"Economia aziendale" di Airoldi, Brunetti e Coda

Materie:Appunti
Categoria:Economia
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Data:18.10.2001
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Testo

2. L’ACTIVITY BASED COSTING : GENERALITÀ

Nel campo della contabilità dei costi la metodologia innovativa più conosciuta, e forse più solida sotto il profilo concettuale, è nota con la denominazione di Activity Based Costing ( A.B.C. ), o contabilità dei costi basata sulle attività. L’A.B.C. mira a determinare un costo pieno di prodotto:

- evitando le distorsioni provocate da una ripartizione spesso semplicistica dei costi indiretti;
- evidenziando a livello di prodotto fenomeni di rilevanza manageriale ai fini del miglioramento della gestione;
- individuando le cosiddette “attività” richieste da un prodotto per il suo ottenimento;
- individuando il determinante di costo o “cost driver” relativo alle suddette attività.

Dal punto di vista metodologico, l’A.B.C. si fonda su un iter procedurale secondo cui:

1. i costi delle varie risorse sono imputati in primo luogo alle specifiche attività;
2. i osti delle attività (operative e non) sono imputati i prodotti.

Attività è sinonimo di operazioni di gestione, variamente aggregabili, classificabili così:

• attività primarie (logistica in entrata, produzione, logistica in uscita, marketing e vendite, servizi alla clientela);
• attività di supporto (approvvigionamenti, sviluppo della tecnologia, gestione del personale);
• attività infrastrutturali di carattere generale (ad es. attività amministrative).

Le attività generatrici di valore (che compongono la c.d. catena del valore) così genericamente classificate vanno poi di volta in volta disaggregate in relazione alle peculiarità del business considerato, in quella determinata azienda.

Il concetto di attività utile per la contabilità dei costi è caratterizzato dal fatto che:

1) le singole attività richieste per la realizzazione di un prodotto vanno identificate ad un livello piuttosto elevato di disaggregazione, se si vuole che l’imputazione dei costi ai prodotti avvenga in maniera attendibile;
2) le attività in questione difficilmente coincidono con i centri di costo della contabilità tradizionale, e quindi con la struttura organizzativa: spesso sono il risultato della scomposizione dell’operato globale dei centri, anche se possono pure situarsi “a cavallo” di più centri.

La contabilità dei costi basata sulle attività identifica un oggetto di calcolo e di monitoraggio, la cosiddetta “attività”, che è definibile in prima battuta come un aggregato di operazioni elementari tecnicamente omogenee. Ai fini del cost accounting è opportune sottolineare che i costi indiretti sono orientativamente classificabili nelle seguenti categorie:

a. costi indiretti sostenuti nello svolgimento di attività produttive (ammortamenti delle macchine, stipendi e salari del personale non qualificabile come mano d’opera diretta, costi per l’energia elettrica);
b. costi indiretti sostenuti nello svolgimento di attività ausiliarie o di servizi o di supporto alla produzione (approvvigionamento dei materiali, gestione delle scorte, progettazione, controllo della qualità);
c. costi indiretti relativi ad attività di direzione e di gestione dell’area della produzione (stipendi della direzione di stabilimento o di altre direzioni, ammortamenti dei fabbricati, una parte dei costi amministrativi);
d. costi indiretti relativi ad attività non catalogabili nell’area di produzione (attività prevalentemente di tipo commerciale e di tipo amministrativo).

COST DRIVER significa “causa”dei costi di un’attività, ma il concetto rischia di restare ambiguo se non si fa una precisazione fondamentale. In primo luogo occorre disporre di un criterio attendibile di attribuzione dei costi delle attività ai prodotti o di un’unità di misurazione del fabbisogno di attività che un certo prodotto manifesta (o cost driver immediato). In secondo luogo l’individuazione della causa dei costi indiretti consente di adottare le azioni di miglioramento idonee ad ottimizzare l’efficienza della gestione (cost driver ultimo).

Ai fini del calcolo di prodotto, una stessa unità di misura del fabbisogno può essere comune a più attività, anche se queste tecnicamente differiscono le une dalle altre. Tale constatazione ha una rilevanza pratica, perché la comunanza dell’unità di misurazione del fabbisogno permette di semplificare le procedure di addebito dei costi indiretti con l’A.B.C.
Sia i costi indiretti per attività produttive, sia quelli di supporto o di gestione generale vanno addebitati ai prodotti, se si vuole determinare il costo pieno. Mentre le classi sub a), b) e c) concorrono a formare il costo industriale, la classe sub d), sommata alle precedenti, consente di ottenere il costo pieno o complessivo di prodotto.

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