Nietzsche: biografia e pensiero

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Testo

NIETZSCHE
FILOLOGIA E FILOSOFIA
Friedrich Nietzsche muore il 25 agosto 1900 dopo 12 anni di pazzia.
La sua prima opera fu Nacita della tragedia dallo spirito della musica (1871), frutto degli studi presso l’università di Basilea e dell’influenza di SC. Attraverso i suoi studi Nietzsche è costretto a rifiutare la filologia accademica, secondo la quale i greci crearono opere armoniose e serene perché loro erano armoniosi e sereni. Questa immagine è sbagliata sia perché privilegia una certa epoca della storia greca (V secolo) e una certa arte (scultura), sia perché considera la decadenza della civiltà greca il momento in cui i greci perdono questa armonia e serenità che li contraddistingue: secondo Nietzsche le radici vitali dei greci restano invece nella musica e nella religione popolare.
E’ SC che guida Nietzsche alla scoperta del tema della vita. Nietzsche ha letto Il mondo di SC: vi si legge di un mondo retto dal principio irrazionale del dolore in cui l’umanità è destinata alla morte. SC è rassegnato nella sua descrizione, ma Nietzsche vi oppone una coraggiosa accettazione
del dolore come è testimoniato dagli eroi della tragedia greca.
Tragedia greca e vitalismo romantico sono così per Nietzsche intrecciati e solo con questo intreccio riesce a superare il pessimismo di SC. Lo aiutano molto anche le opere di Goethe, che considera positivamente la vita e ha una concezione dell’uomo come centro di tutte le cose, un uomo che può provare sia il massimo della sofferenza che della felicità.
La vita è volontà, e la volontà è forza espansiva infinita. Non bisogna arrendersi di fronte al dolore della vita, ma rispondere con “più vita”.
Anche Wagner è fondamentale per lo sviluppo del tema della vita. Egli vede nella musica l’arte dell’interiorità per eccellenza, lontanissima dal concetto e vicinissima ai sensi: la musica spezza i vincoli della ragione e restituisce all’uomo la sua dimensione creativa.
Per Nietzsche , Wagner è il omdello di “artista tragico”. L’iniziale intenso sodalizio, però, si concluderà con una rottura drammatica.
SPIRITO APOLLINEO E SPIRITO DIONISIACO
La formulazione della filosofia nietzscheana avviene dunque attraverso la categoria estetica dell’arte, che spiega l’essenza del mondo e della vita. La filosofia è vista con l’ottica dell’artista e l’arte con l’ottica della vita: si saldano l’arte, la filosofia della vita e l’interpretazione dello spirito greco e si esplicano nel tragico. La tragedia come forma d’arte apre alla vera comprensione dell’essere.
Per esprimere la propria convinzione estetica Nietzsche usa le figure del mito greco, energetiche e chiare. Egli dice che la tragedia è la massima espressione artistica e culturale della civiltà ellenica perché in essa si incontrano le due grandi forze che animano lo spirito greco, spirito apollineo e spirito dionisiaco, due opposti.
Apollo è il dio della luce e della chiarezza, della misura e della forma; l’apollineo è tendenza alla perfezione (scultura e architettura). Dioniso è il dio della notte e dell’ebbrezza, del caotico e dello smisurato; il dionisiaco è l’eccesso, l’istinto e duqnue si esprime attraverso la musica, non quella rigorosa di Apollo, ma quella appassionata.
All’immagine classica della grecità fondata sulla ragione e sulla compostezza, Nietzsche ne oppone una in cui l’elemento dionisiaco è quello prevalente: l’eroe è una maschera di Dioniso, i personaggi del coro sono i seguaci del dio e la morte dell’eroe è la morte dello stesso Dioniso.
Il gioco tra apollineo e dionisiaco esprime il sistema di forze e impulsi che agisce in ogni singolo uomo: l’apollineo è l’illusione che rende la vita armoniosa, mentre nel dionisiaco l’uomo scopre il gioco crudele di nascita e morte. Dioniso è dunque dolore ma anche gioia, perché rappresenta la vita che si afferma oltre la morte. Ciò avviene sulla scena artistica. Lo spettatore si abbandona al flusso di dolore e gioia che la tragedia fa vivere nello spettacolo.
Purtroppo la Nascita della tragedia fu interpretato come un libro filologico e non come una concezione filosofica del mondo, per cui fu molto criticato.

SOCRATE E LA MORTE DELLA TRAGEDIA
Per Nietzsche l’intera storia dell’Occidente è decadenza a partire dalla morte della tragedia.
La tragedia muore con Socrate, che pretende di racchiudere l’esistenza in concetti imponendo il primato della ragione. Più direttamente è attraverso le tragedie di Euripide che questo principio si afferma: egli elimina la componente mitica a favore di quella realistica, rappresentando cioè la mediocrità del quotidiano.
La decadenza sta nella perdita del nesso con il mito e la comunità della polis.
All’uomo tragico si sostituisce l’uomo teoretico che costruisce un mondo fatto di apparenze.
Ma il tragico, sebbene morto, resta la dimensione ineliminabile della vita, anche se Platone prima e i cristiani poi hanno sempre tentato di imporre al mondo l’ordine razionale. I fallimenti di questi tentativi che continuano ancora oggi possono aprire la via ad un ritorno della tragedia, anche attraverso l’opera musicale di Wagner: essa unisce gesto, parola e musica, ed è dunque un’opera d’arte completa come la tragedia antica.
Nell’arte la tragicità dell’esistenza viene trasformata addirittura in esperienza vitale.
IL PROSPETTIVISMO NIETZSCHEANO
Attraverso i suoi studi filologici, Nietzsche si occupa dei presocratici.
Nel libro La filosofia nell’età tragica dei Greci, Nietzsche parla di una frattura tra i presocratici e Socrate e Platone. I presocratici, dice, hanno compreso il mondo tragicamente, mentre Socrate e Plsatone hanno sostituito al pessimismo eroico della tragedia un ottimismo della ragione.
Soprattutto Eraclito è per Nietzsche un esempio da seguire, un uomo che aveva le sue stesse linee di pensiero: il primato del divenire sull’essere, il flusso del tempo come diomensione veritiera della realtà, l’unità degli opposti (che in Nietzsche è unità di dionisiaco e apollineo).
Nietzsche afferma che il linguaggio è una convenzione, un sistema di metafore. Il mondo dunque non può essere descritto in modo veritiero solo dal linguaggio.
Quello che attualmente chiamiamo verità è dunque solo una delle infinite interpretazioni del linguaggio prodotte nell’intelletto umano. Si riferisce ad una situazione provvisoria, perché in
un altro momento il linguaggio può essere interpretato in modo diverso.
Unendo queste due considerazioni emerge il tema del prospettivismo nietzscheano, esposto dal filosofo specialemtne nelle opere dell’ultimo periodo. Il prospettivismo si rivolge contro il mito della scienza obiettiva dei fatti, dicendo che non esistono fatti ma solo interpretazioni; non esiste verità, ma solo prospettive differenti. Quindi il conoscere è al di là del vero e del falso, dell’aut-aut; tutte le verità si equivalgono e nesuna può essere preferita all’altra.
Conoscere vuol dire valutare, ossia organizzare la realtà secondo determinati valori attraverso i quali ciuscun uomo si esprime. Sono i valori a stabilire ciò che è considerato vero.
Anche il soggetto sarà un’interpretazione. Ogni sua rappresentazione è mossa da un appetito verso l’oggetto: è un fatto biuologico che non dipende dalla cosicenza, che diventa un elemento non necessario, che riesce a percepire solo una minima parte di questo movimento di rappresentazione.
CRITICA DELLA CULTURA ED ELOGIO DEL GENIO
Tra il 1873 e il 1876 Nietzsche pubblica le quattro Considerazioni inattuali.
Nietzsche inizia la critica della cultura (passaggio logico: se manca la tragedia, la cultura presente sarà sicuramente criticata). Egli però non delinea una prgetto alternativo all civilità presente, perché sarebbe sicuramente inattuale. Il supo progetto è quello di richiamare le poche forze sane all’interno della società moderna e da esse iniziare una critica per il resto della cultura.
La prima Inattuale, David Strauss, l’uomo di fede e lo scrittore, è una critica ad un personaggio che
un tempo aveva incarnato uno dei miti giovanili del filosofo. Nella Vita di Gesù di Strauss, Nietzsche aveva visto l’espressione di uno spirito libero dalla superstizioone religiosa. Per questo, quando Strauss scrive, in un’altra opera, di essersi avvicinato all’ateismo positivistico, Nietzsche interpreta questo cambiamento come un tradimento della libertà di pensiero e risponde con la prima Inattuale.
La seconda Inattuale, Sull’utilità e il danno della storia per la vita, concentra la critica sulla storia. L’800 soffre di un eccessivo legame con il passato che atrofizza ogni elemento creativo delle nuove culture: gli uomini, praticamente, vivono il passato, convinti che nulla di nuovo potrà mai accadere. La società così decade, perché nulla spinge ad impergnarsi per un futuro che sarà poi sicuramente risucchiato nel fluire delle cose.
Attraverso l’eccessivo studio della storia, poi, l’uomo perde il contatto con la sua interiorità e agisce solo per imitazione, senza derivare nulla dalle proprie riflessioni.
La cura è imparare l’arte del dimenticare, per poter agire incoscientemente e ritrovare la felicità. Nell’arte, potenza al di sopra della storia, l’uomo potrà trovare un’ulteriore cura.
La storia, comunque, non è sempre dannosa. Tre sono gli atteggiamenti da prendere di fronte alla storie affinchè questa sia veramente utile alla vita:
• storiografia monumentale: corrisponde all’atteggiamento di chi è attivo e ha aspirazioni nel futuro. A quest’uomo servono dei maestri che non potrà trovare nel presente ma solo nel passato. Il suo scopo è la felicità e la storia è il suo veicolo contro la rassegnazione (perché scopre che la felicità è stata possibile). Purtroppo a volte quersto atteggiamento degenera nella mitizzazione della storia.
• storiografia antiquaria: corrisponde all’atteggiamento di chi vuole perseverare nella tradizione e ha cura della proprie origini. Per tali uomini la vita è memoria e fedeltà: guardando alle loro origini riescono a liberarsi dalla caducità della vita presente. Il loro scopo è preservare le condizioni in cui sono nati per i loro discendenti. Il limite di questa visione è la mummificazione della vita.
• storiografia critica: esprime un atteggiamento aperto al presente attraverso cui viene giudicato il passato. Seguono questa visione gli uomini che hanno bisogno di staccarsi dal proprio passato, avvertito come un peso. Si tratta comunque di un processo delicato e spesso pericolos
Nietzsche conclude la seconda Inattuale dicendo che solo se la vita sa porsi grandi progetti nel futuro ha senso guardare nel passato: si scopre in questo modo il futuro insito nel passato stesso.
Attraverso la terza e la quarta Inattuale, Schopenhauer come educatore e Richard Wagner e Bayreuth, Nietzsche rende per l’ultima volta omaggio a due uomini che ha da sempre venerato.
Wagner è il redentore, che indica all’uomo la via dell’unica verità.
Schopenhauer è l’ideale maestro che vede nella filosofia una denuncia del conformismo e una ricerca della libertà. Nietzsche progetta allora una rinascita della cultura che ha per protagonista l’eroe-filosofo.
In questi due eroi della sua giovinezza, Nietzsche vede incarnato l’ideale del Genio, strumento essenziale di una cultura non ancora presente (il Genio infatti è sempre inattuale) ma futura.
Al concetto di Genio si unisce la visione tragica del mondo: il Genio ha una missione che determina il destino del mondo. Egli conosce la verità, ossia l’essenza tragica della vita. L’uomo viene dunque esaltato e in questo troviamo in primo abbozzo della concezione nietzscheana del Superuomo.
IL TRAMONTO DEI MITI GIOVANILI
Già nel 1876-77, Nietzsche era affetto dalla malattia che lo porterà alla completa pazzia. Scrive in questi primi anni Umano troppo umano, un libro in cui muta il corso della sua riflessione ed anche il suo stile: più aforismi, aggressivo, tagliente.
Innazitutto Nietzsche si distacca improvvisamente da Wagner e Schopenhauer Nietzsche si convince dell’irrealizzabilità di un progetto di rinascita della cultura tragica fondata sul dramma musicale wagneriano; più in generale, non crede
nemmeno più ad un rinnovamento della cultura per mezzo di una riscatto estetico quale la tragedia. Quando poi Wagner si avvicina al cristianesimo con il Parsifal, un’opera ispirata alla leggenda del santo Graal, Nietzsche interpreta la scelta come un segno di debolezza.
Decisive sono in questo periodo le nuove amicizie strette a Basilea e durante le sue peregrinazioni: il teologo e storico Overbeck, Burckhardt; le letture di carattere scientifico e dei moralisti francesi.
L’ILLUMINISMO DI NIETZSCHE
Finisce dunquie la concezione metafisica dell’arte e del Genio artistico; subentra la scienza. Arte e religione vengono ora a rappresentare le illusioni
della vita dell’uomo, specialmente l’arte, perché l’artista si riferisce ad emozioni mutevoli che si riferiscono per di più ad un mondo passato, ossia ad un mondo non più nostro. L’artista ha una concezione dell’esistenza puramente mitica, che Nietzsche ha abbandonato per una concezione scientifica.
Per scienza, tuttavia, Nietzsche non intende il genere positivista, ma una sicenza critica, dubbiosa, diffidente. Non si ottiene un’immagine del mondo più veritiera di quella che potrebbe fornire l’arte, ma un modello di pensiero più libero. La sceinza di Nietzsche è consapevole, essendo fondata sulla diffidenza, degli errori a cui può andare incontro, e in questo si distingue dalla scienza positivistica.
Dei vecchi miti di Nietzsche resta solo quello del buon filosofo che usa un metodo critico e storico. Critico perché egli guarda con sospetto anche le verità che sembrano più certe; storico nel senso che concepisce l’uomo come risultato di un pricesso storico. Nietzsche diventa così un illuminista; della filosofia settecentesca (illuminista) egli apprezza il disincantato e la riduzione delle forme di vita alle loro basi sensistiche (piacere), ma rifuita l’enciclopedismo, che si manifesterà nel positivismo.
Inizia ora l’interesse di Nietzsche per l’antropologia: tutti gli interrogativi si concentrano attorno all’uomo.
Da questo illuminismo deriva la critica al concetto di trascendenza: non esiste un sovrumano, una cosa in sé, le ipotesi metafisiche. Attraverso queste illusoini l’uomo vuole solo tollerare la propria caducità e debolezza, pensare ad una sua infinita esistenza… Dio, dice Nietzsche, non esiste, e come lui non esiste niente del genere.
Nietzsche mette alla prova la sua filosofia critica nel campo della morale, che assoggetta la vita a valori pretesi trascendenti. Naturalmente non lo sono. La vita è esplosione di forme e i valori la bloccano. Occorre ritornare alle origini della filosofia, in cui si ricavava l’origine delle cose dal loro contrario. La tradizione occidentale nega questo concetto e afferma la presenza di idee e valori che derivassero da un’origine superiore. I grandi sentimenti dell’umanità non sono che illusioni, che sotto sotto svelano la bassezza dell’animo umano: l’altruismo maschera l’egoismo, la verità la falsificazione, … l’uomo agisce solo per evitare il suo dolore. Anche la sua volontà di sapere non è disinteressata.
Nietzsche spera di liberare l’umanità dalle sue illusioni. Protagonista di questa riforma morale non è più il Genio artistico, ma lo spirito libero, che non crede ciecamente ma pone molti interrogativi.
Ecco mettersi a fuoco uno dei temi fondamentali della sua filosofia: la grandezza dell’esistenza. E’ un’idea che lòo accompagna dall’inizio della sua porduzione, ma iora viene apporfondito e affrontato sotto diversi punti di vista: la vita dell’uomom ha valore per i grandi progetti che è capace di esprimere. Purtroppo lo spirito libero è solo una figura di passaggio, vagante, come vagante è ancora il pensiero di Nietzsche, alla ricerca della filosofia rischiarante, la filosofia del mattino.
LA FILOSOFIA DEL MATTINO
L’immagine della filosofia del mattino ci ricorda, per contrasto, la filosofia hegeliana nota come nottola di Minerva. Nietzsche ci parla di una nuova concezione della condizione umana: non si tratta di una vera e propria dottrina, anche perché i suoi scritti in aforismi non si lasciano coordinare in modo sistematico.
L’umanità futura, dice il filosofo, è caratterizzata dal buon temperamento tipico di chi ha resistito a lungo all’oppressione ed ora assaspora una nuova libertà, nuova energia. Tutto quello che accade ora allo spirito libero è nuovo, per cui la vita diventa un esperimento. L’uomo occidentale si è posto al servizio dei valori dettati dalla volontà di Dio perdendosi, ma lo spirito libero crea da solo i propri valori.

In Aurora e Gaia scienza la predicazione della liberazione dalle illusioni non è più una speranza, ma una certezza. Lo spirito libero non è più un freddo critico (Umano troppo umano) ma un uomom che rischia e gioca.
Questo uomom nuovo non smarrisce il senso della storia: al contrario incarna l’intera storia dell’umanità assunta come propria storia. L’uomom nuovo ha la forza di accettare il passato di vittorie e conquiste come quello di perdite e sconfitte: è questa forza che lo porta alla felicità.

INCIPIT TRAGOEDIA: L’ANNUNCIO DELLA MORTE DI DIO
In uno degli aforismi della Gaia scienza l’uomo annuncia per la prima volta la morte di Dio, ucciso dagli uomini.
Il valore della morte di Dio no è psicologico: gli uomini possono anche crederci ugualmente. Si tratta di una semplice constatazione: oltre gli uomini c’è il nulla, perché nulla ormai li può salvare.
Dio muore per la crisi del mondo moderno assurdo. E’ il momento dell’irruzione del nichilismo nel mondo moderno: i suoi ideali e valori, basati sulla regola cristiana, hanno rivelato la loro base inesistente. Dio è la nostra più lunga menzogna.
Con la morte di Dio la Terra comincia la sua decadenza in quanto orfana e priva di fondamento.
Attraverso i ltermine nichilismo Nietzsche indica la situazione dell’umanità passiva e pessimistica.
Alla luce di queste riflessioni, Nietzsche si accorge che nel corso del tempo la metafisica e la morale hanno a poco a poco perduto di importanza fino al nulla: uguale è la via dell’essere.
L’unico senso nel vivere sta nel pensare che le generazioni future vivranno una storia più degna di questa. Di una storia del genere può essere protagonista solo un uomo superiore, Zarathustra.
Nell’opera Così parlò Zarathustra, questo Superuomo intende donare agli uomini tre dottrine: la dottirna del Superuomo, quella dell’Eterno ritorno dell’uguale, la Volontà di potenza.
Il Superuomo è la realizzazione estrema dello spirito libero.
IL SUPERUOMO
Il Superuomo è al di là dell’uomo presente, come questo lo è della scimmia.
Purtroppo questo concetto è stato male interpretato dando al Superuomo le fattezze più che altro di un Supereroe darwiniano o alimentando il fanatismo nazista. Per evitare fraintendimenti il termine tedesco Superuomo è stato quindi ritradotto in Oltreuomo.
A conferma del fatto che il passaggio da uomo a Superuomo non deve essere interpretato come un’evoluzione di homo sapiens, si osserva che Nietzsche criticò molto l’evoluzionismo ingenuo dei suoi tempi. Innanzitutto sono spesso i deboli a vincere nella lotta della vita, e l’umanità non dà segni di progresso, ma anzi di regressione in confronto all civiltà greca.
Responsabili della fiducia cieca nel progresso sono la scienza, il cristianesimo, con la sua idea di Provvidenza, e l’idealismo, che vede nella storia
uno sviluppo di valori sempre migliori. In verità, spesso la storia si lascia la nobiltà e la forza alle spalle.
Chi è dunque il Superuomo? E’ un essere a metà fra uno spirito forte e libero e uno avventurioso, più distruttivo che costruttivo. Egli “dona virtù”; è gioioso ma conosce anche le verità più orribili, di fronte alle quali non si nasconde; è l’uomo del grande amore e del grande disprezzo. E’ senza morale in quanto precristiano, contrapposto al crocifisso: è Dioniso che rappresenta l’energia che trasmorma tutto in affermazione.
Il Superuomo è dunque uan figura mitica.
Soprattutto, il Superuomo si caratterizza per la sua fedeltà alla terra: poiché Dio è morto, infatti, l’unica realtà è ora la vita terrena. Nella terra l’uomo guarisce dal nichilismo, e ritrova la sua vera natura. Non è il Superuomo ad essere al posto di Dio, ma la terra.
L’ETERNO RITORNO DELL’UGUALE
La dottirna dell’eterno ritorno dell’uguale è la più difficile teoria espressa da Nietzsche. Egli stesso vi si accostò con molta eccitazione, in un atteggiamento quasi iniziatico.
Come è tipici di Nietzsche, la dottrina dell’eterno ritorno dell’uguale è presentata come una folgorazione: il tempo non ha fine e il divenire non ha scopo.
Non esiste un piano provvidenziale e l’uomo occidentale è prigioniero di questa ipotesi. Nietzsche oppone una teoria ciclica, ripresa dalla’ntichità presocratica e orientale, secondo la
quale gli eventi sono destinati a ripetersi in un tempo circolare. Il mondo risulta così dominato dalla ripetizione e il progresso non esiste (non ci sono né passi avanti né passi indietro).
Tutto questo non vuol dire che la vita è inutile: l’uomo superiore è colui che riesce a fare propria questa legge e a trasformare il caso in un evento consapevolmente voluto.
L’uomo da ora deve vivere ogni attimo della sua vita, perché ogni momento storico ha in sé stesso il suo senso, non è mai superato.- Nulla muore, ma tutto ritorna alla vita.
Ecco dunque due massime nietzscheane: vivi il presente come affidsato la coraggio e alla decisione e non alla casualità; vivi ogni attimo in modo tale che tu debba desiderare di riviverlo.
Naturalmente solo un uomo perfettamente felice può vivere in questo modo, ma d’altra parte lo stesso concetto ciclico della storia permette un maggiore accesso alla felicità dato che ogni attimo ha pieno senso in sé stesso e nulla è considerato inutile.
LA VOLONTA’ DI POTENZA
La volontà di potenza è la condizione della felicità del superuomo. Questa volontà di potenza si esplica in una volontà di dominio e violenza sugli altri, ma anche nella volontà di un potere nobile fondato sulla padronanza della potenza.
In parole povere, la volontà di potenza è la volontà che vuole sé stessa, la volontà dell’individuo che si afferma come volontà (atto possibile solo dopo la morte di Dio, quando l’ìuomo è responsabile del proprio destino).
La radice del concetto è ancora greca, la cui civiltà era segnata anche dalla crudeltà, dalla gioia di vincere. Secondo i greci non esiste una vita
senza istinto alla potenza, che naturalmente deve essere dominato e trasformato in competizione (sportiva, oratoria, filosofica, …).
La volontà di potenza è anche una forza espansiva, che però non va confusa con il voler-vivere schopenhaueriano, basato su un’interpretazione pessimistica del mondo e che rinnega il piacere la capacità creativa.
L’arte che rappresenta il principio della volontà di potenza è naturalmente l’arte tragica, che esalta i valori di chi accetta di vivere nell’orizzonte dell’eterno ritorno.
LA FILOSOFIA DEL MARTELLO: LA DISTRUZIONE DELLA TRADIZIONE OCCIDENTALE
Negli ultimi tre anni prima della pazzia, Nietzsche si dedica a formulare la parte nagativa, ditruttiva della sua filosofia. Ormai si considera un legislatore a cui è stata afifdata una missione epocale.
Ciò è dimostrato dalla preoccupazione eccessiva con cui segue la vendita dei suoi libri, dalla sollecitudine con cui chiede continui pareri.
Anche per questo Nietzsche si dedica con maggiore attenzione ai problemi politici. Ritornano lìanitstoricismo e l’utopia di un generale rinnovamento della civiltà, per il quale è necessario l’annientamento della civiltà occidentale: è la filosofia del martello.
Il XIX secolo appare al filosofo come il secolo della perdita dell’uomo, che si comporta in modo anonimo e ripetitivo, seguendo il gregge. Gli uomini cercano di “fare il proprio dovere” e se non ci riescono sono assaliti dai sensi di colpa. Non conoscono più l’istinto, ma solo il ragionamento.
L’uomo occidentale vive sotto la protezione della morale e della religione.
La morale, innalzando l’umiltà a valore sommo, è la consolazione dei deboli (cultura servile). E’ caratterizzata dal risentimento, e quindi è pura volontà vendicativa dei sofferenti contro i felici che conduce alla negazione della volontà di potenza perché rifiuta la vita stessa.
Nella religione ai deboli è addirittura promesso il regno dei cieli. Il cristianesimo è fondato sulla repressione degli istinti e sull’aumento del senso di colpa tramite il peccato.
In opposizione alla morale e alla religione, Nietzsche predica la trasvalutazione dei valori. Il protagonista è il superuomo che esercita il culto dell’umanità come vittoriosa, predica il coraggio individuale, non rimprovera il carattere doloroso della vita. Egli vive per vincere, non è ipocrita come Socrate e (Cristo) che dicevano di vivere per far trionfare il bene e la verità..
Quella di Nietzsche è una concezione individualistica, basata sul distacco dalla massa. Per questo si dichiara favorevole ad un’organizzazione aristocratica della società tendente a formare una casta di superuomini. Ma non si tratta di un’aristocrazia di sangue o denaro, non c’è razzismo in Nietzsche; egli disprezza la politica: vuole solo affidare l’avvenire del mondo ad un gruppo di superuomini che diffondano il loro messaggio a tutti.

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