La clonazione

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Testo

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Svolgimento:
La pecora Dolly è stata clonata il 5 luglio del 1996. All’inizio questa notizia era stata presentata come un fatto entusiasmante: una nuova frontiera della scienza sembrava superata e gli sviluppi erano eccezionali.
Poi agli entusiasmi iniziali sono subentrati timori e apprensioni.
Ovviamente la preoccupazione maggiore riguarda l’applicazione all’uomo di questo procedimento scientifico. Fino ad adesso, infatti, abbiamo sempre pensato alla persona umana come qualcosa di unico e irripetibile. Però, se riflettiamo, anche i gemelli omozigoti si affacciano alla vita con lo stesso patrimonio genetico, e poi l’ambiente li influenza, in modo che abbiano una vita distinta l’uno dall’altro. Questo, anche, rassicura, in quanto sarebbe impossibile che nascesse un nuovo Hitler, anche se avesse lo stesso patrimonio genetico del precedente, perché l’ambiente sociale sarebbe mutato.
Più inquietante è l’ipotesi che un organismo politico possa stabilire quali individui clonare e quali no, in base a criteri di eccellenza, oppure, ancora peggio, con caratteristiche di servilismo, per evitare ribellioni e assicurarsi un popolo di fedeli servitori.
Sorgono anche altri dubbi relativamente alla clonazione di animali. È da considerare eticamente accettabile clonare degli organismi animali solo per innestarne gli organi in un uomo, o per "trasformarli" in "macchine" che producono cibo, più produttive e inattaccabili dalle malattie?
Oltre agli aspetti etici, ci sono anche dei rischi pratici, poiché alcune malattie virali potrebbero essere trasmesse nel momento dell’innesto.
Allora alcuni scienziati stanno lavorando a progetti per la creazione, tramite la clonazione, di umanoidi senza cervello: una sorta di banca di organi, sempre a disposizione.
Ma come considerare questi individui? È giusto essere d’accordo con gli scienziati che ritengono questi individui del tutto privi di diritti? Dove incomincia e dove finisce la dignità di un essere umano? Se ci ammalassimo al cervello potremmo essere usati anche noi per rimpiazzare gli organi di un’altra persona bisognosa di trapianto?
Non ci stiamo spingendo oltre i confini dell’etica? Potremmo ipotizzare, per esempio, che una coppia decida di avere figli esattamente uguali a se stessi. Oppure, se qualcuno ha perso un congiunto, potrebbe pensare di clonarlo, per farlo rivivere?
Ancora: ognuno di noi potrebbe avere una copia esatta di se stesso solo per rispondere a necessità di eventuali trapianti di organo.
Queste ipotesi ci fanno capire che la ricerca in questo campo deve essere regolata. L’intervento politico-legislativo può porre dei confini, per non correre il rischio di privilegiare l’interesse personale sull’etica comune e sugli interessi dell’umanità nel suo insieme.

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