L'eneide (I-IV)

Materie:Riassunto
Categoria:Epica

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Testo

L’ENEIDE
Enea è il protagonista
Anchise, principe troiano, è il padre di Enea
Venere, dea dell’amore, è la madre di Enea.

Enea sta navigando verso l’Italia perché deve trovare una terra a coloro che sono riusciti a scappare e a salvarsi dall’assedio di troia. La dea Giunone (Era), è ostile ad Enea per due motivi: sia perché il rancore contro i troiani non è ancora sparito, sia perché vede nel futuro la preminenza dei romani su Cartagine, a lei cara. Scatena dunque una tempesta per sbalzare i profughi lontano dalla meta, e li conduce ad approdare in Africa, nei pressi di Cartagine stessa.
Qui si innamora di una regina, Didone, a cui racconta l’inganno del cavallo di Troia e le sue peripezie. Durante questo soggiorno a Cartagine Enea sembra aver dimenticato la sua missione. Viene, così, sollecitato da Giove, che gli invia, come messaggero, Mercurio, e così decide di riprendere il mare. Didone, accortasi della partenza di Enea, maledice tutta la sua discendenza, e poi si uccide.
I profughi quindi giungono in Sicilia e partono per Cuma; guidato dalla Sibilla scende nell’Ade. Nel regno dei morti incontra il padre Anchise, che gli predice la futura gloria della sua stirpe.
La seconda parte è ambientata nel Lazio (Libri 7 - 12). Qui Enea incontra il rew dei latini che gli offre in matrimonio la figlia Lavinia. Dopo varie peripezie i due si sposeranno e fonderanno la stirpe di Roma.

LIBRI I – VI Le peregrinazioni di Enea
I - Enea affronta la tempesta. Il naufragio e l’accoglienza a Cartagine
II - Il racconto di Enea: l’ultima notte di troia
III - Il viaggio verso l’Italia
IV - Enea a Cartagine: la tragedia di Didone
V - Enea in Sicilia: i giochi funebri di Anchise
VI - Enea visita l’oltretomba

PUBLIO VIRGILIO MARONE
Nasce nel I secolo a.C. presso Mantova da una famiglia di proprietari terrieri; studia grammatica e retorica (l’arte del ben parlare), e a vent’anni si trasferisce a Roma. Accanto alla retorica coltiva interessi politici e filosofici. Questi ultimi lo conducono a Napoli, dove frequenta la scuola del filosofo Sirone. La prima opera di Virgilio si intitola “Bucoliche” composta tra il 41 e il 39 a.C., in cui rappresenta un mondo ideale di pastori. Quest’opera, accolta con favore, attira l’attenzione di Mecenate, protettore di poeti e artisti. La seconda opera di Virgilio di intitola “Georgiche”, un poema in quattro libri che descrive la vita dei campi, il lavoro duro del contadino, che non è solo un modo per sopravvivere, ma è un’attività costruttiva e utile. Durante il passaggio dalla repubblica all’impero, Virgilio compone l’Eneide, poema epico che celebrava Roma e la famiglia Guglia. Inizia a lavorarci nel 29 a.C.
A poema quasi concluso, intraprende un viaggio in Grecia per conoscere meglio il percorso di Enea dalla città di Troia all’Italia. Ad Atene si ammala e muore, appena sbarcato a Brindisi, nel 19 a.C. Nonostante il testamento che raccomanda di distruggere la sua opera, Ottaviano Augusto ne ordina la pubblicazione, curata da due amici del poeta: Vario e Tucca.

CANTO PRIMO
La collera di Giunone: fino al verso 43 del poema Giunone, nemica irriducibile del popolo Troiano, studia come danneggiare la flotta di Enea che sta veleggiando verso la Sicilia.
La dea decide di scatenare attraverso Eolo, il re dei venti, una tempesta che fa naufragare una nave, ne fa arenare tre, ne fa schiantare altre tre e lascia disperse le navi rimanenti. A questo punto Nettuno, sorgendo dalle profondità del mare, adirato per la tempesta, riporta la calma.
Enea, con solo sette navi, tocca terra nei pressi della Libia. Qui, insieme ai compagni, accende il fuoco, uccide sette cervi e li porta ai compagni affinché si cibino (verso 200).
Dall’alto dei cieli, Venere, madre di Enea, piangendo si presenta a Giove e gli chiede se il figlio riuscirà mai a raggiungere l’Italia; Giove la consola e le predice che Enea sbarcherà sulle spiagge del Lazio, dove fonderà la città di Lavinio.
Dopo di lui regnerà Ascanio, che fonderà Alba Longa. Qui si succederanno per tre secoli i suoi discendenti, finché Romolo fonderà Roma; da Romolo si giungerà ad Augusto, fondatore del Grande Impero Romano.
Giove invia Mercurio a Cartagine per predisporre ad accogliere i naufraghi l’animo della regina Didone. Dopo una notte agitata Enea parte per una nuova esplorazione e, in un bosco incontra, sotto le sembianze di una vergine cacciatrice, Venere che gli dice chi è Didone e perché si trova a Cartagine. Enea racconta poi alla madre le sue tristi vicende, e da lei è consolato; la dea scompare, ma prima avvolge il figlio in una nube così da poter entrare a Cartagine senza essere visto (verso 480). Gli eroi, entrando a Cartagine, vedono la costruzione, da parte dei profughi fenici, di un tempio in onore di Giunone, sulle cui pareti sono raffigurate le più importanti scene della guerra di Troia. Mentre Enea contempla commosso gli affreschi, ecco entrare nel tempio Didone con il suo seguito. Seduta sul trono, la regina è pronta per le udienze e le si avvicina un gruppo di Troiani che Enea credeva morti. In quell’istante , dissoltasi la nube che lo celava, Enea appare a tutti splendido per forza e bellezza: saluta i compagni ritrovati e si rivolge alla regina con parole di ringraziamento. La regina invita tutti a palazzo, in uno splendido banchetto ed Enea vi giunge con il figlio Ascanio, che la dea Venere tramuta in Cupido, il dio dell’amore. Ciò avvenne affinché il cuore di Didone si accenda per una irresistibile passione per l’eroe troiano. CANTO SECONDO
Nel canto secondo inizia il flashback di Enea che parla del cavallo di legno; i greci infatti decidono di ricorrere all’inganno per far cadere Troia, costruendo un gigantesco cavallo,col ventre cavo pieno di uomini armati, che riuscirà a penetrare dentro le mura inespugnabili della città.
I greci fingono di partire lasciando come simulacro il cavallo: i troiani festeggiano la presunta ritirata dei greci mentre alcuni saggi fiutano l’inganno.
Uno di loro, detto Laoconte, sacerdote di Apollo, scaglia una freccia nel ventre del cavallo. Si discute quindi a Troia di far entrare il cavallo dentro le mura: scende la notte, si apre una breccia nelle mura della città, per fare entrare il cavallo, e, mentre i troiani vanno a dormire, i greci, mentre le loro navi tornano verso la spiaggia dopo la finta partenza, liberano i guerrieri dalla pancia del cavallo e cominciano così l’incendio e la strage.
Enea balza dal letto, prende le armi e si lancia nella mischia: tentando di salvarsi dalle aggressioni nemiche si dirige verso la reggia per portare aiuto a Priamo. Per un passaggio segreto Enea entra nella reggia e vede come Priamo muore, ucciso presso l’altare. Si ricorda allora della moglie e del figlio e del vecchio padre, e decide con loro di fuggire dalla città; durante la fuga però perde la moglie Créusa.

CANTO TERZO
Nel canto terzo Enea fugge e inizia il suo viaggio, fermandosi a Creta, sul monte Ida. Qui si ferma pochi giorni e punta sulla Tracia, dove incontra l’anima del figlio di Priamo Polidoro. Mentre Enea sta facendo un sacrificio, gocce di sangue e una voce che si lamenta da alcuni rami di mirto da lui spezzati per ornare l’altare: è l’ombra di Polidoro trasformata in arbusto (vedi antologia pagina 367). Fuggono quindi da questa terra e si scatena subito una tempesta che li costringe ad approdare nell’isola delle Strofadi, dove vivono delle creature mostruose, con corpo d’uccello, testa umana, lunghi capelli e grandi ali: le Arpie. Esse spandevano un odore nauseabondo e rubavano i cibi delle mense insozzando tutto ciò che toccavano. Una di queste arpie predice ad Enea grandi sventure (vedi antologia pagina 369). Il canto termina con la tragica morte di Anchise dopo che i nostri naufraghi sono approdati sulle coste della Trinacria (Tre punte = Sicilia).

CANTO QUARTO
Enea racconta tutte queste avventure a Didone, che rafforza il suo amore.
Didone, dopo una notte insonne confida la sua enorme passione per l’eroe alla sorella Anna e trascorre tutto il suo tempo con Enea.
Giunone, non potendo porsi all’amore della sua protetta chiede a Venere di favorire il matrimonio tra i due: la dea accetta, sapendo però che non si può andare contro la volontà del fato. Il giorno dopo, durante una battuta di caccia, Enea e Didone, a causa di un terribile temporale, trovano riparo in una grotta, e qui, tra il bagliore dei lampi e il grido delle ninfe, si sposano.
La Fama, mostro che gode nel diffondere il male, sparge per tutta la regione la notizia delle nozze dei due amanti; Giove allora ordina a Mercurio di volare a Cartagine e di ricordare ad Enea la sua missione.
Enea deve obbedire, ma dentro di sé è disperato pensando al distacco dall’amata Didone.
Didone, saputa la notizia, reagisce come una furia vendicatrice e lo minaccia di perseguitarlo dagli inferi come ombra senza pace: progetta per se stessa, essendo caduta la sua illusione d’amore, la morte

Esempio



  


  1. Sara

    Non riesco ad andare avanti con il testo

  2. lorena

    SCANSIONE METRICA DEL PROEMIO DELL'ENEIDE