ci fu un’insurrezione generale che fece cadere il governo. L’Ungheria, dopo aver eletto un nuovo presidente, uscì dal Patto di Varsavia, così Kruscev invase il Paese alleato violando il principio della fratellanza internazionale tra i popoli.
Gli intellettuali europei, la Cina e l’Albania condannano l’Unione Sovietica.
In Europa l’invasione sovietica in Ungheria venne condannata apertamente. In Italia formularono la loro condanna in un documento, chiamato Appello dei 101, in cui si sosteneva che la costruzione del socialismo dovesse rispettare lo spirito di libertà espresso dal popolo ungherese. In questo modo si stabilì un nuovo principio: ogni Stato socialista poteva percorrere una propria via originale verso il socialismo, senza imposizioni esterne. La Cina accusò l’Urss di essersi trasformata in uno Stato socialimperialista.
Crisi nell’Alleanza Atlantica: il problema del Canale di Seuz
Egitto e Inghilterra si contendono il Canale di Suez.
Anche per l’Alleanza Atlantica il 1956 segnò un momento di crisi. Gli alleati, in particolare Inghilterra e Usa, si trovarono in disaccordo sulla politica mediorientale. L’Inghilterra si oppose con l’appoggio della Francia alla nazionalizzazione del Canale di Suez da parte dell’Egitto. Inglesi e Franceso attaccarono l’Egito. L’esercito egiziano, circondato, capitolò nel giro di una settimana.
L’Onu interviene a favore dell’Egitto.
Gli Usa attraverso l’Onu si opposero all’iniziativa militare. Intimarono quindi agli alleati europei il ritiro immediato delle loro truppe dal suolo egiziano. Il Canale di Suez così, resto all’Egitto.
Kruscev e Kennedy iniziano la via
alla coesistenza pacifica tra Usa e Urss
Krescev prosegue sulla linea della distensione politica.
Kruscev nel 1959 ritenne giunta l’epoca della coesistenza pacifica, che prevedeva la rinuncia alla corsa agli armamenti e un accordo per un disarmo generale e completo, in modo che le controversie internazionali sarebbero state risolte per via pacifica.
Kennedy riduce gli armamenti e avvia le battaglie civili.
Nel 1960 diventò presidente degli Stati Uniti il democratico John F. Kennedy, che era orientato a ridurre le spese militari e a favorire l’occupazione. Infatti in America il 20% della popolazione era in condizioni di povertà. Tra questi figuravano anche persone di colore erano guidate dal pastore battista Martin Luther King, che predicava l’integrazioe dei neri nella società americana con il metodo della non-violenza. Le rivolte nei ghetti neri, invece, erano guidate da Malcom X, che proponeva una lotta armata contro il potere dei bianchi. Kennedy decise di avviare una battaglia civile per l’uguaglianza tra bianchi e neri con un programma definito Nuova Frontiera.
Il Concilio Vaticano II: la Chiesa interviene nelle questioni sociali.
Durante il Concilio Vaticano II del 1962, papa Giovanni XXIII auspicò non solo il riavvicinamento tra le varie confessioni cristiane, protestanti e ortodosse, ma anche un’apertura verso uomini di fedi diverse e non credenti. In questo modo la Chiesa tornò ad occuparsi di problemi sociali.
PAPA GIOVANNI XXIII E IL CONCILIO VATICANO II
UNA NUOVA STAGIONE PER LA CHIESA CATTOLICA
Di nome Angelo Giuseppe Roncalli, nato nel 1881 da una famiglia contadina di Sotto il Monte, un piccolo villaggio situato tra Lecco e Bergamo, studiò al Collegio vescovile di Celana e al Seminario di Bergamo. Successivamente conseguì la laurea in teologia e venne nominato sacerdote. Presto ebbe inizio una rapida carriera che lo portò ai più alti gradi della gerarchia ecclesiastica. Fu per 10 anni segretario del vescovo di Bergamo, Radini Tedeschi, quindi passò a Roma come direttore dell'Opera della Propaganda della Fede (1921). Per tale carica viaggiò in Italia e in Europa partecipando a congressi internazionali e a congegni diocesani. Nel 1925 venne nominato arcivescovo e inviato come visitatore apostolico a Sofia, in Bulgaria, dove rimase 10 anni. Nel 1934 diveniva delegato apostolico per la Turchia e la Grecia, nel 1944 nunzio apostolico a Parigi. Nel 1953 era nominato cardinale e patriarca di Venezia enell'ottobre del 1958 succedeva a papa Pio XII. Negli anni del suo pontificato G. cercò di guadagnare alla chiesa le simpatie delle correnti laiche, aprendo in vari modi possibilità di un colloquio. In campo internazionale si adoperò per la pace. Il 25 giugno 1959 annunziò la sua volontà di indire un Concilio ecumenico preceduto da un Sinodo per la provincia di Roma. Nello stesso anno pubblicò l'enciclica Ad Petri Cathedram, seguita, tra le altre, dalle encicliche Mater et Magistra (1961) e Pacem in terris (1963). Nel 1962 la rivista americana «Time» lo proclamava «uomo dell'anno» e nel 1963 gli veniva dato il premio Balzan per la pace. Morì il 3 giugno 1963 dopo una lunga agonia.
Nella Enciclica Mater et magistra del 1961 papa Giovanni XXIII così sentetizzò il nuovo pensiero della Chiesa sul contrasto tra lavoratori e capitalisti: “la retribuzione del lavoro non può essere interamente abbandonata alle leggi di mercato” e i lavoratori devono essere posti nelle condizioni di “giungere a partecipare alle proprietà delle imprese stessee”.Queste affermazioni contrastavano con il sistema di produzione capitalistico e con la legge del libero mercato su cui si fondava.
Anche il suo successore, Paolo VI, con l’Enciclica Pacem in terris nel 1967 intervenne su un altro problema fondamentale: la proprietà privata. Essa restava un “diritto naturale” ma non costituiva “un diritto incondizionato e assoluto”. Se i beni privati diventavano un ostacolo per l’utilità collettiva si poteva procedere alla loro espropriazione. Non si poteva infatti considerare “il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà dei mezzi di ripoduzione come un diritto assoluto, senza limiti né obblighi sociali corrispondenti”.
Erano da condannare quindi gli abusi del capitalismo e l’economia deveva porsi al servizio dell’uomo.
Molte di queste idee erano già state espresse dai movimenti socialisti nel corso del Novecento, ma essi per raggiungere tali obbiettivi erano ricorsi a mezzi rivoluzionari non approvati dalla Chiesa.
Proprio per questo motivo non tutte le speranze suscitate nel mondo cattolico dal Concilio Vaticano II si realizzarono.
Mentre in Italia l’apertura della Chiesa fece nascere movimenti cattolici impegnati nelle lotte sociali, nei Paesi dell’America Latina alcuni movimenti di liberazione che si opponevano con la forza alle dittature militari furono condannati. Essi infatti proponrvano una teologia della liberazione dalla dittatura che in nome del Cristianesimo ricorreva anche all’insurrezione armata.
Nel corso degli anni Ottanta è stato Papa Giovanni Paolo II che si è fatto portavoce di questa condanna in più occasioni, creando dissidi con la Chiesa latino-americana.
I risultati del Concilio Vaticano II tuttavia rinnovarono profondamente la Chiesa. Nella liturgia fu introdotta la Messa nella lingua di ogni nazione e il Collegio dei vescovi acquistò maggior peso nei confronti del papa e della curia romana. Dei 2500 cardinali partecipanti al Concilio più del 50% erano rappresentanti del mondo sottosviluppato, a testinonianza del fatto che la Chiesa intendeva farsi carico dei gravi problemi del terzo mondo.
La conquista dello spazio
fa aumentare i pericoli di una nuova guerra
Usa e Urss controllano lo spazio e gli armamenti nucleari mondiali.
Durante la guerra fredda la lotta tra le due superpotenze avvenne anche per la conquista dello spazio. La superiorità dei sovietici era evidente, infatti nel 1961 l’astronauta sovietico Yuri Gagarin compì il primo volo umano intorno alla Terra. L’America, però, portò i primi uomini sulla Luna. Kennedy aveva intensificato i rapporti con l’Europa per potenziare i Paesi alleati militarmente. Gli europei avrebbero dovuto potenziare solamente gli armamenti, cioè le armi non nucleari, lasciando agli Usa il controllo dell’arsenale nucleare della Nato, che doveva garantire l’equilibrio militare mondiale.
Il muro di Berlino.
La distensione entrò in crisi quando Kennedy e Kruscev si incontrarono per discutere sul problema della divisione della città di Berlino. L’incontro fallì e nello stesso anno, 1961, Kruscev fece costruire un muro di cemento e di filo spinato che divise Berlino est da Berlino ovest. Questo muro diventò il simbolo della definitiva chiusura tra Est e Ovest del mondo.
Con la crisi di Cuba si sfiora un conflitto mondiale
Cuba diventa uno Stato comunista.
L’isola di Cuba, posta a pochissima distanza dalla Florida, sotto la dittatura del generale Batista era stata una colonia economica degli Stati Uniti.
Nel 1959 una rivoluzione popolare guidata da Fidel Castro ed Ernesto Guevara, aveva instaurato un regime comunista. Lo Stato era diventato il proprietario di tutte le terre dell’isola, che vennero assegnate in piccoli lotti ai contadini poveri. Questa riforma agraria colpì gli interessi dei grandi latifondisti cubani; le grandi società statiunitensi dovettero rinunciare al monopolio sulle piantagioni della canna da zucchero, allo sfruttamento dell’energia elettrica e delle raffinerie di petrolio, che vennero immediatamente nazionalizzate.
Il mondo col fiato sospeso.
Kennedy rispose alla riforma agraria ed alla nazionalizzazione dell’economia con l’embargo, il blocco economico e commerciale sui prodotti esportati dall’isola.
Ciò spinse Castro a stringere rapporti con l’Urss, accettando, nel proprio territorio, missili nucleari sovietici. La minaccia di un attacco sovietico all’America non era mai parsa così vicina.
Gli incrociatori russi furono intercettati dai servizi segreti americani e Kennedy fece disporre un blocco navale intorno all’isola. Il mondo intero per 4 giorni (dal 16 al 22 novembre) visse sull’orlo di una nuova guerra mondiale. Di fronte a questa minaccia, Kruscev ritirò gli incrociatori, dopo aver ottenuto l’assicurazione che Cuba non sarebbe stata invasa dagli USA.
Kruscev fu destituito e Kenedy fu assassinato nel novembre del 1963 a Dallas (Texas). Il suo fu il primo di una lunga serie di delitti politici che colpirono l’America. Anche Martin Luther King e Malcom X furono assassinati.
UGO FOSCOLO
Ugo Foscolo nasce a Zante, nelle Isole Ionie, il 6 febbraio 1778 da madre greca e padre veneziano. Compie i primi studi a Spoleto, ma la sua prima seria formazione avviene a Venezia, dove morto il padre, il giovanissimo Foscolo si trasferisce con la madre e i fratelli nel 1792. Qui studia i classici latini e greci e i filosofi, soprattutto Rousseau. Sulle orme dell’insegnamento alfierano, lo spirito del Foscolo è violentemente acceso dalle idee di libertà e di patria. Costretto dall’oligarchia veneta a rifugiarsi a Bologna, alla discesa di Napoleone in Italia il poeta assume atteggiamenti apertamente liberali e nel 1797 si arruola nel corpo dei Cacciatori a cavallo e scrive l’ode “A Bonaparte liberatore”. Da questo momento ha inizio la sua carriera militare, che si protrae fino al 1815. Con il trattato di Campoformido (ottobre 1797), con cui Napoleone cedeva Venezia all’Austria, si rifugia a Milano. Qui conosce il Parini e il Monti e si dedica a un’intensa attività giornalistica quale redattore del “Monitore italiano”. A Bologna fonda poi un nuovo giornale, il “Genio democratico”, sul quale continua la sua battaglia per l’indipendenza nazionale. Nel frattempo avvia la pubblicazione delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis”. Con la calata degli Austro-Russi nel 1799, il Foscolo riprende le armi nella Guardia Nazionale, combattendo eroicamente. Compone, nel frattempo, l’ode “A Luigina Pallavicini caduta da cavallo”. Dopo la vittoria di Napoleone a Marenga, tornato a Milano, il Foscolo viene impiegato in una serie di incarichi e mansioni militari in Lombardia, in Emilia e in Toscana. E’ di questo periodo la seconda ode, “All’amica risanata”, oltre all’edizione definitiva delle “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, a “La chioma di Benerice” e ai “Sonetti”. Dal 1804 al 1806 il poeta vive nella Francia settentrionale come capitano di frontiera della divisione italiana. Rientrato in Italia, compone il carme “Dei Sepolcri” (pubblicato nel 1807) e il poemetto “Le Grazie”. Con il ritorno del governo austriaco in Lombardia, il poeta si reca in esilio prima in Svizzera, poi in Inghilterra, dove si dedica a un’attività di letterato e di critico che lo pone tra i primissimi nella storia dell'Ottocento. Muore il 10 settembre 1827 in una modesta casa del villaggio di Turnham Green, nei pressi di Londra.
A ZACINTO
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quell’isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
(U. Foscolo)
DANTE ALGHIERI
Dante Alighieri nacque a Firenze nel maggio del 1265 da Alghiero di Bellicone e da Donna Bella. Il padre, prima di morire, aveva destinato il figlio al matrimonio con una ragazza. Ma Dante incontrò un’altra ragazza, Beatrice, di cui se ne innamorò perdutamente, ma l’amò sempre a distanza perché le loro strade non si unirono mai. Lei morì a soli 25 anni, e Dante doveva sposare un’altra donna. Egli studiò nelle scuole religiose e frequentò persone nobili e intellettuali, riscoprendo il piacere della poesia e mutandolo, al punto che venne chiamato “Dolce stil nuovo”. Non conosciamo l’aspetto esatto di Dante Alighieri, ma possiamo capirlo da un affresco di Giotto, dove viene ritratto con un tipico abito, un cappello, il suo naso aquilino e la sua aria misteriosa. Ma il carattere di Dante si capisce soprattutto dalle sue opere, dove si notano i suoi sentimenti: amore, odio e disperazione.
Dante si interessava di tante cose, anche di politica, nella sua Firenze del ‘200 che viveva della produzione di pannilana, soprattutto, in tutta Europa. La Firenze medioevale era divisa in Guelfi e Ghibellini, gli uni con il papa, gli altri con l’iperatore. I Ghibellini vennero definitivamente sconfitti e i Guelfi si divisero in Bianchi e Neri; Dante parteggiava per i Bianchi. Anche i Bianchi vennero sconfitti dai Neri e Dante fu esiliato. Venne ospitato da Bartolomeo della Scala a Verona e successivamente a Ravenna da Guido Novello da Polenta, dove morì nel 1321. In questi anni scrisse la sua più grande opera la “Divina Commedia”.
LEONARDO SCIASCIA
Leonardo Sciascia è uno scrittore tra i più significativi ed impegnati del nostro tempo. Nasce a Recalmuto, in provincia di Agrigento, nel 1921. Tutta la sua opera letteraria verte sulla storia e sui problemi della sua travagliata Sicilia, visti con l’occhio attento e sofferto di chi li vive in prima persona. Notissimo è il suo racconto “Il giorno della civetta” da cui è stato tratto un film di grande successo che tocca da vicino il gravissimo problema della mafia. È morto nel 1989.
Jacques Prévert
Jacques Prévert a créé une poésie simple, accessible à tous, pleine d'humour et de tendresse. Son œuvre reflète son amour de la liberté et sa façon de vivre, toute simple, à Paris ou en banlieue au lendemain de la deuxième guerre mondiale.
Quand il dénonce la guerre ou les injustices, il peut être ironique et même violente. Mais il redevient tendre et optimiste quand il rêve d'un monde de justice et de fraternité, quand il chante le droit au bonheur de chaque être humain.
D’innombrables poèmes de Jacques Prévert, mis en musique, sont devenue des chansons populaires : Les feuilles mortes, Barbara, Inventaire, etc., chantées par Juliette Gréco, Yves Montand et les Frères Jacques.
Jacques Prévert a également écrit des scénarios et des dialogues pour le cinéma, avec le réalisateur Marcel Carné. Leurs films les plus célèbres sont Drôle de drame, Les visiteurs du soir, Les enfants du paradis.
Ses principaux recueils de poèmes : Paroles (1946) ; Histoires (1946) ; Spectacle (1951).
La chanson de la Seine
La Seine a de la chance
Elle n'a pas de soucis
Elle se la coule douce
Le jour comme la nuit
Et elle sort de sa source
Tout doucement sans bruit
Et sans se faire de mousse
Sans sortir de son lit
Elle s'en va vers la mer
En passant par Paris
La Seine a de la chance
Elle n'a pas de soucis
Et quand elle se promène
Tout le long de ses quais
Avec sa belle robe verte
Et ses lumières dorées
Notre-Dame Jalouse
Immobile et sévère
Du haut de toutes ses pierres
La regarde de travers
Mais la seine s'en balance
Elle n'a pas de soucis
Elle se la coule douce
Le jour comme la nuit
Et s'en va vers Le Havre
Et s'en va vers la mer
En passant comme un rêve
Ou milieu des mystères
Des misères de Paris.
J.Prévert
Mary Quant
Quant Mary (Londra 1934), disegnatrice di moda britannica, considerata la creatrice della "minigonna". Con il marito Alexander Plunket Green aprì nel 1955 la sua prima boutique in Kings' Road, chiamata "Bazaar", cui seguirono negli anni Sessanta circa cento altri negozi solamente a Londra, di cui il più famoso a Carnaby Street. Riconoscibile per il marchio, una margherita, il suo stile molto semplice e colorato contrastava nettamente con quello allora in voga e si rivolgeva a un'ideale femminile esile e molto giovane, che fu perfettamente incarnato dalla magrissima modella Twiggy. Mary Quant lanciò minigonne, calze lavorate e stivali alti fin sopra il ginocchio, pantaloni scampanati e cinture, top lavorati all'uncinetto e lucidi impermeabili, cui affiancò prodotti di cosmetica. I suoi prezzi accessibili, uniti allo stile rivoluzionario, la fecero conoscere a un pubblico vastissimo.
MONROE MARILYN
(Norma Jean Backer). Attrice cinematografica nord-americana, nata a Los Angeles nel 1928, morta ad Hollywood nel 1962. Figlia di un'alienata mentale, dopo una squallida infanzia ed un precoce matrimonio fallito (con un tale J. Dougherty), per vivere iniziò a posare per piccanti foto «naturiste». Notata dal cinema, apparve brevemente in Scudda Hoo, Scudda Hay (1948), in Giungla d'asfalto (1950) ed in Eva contro Eva (1950). Soprattutto in Giungla d'asfalto, nella piccola leziosa parte dell'amante d'un avvocato gangster, M. fece impressione per la naturalezza con cui sosteneva il ruolo d'una ragazza bella, stupida e incosciente. Tre anni dopo era protagonista d'un film di Hathaway dal titolo Niagara, abbastanza melodrammatico, ma nel quale M., biondissima, vellutata, si rivelò un'insuperabile fatale perversa. Niagara le diede subito il rango della grande stella. Seguirono Gli uominipreferiscono le bionde (1953) e La magnifica preda (1954), in cui però il suo personaggio era stato modificato. I produttori avevano ora ideato per lei il tipo d'una ragazza tutta istintiva provocazione e insieme incosciente candore, in continuo pericolo, ma capace alla fine di salvarsi per la sua naturale fiducia in ciò che è semplice e vitale. Tale personaggio, reso dalla M. in modo perfetto, affascinò il pubblico maschile e femminile. Dopo il non ancora centrato Follie dell'anno (1954), la M. fu eccellente interprete in Quando la moglie è in vacanza (1955) di B. Wilder, dimostrando imprevedibili doti di vivacità ed autoironia. Divenuta l'idolo di un pubblico internazionale, quasi a voler dimostrare di non essere nella vita l'«oca bionda» dei suoi film, volle perfezionarsi all'Actor's Studio, la migliore scuola di recitazione d'America. Nel 1956, dopo aver ottenuto il divorzio dal famoso giocatore di base-ball Joe di Maggio, sposò lo scrittore Arthur Miller (da cuidoveva poi divorziare poco prima della sua tragica fine). Seguirono Fermata d'autobus (1956) di J. Logan ed Il principe e la ballerina (1957), diretto ed interpretato da L. Olivier. Nel 1959 con A qualcuno piace caldo di B. Wilder l'attrice diede forse la sua interpretazione migliore gareggiando in humour con T. Curtis e J. Lemmon.
Incapace di separare la finzione dalla realtà, la M. cominciava ad avvertire tutto il peso del personaggio che le era imposto e nel quale il pubblico la ammirava. Prese a cercare nuove soluzioni ed in breve i suoi nervi andarono in pezzi. Le «esigenze» intellettuali di suo marito fecero il resto. Con Facciamo all'amore (1960) la crisi era già in atto. Tentò di riproporsi in nuovi termini, in un clima drammatico di disperata sincerità, in Gli spostati (1961), ma non fu apprezzata. Il film cadde clamorosamente. Durante la lavorazione di Something's got to give (1962), licenziataimprovvisamente dalla Fox, chiuse con una morte inattesa - suicidio? incidente dovuto all'ingestione di barbiturici dopo una dose eccessiva di alcool? - la sua carriera di diva.
Vi è oggi un ricordo mitico di questa grande attrice nord-americana, che probabilmente resta come il simbolo di un'epoca troppo rapidamente superata. Esiste ora su di lei un'intera letteratura e se ne tenta la delineazione psicologica.
Nel 1984 è stata trovata una lettera della M. diretta a Lee Strasberg, il direttore dell'Actor's Studio di New York. Dalla clinica in cui era ricoverata l'attrice scriveva: "sono sequestrata in una stanza di cemento".
1966 - Firenze sott’acqua
A Firenze l’Arno scorre veloce e tranquillo, ben incassato fra due muraglie di pietra. Vi si specchiano palazzi bellissimi, il glorioso Ponte Vecchio con le sue botteghe di orafi, gli altri ponti ricostruiti dopo la guerra. Pare impossibile che quel fiume dall’aspetto così pacifico possa devastare una città: eppure è già accaduto due volte.
La prima fu nel 1333, con ben 300 morti. La seconda nel 1966: le vittime dell’alluvione furono diciassette, neanche da paragonare con le stragi dei secoli prima. Ma uguali e forse maggiori le distruzioni, specie nell’immenso patrimonio artistico della città.
A mezzanotte fra il 3 e il 4 novembre l’Arno, cresciuto di livello per oltre quattro metri, cominciò a superare gli argini. Se quel che accadeva sopra la superficie creava il massimo allarme, con case e strade inondate, il peggio succedeva nel sottosuolo. Scoppiarono uno dopo l’altro i trasformatori sotterranei della rete elettrica, fu danneggiata la centrale dell’acqua potabile dove morì anche un operaio. L’acqua che entrava nelle fogne tornava in superficie caricata dal gasolio delle cisterne, una sorta di patina grigia, unta, puzzolente che coprì presto tutta la città.
Il fiume correva ormai senza trovare resistenza per tutto il centro di Firenze, portandosi via automobili, torpedoni, biciclette e persone. Ma se una macchina si ricompra, che ne sarebbe stato di tutti quei capolavori d’arte, insostituibili? Qualcosa in verità fu salvato subito. In alcune gallerie si portarono a spalla i quadri nelle sale superiori: ma furono eccezioni. Non c’era tempo matematico per intervenire. Il maggior disastro avvenne nella Biblioteca Nazionale, una delle più grandi d’Italia, dove migliaia di libri rari e incunaboli furono sommersi dalla piena. Più tardi bisognò ripulirli pagina per pagina con speciali carte asciuganti; ed erano milioni di pagine. Molte volte però le legature erano state distrutte, e le pagine rimanevano appiccicate da una sostanza più forte e rigida della colla. Per fortuna, se così si può dire, in questa cronaca di disgrazie, l’alluvione durò poco: già la sera del 4 novembre la piena era in calo, e il mattino del 5 l’Arno cominciava a tornare ai livelli normali.
A questo punto, quasi immediatamente, esplose un fenomeno di segno contrario, la ricostruzione. In pochi giorni affluirono migliaia di volontari, quasi tutti ragazzi, che cominciarono con pazienza e sacrificio, senza che nessuno li pagasse, a ripulire le pagine dei libri e a togliere dai quadri la crosta fangosa. Erano studenti di tutte le nazionalità, che giungevano con una camicia di ricambio e un sacco a pelo, ammirevoli per generosità e resistenza alla fatica. Sapendo che le ruspe avrebbero distrutto anche cose salvabili, scavarono nella melma con le mani: così si rinvennero piastrelle di scultori medievali, piccole statue, oggetti d’arte che altrimenti sarebbero spariti. Collaborarono naturalmente in pieno anche i fiorentini; la città voleva rivivere. Già tre settimane dopo l’alluvione riaprì il Teatro Comunale, presente il capo di Stato: cominciava la ripresa, Firenze sarebbe tornata bella come prima.
MAGNETI E MAGNETISMI
Il magnetismo è la proprietà di alcuni corpi detti magnati di attirare oggetti di ferro. In un magnete tale capacità si concentra ai due poli, che sono considerati, uno positivo (nord magnetico) e l’altro negativo (sud magnetico). I due poli non sono separabili fra loro. Il magnete è, quindi, formato da particelle dette magnetoni allineati regolarmente fra di loro. Se la disposizione regolare viene alterata, il corpo si smagnetizza. Certi corpi metallici si smagnetizzano permanentemente (azione duratura) o temporaneamente (azione rapida) se strofinati con un magnete.
Le proprietà magnetiche si trasmettono, per induzione, anche agli oggetti metallici disposti in un campo magnetico di una calamita (magnetismo indotto). Corpi come l’ambra, l’ebanite, la lana, se strofinati acquistano la proprietà detta elettrizzazione, di attirare corpi leggeri. Esistono due forme di elettricità negativa (dell’ambra) e positiva (del vetro). I fenomeni elettrici sono dovuti a spostamenti di elettroni lungo un corpo o fra due corpi diversi. Si generano quando si creano squilibri fra il numero degli elettroni e quello dei protoni degli atomi di una sostanza. I metalli sono conduttori di elettricità perché perdono facilmente elettroni dalle orbite periferiche dei loro atomi (perché ne hanno di meno); i non metalli sono isolanti perché trattengono gli elettroni e non propagano movimenti elettronici alle parti circostanti. Nei conduttori gli spostamenti elettronici riguardano la superficie esterna dei corpi sferici e delle reti metalliche. Nelle zone puntiformi dei conduttori si ha accunulo di cariche elettriche. I corpi elettrizzati per contatto acquistano carica delle stesso segno di quella del corpo elettrizzato, mentre, quelli che si elettrizzano per induzione in un campo elettrico si caricano con lo stesso segno del corpo inducente nelle parti a questo prossimo, con segno opposto nelle parti distanti. Col pendolino elettrico si può stabilire se un corpo è carico elettricamente e con l’elettroscopio si può identificare il tipo dicarica. L’intensità della carica elettrica è espressa dalla legge di Coulomb che si enuncia nel seguente modo: due cariche elettriche puntiformi (Q1 e Q2) si attraggono o si respingono con una intensità (F) direttamente proporzionale al prodotto delle intensità delle due cariche ed inversamente al quadrato della loro distanza
F= K Q1 x Q2
d2
LA CORRENTE ELETTRICA E LE SUE APPLICAZIONI
La coorente elettrica è un flusso regolare di elettroni lungo un conduttore costruito dal cavo elettrico. Lo spostamento degli elettroni nel conduttore si deve al fatto che ai 2 estremi di esso esiste una differenza della quantità delle cariche elettriche (detta differenza di potenziale o tensione) la quale fa passare gli elettroni dall’estremo a potenziale maggiore a quello a potenziale minore. Quanto più elevata è la differenza di potenziale tanto più rapido è il flusso degli elettroni nel conduttore. La differenza di potenziale si esprime in un’unità di misura della volt (V) in onore di Alessandro Volta. Per comprendere cos’è il volt occorre tenere presente che per portare una carica elettrica ad un certo potenziale bisogna compiere un lavoro. Un volt esprime il lavoro di un joule (J) per spostare la carica di un coulom (C) dall’estremo all’altro del conduttore. V = J
C
Un altro elemento da considerare è l’intensità di corrente, cioè IDC che si valuta calcolando la quantità di cariche (Q) che ogni secondo attraversano la sezione del conduttore. I = Q
sec.
L’intensità di misura dell’intensità di corrente è l’ampere (A).
[C1]

Esempio