Appunti su Jung

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung nacque il 26 luglio del 1875 a Kesswil, sul lago di Costanza, in Svizzera, da un pastore protestante. A Basilea compiì i suoi studi di medicina e si specializzò in psichiatria nel 1900. Nel 1907 visitò Freud a Vienna e iniziò il periodo di collaborazione con Freud. Entrò a far parte dell'Associazione Psicoanalitica Internazionale, fondata da Freud. Nel 1917 pubblicò la Psicologia dei processi inconsci e nel 1921 Tipi psicologici (In questo testo Jung formulò la sua teoria dell'«inconscio collettivo»). Intanto finì il sodalizio con Freud e Jung intraprese lunghi viaggi per studiare direttamente la psicologia dei primitivi. Si recò nell'Africa settentrionale, in Arizona e nel Nuovo Messico. Nel 1931 pubblicò Il problema dell'Inconscio nella psicologia moderna, e riprese ad insegnare al Politecnico di Zurigo. Nel 1944 si trasferì nuovamente a Basilea dove ottenne la cattedra di Psicologia medica. Morì nei pressi di Zurigo il 6 giugno del 1961.

LA PSICOLOGIA ANALITICA

Inizialmente Jung condivise i propri studi con Freud, ne approvò le tecniche terapeutiche e riconobbe al maestro viennese di aver operato una vera e propria rivoluzione nei confronti della psichiatria classica. Dal 1913, anno della rottura col maestro, ne divenne il principale critico, anzi, si può dire che Jung non possa essere considerato un post-freudiano, dal momento che fondò addirittura un diverso campo teorico. Silvia Vegetti Finzi, nel suo libro Storia della Psicoanalisi, fa un arguto paragona tra la coppia Freud-Jung e quella Kant-Hegel, per il criticismo razionalista del primo e la psicologia hegeliana del secondo. Jung ereditò certamente l'idealismo tedesco, che si riconosce nell'autonomia del Geist: come poteva dunque accettare il modello freudiano poggiato sull'energia libidica di natura sessuale, sul corporeo....anche l'uomo di Jung possiede un impulso interno, una forza che però non è di natura sessuale ma assomiglia di più all'elan vitale bergsoniano, ed ha qualcosa in comune con la volontà di Shopenhauer. Inoltre non sono gli avvenimenti della prima infanzia a causare le nevrosi, quanto dal conflitto attuale, cioé dall'incapacità dell'individuo di adattarsi alle richieste del suo ambiente (per questo lo junghiano chiede al passante dove vada e non da dove venga!).

“L'inconscio freudiano è una tipografia, quello junghiano una biblioteca...”
Nel caso della malattia psichica, prevale l'elemento mitologico, espressione della mente collettiva da cui si evolve quella individuale. Secondo Jung, infatti, nell'uomo sussistono un inconscio individuale e uno collettivo, che il genere umano si trasmette, per così dire, geneticamente. Questa memoria collettiva è costituita dagli archetipi, , immagini originarie che partecipano dell'istinto, del sentimento e del pensiero, pur conservando la loro autonomia: agiscono come impulsi naturali, istintuali. Negli individui sono rintracciabili sotto forma di complessi nei quali si storicizzano questi stessi archetipi. Alcuni di questi archetipi, rintracciabili non solo nella mente patologica, ma anche nelle favole o nel sogno, sono il Vecchio, la Grande Madre, l'Ombra, il Bambino, le Stelle...
Il fine della terapia junghiana è quello dell'integrazione di questi contenuti inconsci nella coscienza, cioé il processo che Jung chiama realizzazione del Sé, del Selbst. L'individuo acquista così una consapevolezza del contenuto collettivo del proprio inconscio, integrando armonicamente gli opposti: infatti il Selbst non è altro che la sintesi delle coppie di opposti, pensiero e sensazione, sentimento e intuizione, introversione e estroversione (ognuno dei due elementi è già presente nell'individuo, ma uno dei due è eclissato).

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