IL SIMPOSIO di PLATONE

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Testo

Damiana Casile
IL SIMPOSIO di PLATONE
ANNO DI STESURA
Visto che la data di pubblicazione è del tutto irrilevante, mi pare molto più interessante la data di stesura che però non è facilmente determinabile. Si tratta sicuramente di una delle opere della maturità di Socrate; quindi si può pensare che sia stata scritta tra gli anni 80 e gli anni 70 del secolo IV a.C.
PROTAGONISTI PRINCIPALI e SECONDARI
Socrate e Diotima sono i personaggi principali. Quelli secondari sono: Agatone che è il padrone della casa in cui si svolge il simposio, Aristofane (poeta), il celebre uomo politico ateniese Alcibiade, Erissimaco, Pausania e Fedro.
CONTESTO e TEMA PRINCIPALE
Il simposio è il racconto di una cena avvenuta a casa di Agatone con alcuni amici tra cui c'era anche Socrate. La data in cui si svolge il dialogo è quella della vittoria di Agatone con una sua tragedia (416 a.C.), mentre quella in cui Apollodoro racconta ciò che aveva udito da Aristodemo si colloca sicuramente prima del 399 a.C. (data della morte di Socrate). Il tema trattato è l'elogio di Amore. Infatti nel primo capitolo, dopo essere stata presa la decisione da parte di tutti di non eccedere nel bere, Erissimaco propone di discutere sull'amore, che secondo lui è un dio grande e potente su cui mai nessun poeta ha composto neanche una lode. Quindi il TEMA PRINCIPALE è Eros (l’amore) sul quale si susseguono una serie di discorsi circa le sue qualità e caratteristiche.
Oltre al discorso di Socrate quelli più divertenti sono state quelle di Pausania, Agatone e Aristofane.
PAUSANIA = Pausania sostiene che gli amori sono due: esiste un Eros celeste (così come c’è una Afrodite celeste), e uno volgare (così come c’è una Afrodite volgare).
Eros volgare è l’amore per il corpo più che per l’anima. Pausania cerca anche di dare una quadro storico delle norme che regolano questo amore nei vari paesi della Grecia.
Secondo Pausania l’amore per i ragazzi e il concedere, da parte dei ragazzi, i loro favori agli amati non è di per sé né cosa bella né cosa brutta. Diventa o bella o brutta secondo la maniera in cui viene attuata; e bella solamente nel caso in cui eros miri alla virtù. Questo tipo di amore, quello che tende alla virtù è l’amore celeste, invece tutti gli altri amori dipendono dall’altra dea, quella volgare.
AGATONE = La novità di Agatone è che lui capisce che Eros è stato elogiato senza però spiegare chi è realmente. Egli dice che l’impostazione corretta di un elogio sarebbe quella di descrivere per prima cosa l’oggetto, e poi passare all’illustrazione dei suoi doni. Capisce il punto debole degli altri discorsi e capisce il modo corretto di impostare il ragionamento, ma purtroppo dimostrerà di non essere in grado di risolverlo. Infatti non riuscirà a dare una definizione completa della natura dell’Eros, ma farà un’elencazione di suoi attributi: esso è il dio più bello, più buono, più delicato, più giovane. Inoltre possiede le quattro virtù fondamentali: è giusto, è coraggioso, è temperante, è sapiente.
ARISTOFANE = Il discorso di Aristofane è forse quello più fantasioso e divertente perché racconta una storia paradossale di un tempo molto lontano in cui vi erano uomini di tre sessi: maschile, femminile e androgino; avevano due volti, quattro braccia, quattro gambe e due apparati riproduttori ed erano dotati di una forza straordinaria assimilabile a quella dei Giganti. Zeus temendo la loro potenza, decise di dividerli in due parti, cosicché dall'androgino derivarono maschi e femmine che tendono alla ricerca della loro anima gemella attraverso l'amore eterosessuale. Al contrario i maschi e le femmine derivati dagli antichi maschi e dalle antiche femmine ricercano la loro metà nell'amore omosessuale.
Il discorso di Fedro è interessante probabilmente perché è il primo. Forse è proprio a causa del discorso di Fedro che anche gli altri convitati sbagliano nel modo di approcciarsi all’elogio. Infatti egli narra semplicemente che Amore è il dio che viene lodato da più tempo ed è anche il più antico, come attestano Esiodo e Acusilao, che all’origine del mondo pongono il Caos e la Terra e quindi anche Amore. È amore a spingere amante e amato a gareggiare in coraggio, valore, nobiltà d’animo: gli eserciti, se costituiti da tutti amanti e amati, sono imbattibili.
Parecchio noioso è stato invece il discorso di Erissimaco, medico, che è il terzo a parlare e semplicemente si trova d’accordo con il discorso di Pausania. Non aggiunge niente in più di lui. Imposta tutto il discorso semplicemente con spiegazioni mediche; infatti nei corpi ci sono le parti sane e le parti malate, il buon medico è colui che fa riacquistare al corpo e alle sue parti gli amori buoni, eliminando quelli cattivi. L’arte medica è infatti il saper infondere nel corpo e nelle sue parti, che sono fra loro contrarie amore e concordia.
Nonostante l’abbondanza di discorsi e di opinioni, alcuni li ho trovati ripetitivi ed inconcludenti. Sicuramente di livello superiore è quello di Socrate che finalmente riesce ad approcciarsi correttamente. E’ ormai da tanto che l’uomo si pone il problema della definizione di Amore e questo dialogo ne è un esempio, ma sono convinta che mai nessuno riuscirà a darne una definizione universale e neanche a darsi una spiegazione sensata. Socrate tuttavia si preoccupa di prendere le distanze dai contenuti dei precedenti discorsi e dai modelli celebrativi degli altri oratori. Socrate pone tutto su un piano ontologico. Lui si chiede che cos’è l’Eros e quale sia la sua essenza; solo così è possibile determinare qual è il vero oggetto a cui l’amore deve volgersi. Le parole che egli dice sono in realtà quelle di un dialogo che lui stesso ebbe con Diotima di Mantinea. Diotima gli ha insegnato tutto quello che sa sull’Amore. Anzitutto Eros non ha il volto ed i tratti dell’amato, bensì va cercato dalla parte dell’amante: chi ama, ama ciò di cui è privo, ciò che ancora non possiede. L’amore è per sua natura segnato dalla povertà e dalla mancanza. Eros è sempre amore e desiderio di eterno possesso del Bene che coincide con il bello. Se l’amore fa bramare di possedere il bene per sempre, è necessario che si desideri anche l’immortalità e che l’amore sia anche amore di immortalità.
Eros ha una duplice natura: quella della madre, Penia (Povertà) e quella del padre Poros (capacità di trovare sempre ciò che cerca). Dalla madre ebbe la caratteristica di essere sempre accompagnato dal bisogno; e dal padre ebbe energie inesauribili e risorse che lo spingono sempre a cercare ciò che desidera.
Quindi Eros è anche filosofo, mediatore tra ignoranza e sapienza. Non è mai del tutto ignorante, e non è mai del tutto sapiente, ma è sempre in cerca di ulteriori acquisizioni e di sapere. Tutto ciò che l’uomo fa lo fa per raggiungere il bene.
In particolare eros realizza la sua tendenza al bene mediante la procreazione del bello. La bellezza stimola il desiderio di procreare. Procreando, la natura umana cerca di rendersi immortale, lasciando sempre un essere giovane al posto di quello vecchio. Questo non avviene soltanto nel corpo, ma anche nell’anima, infatti essa genera le sue virtù migliori spinta dal bene.
Secondo Diotima vi sono vari grandi per intendere l’Eros:
• bisogna incominciare fin da giovani ad avvicinarsi ai corpi belli, bisogna amare un corpo solo e in quello generare discorsi belli;
• capire che la bellezza presente in un corpo qualsiasi è sorella della bellezza che è in un altro corpo, quindi credere che la bellezza che traluce in tutti i corpi è una e identica.
• la bellezza che è nelle anime è di maggior valore rispetto a quella che è nei corpi.
• Il quarto gradino prevede il passaggio alla scienza e segna il definitivo distacco dalle realtà terrene e sensibili.
Chi ha seguito questo percorso è in grado di volgere lo sguardo su quello che Platone chiama "il grande mare del bello": siamo giunti alla tappa finale dell'ascesa con la contemplazione della verità che consiste nell'idea del Bello in sè, il quale non nasce e non muore, è sempre se stesso in un'unica forma e di cui tutte le altre cose belle partecipano.
COMPARSA FINALE DI ALCIBIADE
Dopo che Socrate ha finito il suo discorso e Aristofane sta per replicare, fa la sua comparsa Alcibiade ubriaco; appena entrato comincia ad incoronare Agatone e successivamente Socrate con nastri e corone di fiori. Alcibiade rifiuta di mettersi in gara e propone di fare un elogio a Socrate: egli dichiara che il filosofo è simile nell'aspetto al satiro Marsia, un essere di natura ibrida con testa e tronco umano, zampe e coda animalesche, che faceva parte del corteo di Dioniso. Socrate viene descritto come un arrogante perchè non si è lasciato sedurre dalla bellezza di Alcibiade e nei confronti di Agatone perchè ha ironizzato sulla sua sapienza; in secondo luogo è un abile auleta nel senso che incanta gli uomini con la forza del suo ragionamento. Alcibiade asserisce di fuggire via da Socrate tappandosi le orecchie per non essere incantato dai suoi discorsi, ma per riuscirci deve farsi violenza; prova vergogna davanti al filosofo, si sente soggiogato da lui come uno schiavo dal padrone e desidera fuggire per recuperare la sua libertà. A questo punto Alcibiade racconta come ha sempre desiderato conoscere a fondo la sapienza del filosofo e confida che avrebbe avuto piacere di essere sedotto da lui per poter avere in cambio il dono di quella sapienza; quindi inizia a lodare le sue qualità in battaglia, la sua resistenza alla fame e al freddo. Infine lancia un monito ad Agatone: egli non deve lasciarsi ingannare dal filosofo ma imparare dalla sua esperienza. Questo elogio di Socrate si allinea con quelli precedenti rivolti a Eros.
VALUTAZIONE CRITICA
Come già anticipato precedentemente moltissimi filosofi si sono da sempre chiesi che cos’è l’Amore. Spesso però viene nominato non come oggetto, ma come forza indipendente. Una forza che si contrappone all’Odio. Questo era per esempio il pensiero di Empedocle che nasce in Magna Grecia intorno al 492 a.c. e muore verso il 422 a.C. Lui aveva un concetto sferico della vita. Per primo vi era il regno dell’Amore, tutti gli elementi sono unificati e legati in completa armonia, non c’è nulla, tutto è uniforme; ad un certo punto la contesa inizia a separare le radici e a formare il mondo. Vi è quindi la fase Intermedia cioè il Mondo attuale, radici unite e divise poiché le due forze sono in equilibrio. Vi è poi la fase dell’Odio: il Regno dell’Odio ha il sopravvento, tutto è caotico fino a quando l’amore comincia a riunire le radici e a riportare l’armonia; vi è una nuova Fase Intermedia e poi il ciclo ricomincia e va avanti all’infinito. Ritroviamo questi concetti in vari altri filosofi, ma ovviamente si capisce che l’Amore è concepito in modo estremamente diverso.
VALUTAZIONE PERSONALE
Nonostante il testo non sia molto scorrevole è comunque interessante notare come viene classificato l’Amore e come talvolta emerge in modo estremamente diverso da come noi lo concepiamo oggi. L’Amore infatti può essere eterosessuale, omosessuale, artistico (che riguarda le opere d'arte) e l’Amore per il sapere, il cosidetto amore platonico, che riguarda la spiritualità.
L’Amore secondo me è usato da Platone come metafora della sapienza. O comunque questi due temi possono essere paragonati, dato che per entrambi non vi è un metro di misurazione. Quindi egli dimostra che non si potrà mai possedere totalmente l'amore, ma dunque neanche il sapere; ciò dimostra che il pieno sapere è irraggiungibile.
La ricerca dell'amore coincide quindi con quella della filosofia e questo è il messaggio più forte e significativo che è emerso dalla mia lettura del Simposio di Platone.
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